11J - Se Calista Spencer pensa di poter-

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Per il bene della squadra. Ecco a cosa devo pensare mentre mi cimento in una stronzata colossale.

«Mi faccia indovinare: ha scritto di questa roba» sta dicendo Tim.

«Non ancora, ma ho letto parecchi libri e non finisce mai bene se si commettono errori. Ora, visto che ne vale della reputazione di mio padre—»

«E della squadra» aggiunge Louis.

Lei gli rivolge uno sguardo annoiato. «E della squadra. È chiaro che lavoreremo bene.»

«Cali, posso parlarti un momento?» Prende parola il coach.

Lei annuisce e si spostano vicino al palchetto. Li sentiremo comunque, vorrei dirgli.

«Ti ho già detto che non devi preoccuparti per me» sta dicendo il coach.

Gli altri fanno finta di niente, io non ci penso proprio a farmi gli affari miei quando sono certo di stare in mezzo alla discussione.

«Io mi preoccuperò sempre per te, papà» ribatte sua figlia. «Starò bene, davvero.»

«E se dovessi—»

«Non succederà un bel niente.» Lo interrompe lei.

Aggrotto la fronte. Sembra che nascondano qualcosa, ma forse è una mia impressione.

«E non prendertela con Jordan. Ti conosco, lo so che ti sfoghi sulla squadra e non ti fa bene. Ho scelto io di fare questa cosa, tutto a posto.»

«E che mi dici di Phil? Come gliela spieghi una cosa del genere, eh?»

Phil? Che razza di nome è Phil? E poi, vorrebbe dirmi che ha una relazione ma ha deciso lo stesso di fingerne una con me? questa donna è impazzita. Per forza.

«Papà... io e Phil abbiamo rotto a dicembre» mormora lei, dispiaciuta.

Noto Ron e Carter strabuzzare gli occhi, i due direttori a disagio mentre Louis e Tim sono concentrati su qualcosa sul tablet di quest'ultimo.

«Cosa?! Perché?!»

«Ascolta, non te l'ho detto perché sapevo che probabilmente avremmo passato il Natale in centrale, così ti ho mentito. Te l'avrei detto, giuro.»

«Calista, voglio sapere perché» sibila il coach, la voce adesso più profonda ma comunque alta.

Credo che la piccola Spencer sia nei guai, ma d'altro canto, conosco il coach ed è certo che sarebbe finito in centrale pur di difendere la figlioletta.

«Mi ha tradita il giorno del nostro secondo anniversario. Ero giù per... lo sai, e volevo svagarmi con lui, così pensavo di fargli una sorpresa ma, a quanto pare, l'ha fatta lui a me. Tu saresti arrivato fra qualche settimana e sapevo che se te l'avessi detto saresti andato a cercarlo per tutta Chicago e proprio non mi andava, volevo solo trascorrere del tempo con te.»

«Tesoro, se un maledetto bastardo fa soffrire la mia bambina io devo saperlo. Nessuno deve permettersi di ferirti, mi hai capito? Hai fatto benissimo a lasciare quel verme. Ho sempre pensato che nessuno sarà mai alla tua altezza e questo non cambierà mai.»

«Pa', se fosse per te dovrei farmi monaca.» Sbuffa una risata lei.

Mi azzardo a girare di poco la testa e vedo il coach stringerle un braccio attorno alle spalle. «Un'ottima idea. Davvero splendida.»

«Ma smettila.» Lo spintona lei.

«Sul serio, però, sei certa di volerlo fare?»

«Certa» conferma Calista.

Il coach sospira ma annuisce. «Non è molto loquace, come avrai intuito, è una testa calda e molto rissoso, ma so anche che alla fine è un bravo ragazzo. Cerca solo di non punzecchiarlo troppo e lasciagli i suoi spazi. Ah, e se ci prova con te dagli un calcio nelle palle o dimmelo, ci penso io a castrare lo stronzo.»

Calista ride di gusto mentre si volta nella mia direzione, pertanto giro la testa di scatto e tiro fuori il cellulare, fingendomi indaffarato. Peccato che le parole del coach mi rimangano impresse nella mente. Anche quando ci lasciano andare e siamo diretti agli allenamenti. Anche quando il coach informa della nuova situazione tutta la squadra e Calista risponde a qualche domanda dei ragazzi.

Il coach Spencer, l'uomo di pietra, pensa che sia una brava persona e questo... in qualche assurdo modo mi riempie il cuore d'orgoglio.

Perché sì, cazzo, sono rissoso e disprezzo le troppe chiacchiere o interazioni umane, ma non sono cattivo. Sono solo uno stronzo.

«Quindi adesso sei nel club. Manca solo Loris.» Sghignazza Alex.

«Piantala.»

«Cioè dovrei trovarmi una finta fidanzata pure io?» chiede il diretto interessato mentre si allaccia gli scarpini.

«Io non ho una finta relazione con Lisa, stronzo.» Sbuffa Alex.

Loris ghigna ma non ribatte, cosa che fa innervosire ancor di più Alex. È come un grosso bambinone che fa i capricci.

«Comunque.» Loris si volta nella mia direzione. «Hai pensato a fondo a questa storia? Non sarà facile vivere con una donna, specie se non hai mai avuto una vera e propria relazione duratura.»

«Sarà una coinquilina che starà alle mie regole altrimenti finirà fuori casa» asserisco, tranquillo. Se Calista Spencer pensa di poter—

«Amico, forse non hai capito come funziona.» Alex sembra quasi dispiaciuto per me e proprio non ne capisco il motivo.

«Ehi, fidanzato.» Ci interrompe proprio lei, la rovina della mia esistenza.

Le rivolgo un'occhiataccia.

«Ti prego, non guardarmi così, rischio di innamorarmi. E poi, sto già per sposarti» dice con tono monocorde. «Ad ogni modo, verrò a stare da te nel fine settimana, mi piacerebbe trovare la mia stanza in ordine. E magari mettiamoci dei fiori veri dentro ai vasi. Quelle piante finte mettono tristezza.»

«Cali, vieni un secondo.» La richiama il coach, non lasciandomi il tempo di ribattere.

I miei amici mi scrutano, il divertimento negli occhi. «Le tue regole, eh?» Ridacchia Loris.

«E allora...» prende parola Alex, tra le risate, «quando pensi di informarla che al momento la stanza degli ospiti è vuota perché non ti sono ancora arrivati i mobili? Forse quando starete già condividendo il letto? O quando lei si sarà appropriata di tutti i tuoi armadietti in bagno?»

Stupida Calista Spencer.

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Where stories live. Discover now