𝐁𝐎𝐍𝐔𝐒

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«Carly Lana Baxter, sei in un mare di guai!» esclamo.

Una risatina infantile arriva da troppo vicino. Quindi è ancora qui. La combinaguai è ancora in questa stanza.

«Esci allo scoperto, adesso! Ti sento ridere, peste!»

Altre risatine.

Giro per la stanza, individuando la nana pestifera all'istante. A soli cinque anni non brilla di molta intelligenza, proprio come suo padre. Del resto, cosa posso aspettarmi dalla sua esatta miniatura? Mi rende una madre cattiva pensare che mia figlia sia una sciocchina?

Nah. Sono realista, ecco tutto.

Carly Baxter si trova dietro le tende. Beige. Quasi trasparenti. E il sole ci passa attraverso, rendendo il suo nascondiglio pressoché inutile.

Sono io la cattiva? Non penso proprio.

«Carly, ti avevo detto di non giocare in giardino e non mi hai ascoltata. Ci sono impronte ovunque in camera tua e sono certa che tu sia tutta sporca, viso incluso. Esci fuori subito e forse ti permetterò di dormire con Kinder stasera.»

Come se l'avessi chiamata all'appello, ecco la mia altra bimba piombare in sala. Trotterella verso di me, la in bocca una pallina lilla diventata il suo giochino del cuore. È un enorme bestione di coccole e dolcezza. Non ho mai temuto una volta che potesse fare del male a Carly. Ovviamente, all'inizio, siamo stati attenti a non farle stare troppo vicine perché Kinder ama rotolarsi in giardino e Carly era appena uscita dall'ospedale. Sono bastati un paio di mesi per renderle inseparabili. Kinder ha dormito nella nursery dal primo giorno, quando ha incontrato la sua attuale compagna di giochi.

«Non sei meno nei guai di lei, signorina.» Le sfilo la pallina dalla bocca. «E questa me la prendo io. Sei in punizione. Lo so che l'hai convinta tu a giocare fuori, sai?»

Kinder finge innocenza e mi lecca i piedi nudi.

«Sei una lecchina. Letteralmente.»

Kinder abbaia, fiera. Cedo e l'accarezzo. Non ce la faccio a essere arrabbiata con lei per più di trenta secondi, e lo sa bene.

«Vai a prendere Carly, è in guai grossi. Persino oggi.»

La mia bambina zampetta fino alla tenda e abbaia, poi l'aggira, trovando Carly, e inizia a leccarla. La nana inizia a ridere e strillare, uscendo del tutto allo scoperto.

«Sorpresa!» esclama, allargando le braccia. Non c'è una parte del suo vestitino azzurro che sia pulita. Viso compreso.

Rilascio un profondo respiro e chiudo gli occhi per qualche secondo. Torno a guardarla, ancora sorridente e speranzosa di ammorbidirmi, poi lancio un'occhiata allo smartwatch al polso.

«Vuoi sapere quanto sei nei guai?» Le chiedo.

Lei scuote subito il capo. «Oggi non posso essere nei guai, mammina.»

«Ah, sì?» Incrocio le braccio al petto. «E perché?»

Carly si avvicina, sorridente, e mi stringe le gambe con quelle braccine lunghe che si ritrova. «Perché oggi sono diventata grande!»

Le sue parole mi sciolgono il cuore e gli occhi mi si riempiono di lacrime che fatico a non versare.

Oggi la mia bimba compie cinque anni e non ne sono affatto contenta. Il tempo sembra essere volato in un battito di ciglia. Un giorno sto piangendo perché è appena nata e quello dopo perché è pronta per il college. Voglio dire, il prossimo anno andrà in prima elementare. A scuola. Praticamente diventerà una teenager e io non potrò fermarla.

Mi abbasso all'istante e la prendo in braccio, stringendomela al petto. «Mammina, piangi di nuovo? Uffa, non dirò più la parola con la "G"!»

Sbuffo una risatina e la stringo un po' di più. Perché, in fondo, vorrei un altro milione di giornate così, a sgridarla perché sporca di erba e fango, piuttosto che guardarmi intorno e vedere la casa vuota perché lei è partita per il college.

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora