É sempre colpa di Luke... E del Nevada

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A/N Potrei aver rifatto questa parte per la terza volta. Abbiate pietà della mia anima.
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«Voi mi bullizate»
«Ti sta benissimo»
Queste furono le parole che uscirono dalla bocca di Piper.
Adesso spiegatemi. Spiegatemi. Come può una maglia arancione, arancione, starmi bene? Fosse stata almeno nera o azzurra.
Annabeth e Piper continuarono a ridacchiare. Sarà stata la mia faccia disgustata mentre scrutavo il riflesso nello specchio a divertirle tanto. Che belle occhiaie avevo!
Non bastava che fosse orribile, era pure scomoda! Mi tiravano le spalle e al minimo movimento la maglia, troppo corta, saliva lasciandomi il ventre scoperto.
«Almeno hai una taglia in più?»
«Ci è rimasta solo un XL, mon amour» rispose Drew dall'altra parte della stanza.
Respirai profondamente cercando di trattenermi dall'impilso di trasformare qualcuno in tasso.
Alla fine riuscì a rispondere «Vada per l'XL»

Andiamo con ordine.
Risveglio a dir poco traumatico.
Dopo una partita a Caccia alla Bandiera ci vuole un bel sonno profondo, ristoratore. E invece no.
Stavo facendo un incubo, come se fosse una cosa strana. Solo che questa volta non sentì le solite grida di disperazione di anime perse.
Guardavo Annabeth, Percy e Grover allontanarsi dalla collina mezzosangue. Ricordo bene quel giorno. Annabeth era talmente eccitata da vermi tenuta sveglia tutta la notte prima della partenza. Dopotutto, era la sua prima impresa.
Gli stessi pensieri che ebbi quel giorno fluirono nuovamente nella mia mente
Era assurdo come Zeus credesse che fosse stato Percy a rubargli la Folgore.
Primo di tutto, solo una piccola cerchia di regolari aveva accesso all'Olimpo durante il solstizio.
Secondo, solo un abilissimo ladro sarebbe stato in grado di rubare un oggetto di tale valore e potere, per giunta sotto il naso di tutti.
Era ancora più assurdo pensare che l'avesse rubata Ade. Ade passava tutto il suo tempo negli inferi a svolgere il suo lavoro e cercava di tenersi il più lontano possibile dalle dispute famigliari. E poi, cosa avrebbe dovuto farsene della Folgore di sul fratello? È anche vero che con il suo Kunée, il suo elmo dell'oscurità, sarebbe stata una passeggiata. Avevo parlato con mia madre a riguardo, lei che conosceva bene Ade, mi poté constatare che era una teoria assurda.
"Non fidarti"
Ero abbastanza certa che quelle urla bisbigliate non facessero parte dei miei pensieri.
"Sangue marcio" Le frasi si accavallando l'una sull'altra "Sta ingannando tutti"
Conoscevo solo un anima che mi si sedeva sempre in grembo mentre giocava con le mie dita.
"Amalia, di chi stai parlando?" Le chiesi dolcemente mentre le passavo una mano tra i capelli, come era uso fare ogniqualvolta che la vedevo.
"L'ha aiutato a rubare la Folgore"
"Chi?"
Invece di rispondermi, mi toccò la fronte. Al suo posto una altra voce si fece timidamente sempre più nitida nella mia mente.
Come allora mi sentì paralizzata dalla paura. Sentivo ancora le luci delle insegne dei casinò di Las Vegas riflesse negli occhi e nei vestiti bagnati.
"Come diavolo siamo finiti in Nevada?!"
"No... Non lo so"
La stessa paura di diversi anni addietro mi serrò la gola. Non avevo mai visto mio fratello così furibondo e il satiro che ci era stato assegnato sembrava in panico ancora più di me.
La scena si fece fumosa, fino a dissolversi.

«Buongiorno, Riccioli d'oro» disse Annabeth, facendo ironia sui miei capelli mori «Hai intenzione di alzarti?»
«Ma se non è nemmeno sorto il sole!» protestai. E avevo ragione, stavano iniziando in quel momento a farsi strada i primi tenui raggi del mattino. Mi misi a sedere. Anche se avevo di fronte Annabeth, davanti agli occhi vedevo ancora i lineamenti delicati di Amalia, i suoi occhi tristi, la pelle pallida, i lunghi boccoli corvini che le ricadevano sul viso troppo giovane, lo sguardo perso contorto dalla rabbia.
«Poco male» non mi piaceva il sorriso malizioso di Piper. Affatto. «Vieni»
Non feci in tempo a protestare che mi stavano già trascinando fuori dalla cabina.

Devono averla pensata mentre mi ero assentata per cinque minuti per andare in bagno la sera prima, dopo il dolce. Sì, doveva essere andata sicuramente così.
Le due farabutte mi tirarono su di forza, feci appena in tempo ad infilarmi ai piedi le ciabatte prima che mi trascinassero fuori dalla porta.
Mi guardai intorno per vedere se ci fosse qualche altro psicopatico sveglio a quell'ora. L'unica anima viva che vidi fu Halima, che era solita fare un giro nel bosco dopo la preghiera dell'alba.
'Aiutami', la scongiurai silenziosamente. 'Scusa', il suo sorriso aveva lo scopo di farmi forza, ma ottenni il risultato opposto. Mi rassegnai a qualunque cosa stesse per incombere su di me. L'unica cosa che sapevo, in quel momento, era che c'entrava la cabina di Afrodite.

Strade IntrecciateWhere stories live. Discover now