Finiamo in mezzo a una faida tra sorelle

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Quando mi sveglio ad accogliermi c'era un sole che spaccava le pietre.
«Dove siamo?» la voce mi uscì più roca di quanto mi aspettassi.
Annabeth, che era seduta vicino a quello che doveva esser stato un fuoco improvvisato, si girò verso di me «Colorado, vicino al fiume Colorado»
Mi misi a sedere.
«Come stai?»
«Meglio» sospirai tremante «Devo dirti una cosa»
Le raccontai dell'incubo, di Aaliyah, della grotta, della figura misteriosa e tutto il resto. Da un lato, la cosa positiva era che non sembrava dovesse succedere a breve, il lato negativo era che temevo che prima o poi sarebbe successo. Se non quest'inverno il prossimo per mano di quella fantomatica cacciatrice.
Purtroppo neanche Annabeth aveva la verità servita su un piatto d'argento. «Avrà provato a spaventarti»
«Dici?»
«Sì, credo proprio di sì»
Mi presi un momento per studiare dov'eramo finite. Tutt'intorno a noi c'era una distesa infinita di terra rossa e roccia. Se ascoltavo attentamente, effettivamente, riuscivo a sentire il gorgoglio del fiume Colorado sotto di noi.
Annabeth mi si sedette affianco con una mappa in mano.
«Lato negativo, non ci sono segni di civiltà per svariate miglia» ottimo, pensai «lato positivo, se seguiamo il corso del Colorado arriveremo proprio a Las Vegas»
«Finalmente una buona notizia» poi mi ricordai di un piccolissimo dettaglio «Ma noi non abbiamo una barca»
Riconobbi l'espressione sul suo volto. C'era già passata su questo inconveniente e stava cercando una soluzione.

Mi ricordai di un altra cosa.
«Gli altri? Percy, Piper, Grover?»
«Hai ancora il nostro prisma-manda-messaggi-Iride?» ci tenne a sottolineare "nostro".
«Si, dovrei avercelo in borsa»
Iniziai a frugare tra tutta la mercanzia che avevo dentro la borsa. Se non fosse stata magica sarebbe già esplosa da tempo.
Mi beccai un paio di occhiate perplesse.
«Ti prego, non fare domande»
Alzò le mani in segno di resa.
«Eccolo»
Nascosto dietro al libro di Freud, ecco il mio- cioè, nostro prisma. Come fu toccato dai raggi solari, decine di arcobaleni si sprigionarono in ogni direzione.
«Dracma» le passai una dracma. «Oh, Iride dea dell'arcobaleno accetta quest'offerta. Mostraci Piper McLean»
Annabeth lancio la dracma nell'arcobaleno e questa scomparve. Davanti ai nostri occhi comparve l'immagine di Piper incorniciata da un arcobaleno tremolante.
«Piper» la chiamai. Questa si girò verso di noi «State bene?»
«Sì, direi di sì»
«Dove sono gli altri?»
«Percy è alle prese con un Hydra marino» Non avevo mai visto un Hydra marino e non morivo dalla voglia fi farne la conoscenza.
Grover comparve da dietro un albero con il suo flauto stretto in mano. Sembrava sollevato vedendo che eravamo ancora tutte intere. «Ragazze! State bene»
«Cos'è successo?» chiese Annabeth.
Raccontarono prima loro.
Quando la cacciatrice-ninfa aveva provato a crivellarci di frecce erano corsi verso la spiaggia dove erano stati assistiti da una Nereide. Arrivarono fino a Montauk dove la madre di Percy li accolse per la notte. Il mattino seguente si rimisero sulle tracce di Artemide e le sue cacciatrici.
«Ci hanno salvati» commentò Piper.
Rettifico, incontrarono prima l'hydra delle cacciatrici.
Alla fine ci avevo visto giusto. Alcune cacciatrici storsero il naso alla vista di Percy e Grover, ma Piper era riuscita a convincerle a collaborare.
Fummo interrotti più volte da schizzi d'acqua che rischiarono di interrompere la connessione e da imprecazioni in svariate lingue.
Era da tutta la mattina che stavano provando a tenere a bada l'hydra.
«Voi? Cos'è successo?»
«Siamo finite in Colorado»
«Colorado?»
Arrivò il nostro turno di raccontare.
Partimmo della nostra fuga disperata.
Non raccontai niente del sogno, erano già abbastanza tesi per la storia dell'Hydra, non volevo buttare altra carne al fuoco. Però raccontammo della nostra idea di seguire il fiume per arrivare a Las Vegas.
«Ottima idea! Noi vi richiameremo appena avremo novità sulla ninfa- PERCY» la connessione fu interrotta.
Annabeth si alzò «Sarà meglio mettersi in marcia»
Mentre mi alzavo a mia volta, notai delle macchie scure sulle sue ginocchia. Sangue. Si doveva essere sbucciata le ginocchia a causa della caduta della sera precedente. Anch'io avevo i pantaloni strappati in più punti e sporchi di sangue, ma i tagli si erano riformati completamente durante la notte. «Assolutamente no, signorina. Siediti»
Tirai fuori dalla borsa una delle pozioni di guarigione e iniziai ad applicarla direttamente sul ginocchio con l'aiuto di un fazzoletto. Appena tolsi il tappo un forte odore di miele si sparse ovunque. Assomigliava a miele non solo nell'odore ma anche esteticamente -forse perché avevo effettivamente usato del miele magico di Aristeo-.
«Brucerà»
La smorfia di dolore non tardò ad arrivare. Cercò di stringere il terreno con le mani e respirò profondamente.
Applicai il liquido restante sui tagli che aveva sulle mani. In poco tempo le sue mani erano come nuove.
«Grazie»
«Adesso possiamo andare»
Ci incamminammo verso il precipizio. Sotto di noi il fiume Colorado passava tranquillo con le sue acque azzurre, anche se onestamente visto così l'acqua sembrava abbastanza scarsa.
Una figura luccicante attirò la mia attenzione. Era proprio al centro del fiume. Ballava sulla superficie dell'acqua come fosse un enorme specchio.
«Guarda» le indicai la sagoma luminosa.
«Cos'è?»
Qualunque cosa fosse ci invitò con un segno della mano ad avvicinarci. Piccolo problema, come facevamo a raggiungerla senza diventare due sottilette semidivine?
«Niente viaggi nell'ombra» mi avvisò Annabeth.
«Magia?» proposi.
Prima di rispondermi passò a rassegna tutto il suo inventario. Aveva una corda, ma sicuramente non abbastanza lunga per arrivare fino alla spinda «Va bene, ma non esagerare»
«Sembri mia madre» sbuffai «Venti» una leggera brezza piacevolmente calda ci sollevò in aria e ci trasportò fino alla sponda.
Ammetto che rischiai più di una volta di perdere l'equilibrio e fare una non-troppo-trionfale caduta in acqua. Ma avendo una reputazione da difendere feci finta di nulla.
Avvicinandoci distinsi meglio la figura. Doveva essere una delle Potamidi, ninfe dei fiumi. Appariva come una ragazza gioiosa e bellissima. All'apparenza sarà stata sui vent'anni, anche se in realtà ne aveva molti di più. I suoi lunghi capelli neri rimbalzavano sul suo leggero vestito bianco ad ogni suo passo di danza. Ci accolse piroettando. Notai che indossava bracciali solle braccia, svariate collane e una sola cavigliera. Tutte rigorosamente d'argento.
«Salve a voi, semidee» i suoi occhi gialli danzarono tra me e Annabeth «Carino il trucco col vento»
«Grazie»
«Ho sentito dire che avete bisogno di un'imbarcazione»
«Sí» confermai.
Annabeth andò dritta al punto «Ce ne puoi dare una?»
«Certo» disse la ninfa «Ma in cambio dovrete farmi un favore»
«Strano» commentai sottovoce.
«Cosa?»
«No, niente» cercai di rispondere nel modo più disinvolto possibile. Sicuramente aveva un ottimo udito.
Sperai almeno che fosse una cosa veloce.
«Potrei aver perso una delle mie cavigliere mentre danzavo nel fiume. Non vi dispiace ritrovarla vero? Sapete, me l'ha regalata Apollo»
Più facile a dirsi che a farsi. Il fiume attraversava quanti? Otto stati? Poteva essere ovunque.
«Ha idea di dove possa essere?»
«In realtà sì» bene «Credo me labbia rubata quella...» si soffermò a cercare il termine più adatto «vecchia megera» non bene.
«Dove possiamo trovarla?»
«Oh, lei se ne sta a est. Non sarà difficile trovarla» alzò il suo piede destro verso di noi, come se volesse fare una spaccata. «È uguale a questa. Buona fortuna!» scomparve sotto ai nostri occhi travolta da un onda che andava controcorrente.
«Perché hanno la mania di farsi rubare le cose?»
«Non me lo chiedere»
Sbuffai soffocando un imprecazione «Non ci resta che andare controcorrente»

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