Una deviazione inaspettata

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*Spoiler del calice degli dei*

Ovviamente non mi poteva andar bene due volte a fila sul fronte incubi.
Così mi ritrovai in un posto buio pieno di fumo con centinaia di voci che urlavano disperate contemporaneamente. Mi tenevano per le braccia e per le gambe. Mi strattonavano. Mi graffiavano. Chiedevano aiuto. Non riuscivo a respirare. Provavo a urlare ma nessun suono usciva dalla mia bocca... Finché finalmente mi svegliai.
Decisamente non il migliore dei risvegli.
Girai la testa verso la sveglia... erano le cinque e mezza, mancava almeno un ora e mezza alla sveglia e non avevo assolutamente intenzione di riprovare ad addormentarmi.
Non mi sembrava nemmeno il caso di ricorrere alla magia, perché se avessi preso male le misure non mi sarei svegliata per ore. Rintontita com'ero non ci provai neanche.
Feci la cosa che mi pareva più naturale per qualcuno svegliatosi in un bagno di sudore: andare a fare una bella doccia.
Finalmente quindici minuti di pace senza dover pensare a niente che riguardasse mostri o morti o qualsiasi altra cosa avesse a che fare con il modo semidivino. Mi godetti ogni singolo secondo di quell'acqua calda sulla pelle.
Una volta uscita e asciugati i capelli mancava ancora parecchio tempo alla partenza, così mi venne la brillante idea di provare a farmi una coda.  Lasciatemelo dire, essere negati a farsi qualsiasi tipo di acconciatura è di per se una seccatura, ma avere i capelli ricci non aiuta affatto.
Al quarto tentativo sfociato in orribili gobbe, mi stavano iniziando a girare i cinque minuti e per non correre il rischio di rompere qualcosa (a volte capita che le cose intorno a me si rompano da sole quando mi innervosisco.) lasciai i miei lunghi boccoli sciolti così com'erano.
Fatto sta che alle sei ero sdraiata sul letto già vestita pronta per partire. Peccato che i miei stessero ancora beatamente dormendo e mio fratello sarebbe arrivato due ore dopo.
Non avevo niente da fare e la noia sfangata il giorno prima era tornata a farsi sentire.
Dovevo trovare qualcosa da fare per ammazzare il tempo.
Forse quel sogno era un messaggio subliminale, forse avevo passato troppo tempo senza farmi sentire. In che senso, vi chiederete. Nel senso che nel tempo libero parlo con i fantasmi e le anime perse che si sentono sole o che stanno morendo per la seconda volta, però questa volta di noia. A dirla tutta spesso sono loro a venire da me.
«Abélard» chiamai.
Subito una figura umanoide iniziò a prendere forma. Ed ecco qui Abélard.
Il mio amico spettrale era niente meno che un ex cavaliere e signore feudale francese di epoca medievale, poeta amatoriale, morto coraggiosamente durante una crociata.
Indossava una lunga veste bianca con sopra disegnata una croce rossa, il tutto sopra a una cotta di maglia. Sul capo, sopra i riccioli biondi, portava un elmo. Teneva la mano appoggiata con disinvoltura sul pomolo della spada che teneva legata al fianco, come al suo solito.
Avete indovinato, faceva parte dell'ordine dei templari.
incontrai questo singolare personaggio per la prima volta mentre vagava per il campo mezzosangue "alla ricerca dell'ispirazione" per la sua chanson. Da quando gli consigliai di andare nella foresta per trovare la sua ispirazione non me lo scrollai più di dosso (a quanto pare aveva apprezzato parecchio i mostri assetati di sangue del bosco).
Alla fine si rivelò un bene avere un poeta perennemente alle calcagna. Aveva sempre qualcosa da raccontare.
Gli feci segno di sedersi vicino a me sul letto.
«Allora, come va con la tua chanson?» sul volto del fantasma-poeta si formò uno spettrale sorriso che gli andava da un orecchio all'altro.
«oïl oïl, ho molte cose da raccontarti...» così iniziò uno dei suoi interminabili monologhi (e già, all'epoca al posto di oui dicevano oïl).
Le sue mani spettrali gesticolavano freneticamente mentre mi raccontava la trama della sua ultimissima opera, ci metteva tanta passione mentre mi spiegava tutti i dettagli. Era commovente, anche se era morto da secoli non aveva perso la sua vitalità. E dopo tutte quelle che aveva passato.
Comunque la trama era simile a quella di tante altre chanson: il cavaliere che combatte valorosamente feroci battaglie in nome della fede e viene premiato con la beatitudine eterna dopo la morte.
Andò avanti per un bel po' col suo discorso finché non fu interrotto da mia madre che aprì la porta per "svegliarmi".
«Ah sei già sveglia... vieni che è arrivato tuo fratello»
"Di già?" Pensai tra me e me. "Non doveva arrivare alle otto?"
«Devo andare. Comunque bella storia»
«Grazie, midons»
«Uno dei tuoi amici?» ormai mia madre non si stupiva neanche più, i miei "amici" erano diventati parte anche della sua normalità.
«Eh, già» presi la borsa e ci incamminammo insieme verso il salotto.

Strade IntrecciateWhere stories live. Discover now