Capitolo II

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Eravamo al galoppo da qualche ora, intorno a noi si estendeva la foresta, ombrosa e tetra, le fronde degli alberi erano talmente fitte, da non lasciare intravedere neppure un piccolo spicchio di cielo. Gli zoccoli dei cavalli strepitavano al suolo stanchi. L'aria era umida, c'eravamo imbattuti in qualche piccola zona stagnante e funghi dallo strano colore, attorno a noi aleggiava l'odore di sottobosco, pioggia e alberi, si poteva sentire il rumore di qualche piccola creatura timorosa che cercava riparo fra gli arbusti e i cespugli. Nonostante questo, il sentiero era ben segnato dagli anni di cammino dalla città agli avamposti delle sentinelle.

Poco avanti si estendeva una piccola radura pianeggiante con un'enorme quercia al centro, decidemmo di far riprendere fiato ai cavalli e fermarci per una breve pausa.

Qualcuno si stese nell'erba per riposare, altri decisero di mangiare qualcosa o intrattenersi come potevano. Mi sedetti a gambe incrociate distante dal gruppo e avidamente, addentai una mela.

Ellen e Joel mi raggiunsero, prendendo posto vicino a me.

Osservavamo silenziosamente il tratto di foresta che ci separava dalle sentinelle, ognuno assorto nei propri pensieri. Gettai il torsolo della mela e, incrociando le braccia dietro la nuca, mi buttai all'indietro.

Il cielo era grigio ma non preannunciava tempeste in arrivo, sentivo i fili d'erba solleticarmi il volto.

《Credete manchi ancora molto?》a rompere il silenzio fu Joel.

《All'incirca un'ora di galoppo, non di più.》 rispose con voce indifferente Ellen, intenta a scrutare il paesaggio boscoso davanti a sé.

《Cosa?! Ancora così tanto?》 Sbuffò lui 《questa foresta non mi piace per nulla, e neppure le storie che si raccontano su di essa.》

《Che storie?》 ero curiosa.

《Si narra che un tempo, questa foresta, fosse la casa di briganti e stregoni oscuri che uccidevano brutalmente e derubavano le anime di chiunque avesse la brillante idea di attraversarla.》 spiegò Joel 《Le anime che riuscivano a sfuggire da questo orrendo destino, vagano ancora nella foresta, terrificando a morte chiunque cerca di oltrepassarla.》

《Perché mai dovrebbero farlo?》

《Mi sembra ovvio, perché loro non ci sono riuscite.》 mi guardò accigliato.

《Come? E noi dovremmo pagare il duro prezzo per non essere stati uccisi dai briganti? Non ha senso!》

《Smettetela voi due.》 Rise Ellen 《è questa storia ha non avere senso, sono solo le leggende che si raccontano ai bambini per far sì che non si addentrino da soli nei boschi.》

《Maah, sarà.》 risposi incerta.

Ovviamente non credevo ai fantasmi e alle anime inquiete, ma la cosa mi esaltava comunque.

Restammo tranquilli per qualche altro minuto, fino a quando il comandante non ci richiamò. Stava farfugliando qualcosa con Amos, il suo assistente, era basso e tozzo rispetto Elijah, aveva gli occhi piccoli e allungati, era calvo ma recuperava un po' di virilità grazie alla lunga barba che, intrecciata e tenuta ferma da uno strano anello oro, gli scendeva fino al collo. Sembrava uno di quei buffi cani tarchiati dal muso schiacciato, con le orecchie a sventola pieni di orecchini e l'espressione sempre imbronciata.

Non parlava molto, si limitava ad eseguire gli ordini, e, per quanto ne sapevamo, era un uomo solitario, che preferiva la compagnia d'una vecchia gatta a quella delle persone.

Eravamo sotto la grossa quercia. Doveva avere sicuramente qualche secolo, la chioma era folta e rigogliosa, il meraviglioso verde delle foglie era in discordanza con il resto del paesaggio.

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⏰ Last updated: Feb 19 ⏰

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L'equilibrio della querceWhere stories live. Discover now