Pianifichiamo una congiura contro nostro zio

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Appena entrammo mio fratello fece una cosa strana, iniziò a tastarmi il viso con le mani. Quando fu soddisfatto mi lasciò e si mise a sedere sul letto. Volevo abbracciarlo, ma a quanto pare non era in vena.
Tutto intorno a noi, sulle pareti c'erano sigilli e incantesimi di protezione, c'è n'erano talmente tanti da rendere l'aria pesante. Non saprei dire se Annabeth se ne fosse accorta, ma io li sentivo chiaramente.
La stanza in sé era bella, spaziosa. C'erano dei divanetti dietro a un tavolino, un letto matrimoniale con lenzuola profumate di lino bianco, un mini bar contenente qualsiasi cosa e un televisore gigante al plasma contro la parete. Nel mobile sotto il televisore trovavano posto decine di film e videogiochi che non avevo mai visto.
La stanza dei sogni, in somma.
«Quanto tempo è passato?» il corvo comparve nella stanza e si appollaiò stanco tra le braccia di mio fratello, il quale se lo strinse al petto e gli baciò la testa piumata.
Possibile che fossi gelosa di un pennuto?
«Circa tre giorni»
Notai subito che c'era qualcosa che non andava. Jacopo era di un pallore cadaverico, i capelli biondi erano spettinati -cosa non da lui, perfettino com'era- e gli occhi verdi sembravano spenti. La sua maglia bianca era bagnata di sudore intorno al colletto e i jeans erano strappati in più punti.

Ci raccontò brevemente la sua disavventura. Durante il suo viaggio verso Seul qualcuno l'aveva dirottato e per quanto provasse ad andarsene non riusciva neanche a mettere piede fuori dall'hotel. Per lui erano passate ore interminabili di attacchi, mostri andavano e venivano continuamente dall'hotel. Per noi erano passati giorni di ricerca senza fine.
Tirai furi altre due pozioni che avevo nella borsa, una di guarigione e una energetica, le ingurgitò in un solo sorso. Intanto, gli raccontai dei miei sospetti, che adesso erano diventate certezze. Era stata Aaliyah a dirottarlo continuamente, per questo aveva un aria così malata. Gli era servita una quantità smisurata di energia per tenerlo all'interno dell'hotel.
«Ottimo, in tutto questo abbiamo nostro zio alle calcagna» rettificai. «pro zio»
«Questo è un problema» concordò. Mormorò qualcosa sotto voce di qualcuno che doveva venire a "prelevarlo". Si sarà riferito a quelli dalla parte di Crono di cui Amalia ci aveva messi in guardia.
«Lelantos non ci lascerà stare finché non avrà terminato la sua battuta di caccia» continuai.
Annabeth seduta al centro del letto si stava spremendo le meningi. «Dovremo lavorare tutti e tre insieme»
Forse mi stava venendo un idea «Il veleno potrebbe funzionare su di lui?»
Fortunatamente avevo un fratello sveglio e aveva capito dove volessi andare a parare. «Abbastanza da farlo battere in ritirata? Forse. Qual'è?»
«Yellowstone»
Avevamo i nostri nomi in codice per i veleni. Non chiedetemi secondo quale criterio li nominavamo perché semplicemente non ne avevamo uno. So solo che, per qualche motivo, spesso coinvolgono vulcani.
«Concentrato di Dendrocnide moroides?» in parole povere sarebbe un concentrato di una pianta conosciuta come "pianta dei suicidi", una delle piante più velenose al mondo, se non la più velenosa.
È talmente tanto velenosa che per precauzione mi misi dei guanti speciali per toccarne le foglie. Non mi dilungo oltre su tutti gli altri ingredienti mortali che compongono lo Yellowstone.
«Si, potrebbe funzionare»
«Sai controllare il veleno?» chiese Annabeth pensierosa. Guardava davanti a sé come se stesse fissando una scacchiera e pensasse alla mossa successiva.
«Non ci ho mai provato, cioè forse effettivamente ci ho provato una volta» ammisi.
«Bene, perché avremo bisogno di tutte le tue abilità con i veleni»
«Stiamo pensando la stessa cosa?»
Finalmente Jacopo sorrise. «Stronzetta. Va bene. Ho un idea, dammi la tua spada»
«Perché?»
«Tu fidati»

Partiamo dal presupposto che prima di allora gli unici veleni che avessi mai usato erano quelli per topi al campo. Alla prima impresa Chirone mi proibì di portare sostanze mortali. Perciò era la prima volta che li usavo in una situazione del genere.
«È arrivato il momento di ripescare un vecchio amico» mormorai tra me e me.
Ripescai da quella specie di inventario magico il mio pugnale di bronzo che mi era tornato utile con Lupa.
Il piano era semplice. Indebolire Lelantos il più possibile e usare il pugnale come un pungiglione per iniettare il veleno nel corpo del titano.
«Concentrati» eravamo spalla a spalla. «Ti ricordi quella volta con i topi?» chiese «Ecco, devi fare una cosa simile. Verso?»
La volta con i topi, come potevo dimenticarla? Avevamo rischiato di fare strage, per poco non facevamo morire intossicato il campo intero.
Non potevo nascondere di essere agitata. Presi un paio di respiri profondi. Iniziai a sentire dolore alla nuca. Stava funzionando?
«Vai»
Iniziò a versare il veleno.
Come il liquido entrò a contatto con la lama, questa iniziò a corrodersi. L'odore che ne derivava era orribile, occhi e narici andarono a fuoco. Mi concentrati e feci in modo di creare una patina che rivestisse la lama del pugnale. Mantenere lo strato stabile di ancora più difficile.
Annabeth appoggiò una mano sulla mia tremante. Era più fredda di quanto mi aspettassi. «Ben fatto! Andiamo»

Strade IntrecciateWhere stories live. Discover now