28C - Un pizzico... rancorosa

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Mi sveglio in una stanza che non è la mia. Loris dorme al mio fianco, una mano sopra agli occhi, l'altra sull'addome. Spengo la sveglia e accendo il cellulare. Nessun messaggio, nessuna chiamata. Mi ci vogliono un paio di minuti per mettere a fuoco la situazione e quando succede, mi arrabbio ancor di più.

Ho dormito nella stanza di un amico perché il mio finto fidanzato ha scopato tutta la notte con una tizia qualunque e non si è nemmeno preoccupato di avvisarmi che avrei dovuto trovarmi un posto in cui passare la notte. In questo momento lo disprezzo. Tanto.

Mi alzo e raggiungo il bagno, pronta a darmi una rinfrescata. Abbiamo tempo, dovremmo partire per il primo pomeriggio, dopo pranzo, perciò faccio con calma e lascio riposare Loris.

Quando finisco, ordino la colazione in camera e, con molta calma, mi sistemo sul letto, pronta a revisionare qualche capitolo. Salvo sempre i manoscritti sul cellulare per poter applicare qualsiasi modifica quando più lo desidero, anche solo per appuntarmi delle sciocchezze.

Più leggo la prima frase, più ripenso a Jordan. Come ha potuto farmi una cosa del genere? È stato lui a parlarmi di tutti i rischi in cui potremmo incappare e poi si scopa una nella nostra stanza. Non si è nemmeno chiesto dove fossi finita, se fosse tutto a posto, se mi servisse qualcosa. Forse mi sono immaginata tutto quanto ed è questa la sua vera natura. Forse non gliene frega davvero niente della sottoscritta. Mi sono impegnata per rendere meno pesante questa convivenza, ho cercato di punzecchiarlo e scherzare, ottenendo solo grugniti e occhiatacce. Be', forse ho ottenuto quello perché è il solo contenuto che ha. Ogni piccolo gesto che ha compiuto si annulla. Perché questa è una grande mancanza di rispetto.

Davvero, non ha obblighi nei miei confronti, lo so e non è a quello che mi riferisco, anche se non posso negare che un po' mi abbia infastidito saperlo a letto con un'altra, ma è il pensiero che non si sia nemmeno chiesto se mi stesse bene stare fuori tutta la notte. Voglio dire, se non fosse stato per Loris sarei stata costretta a disturbare Lisa. O peggio, mio padre. E poi cosa gli avrei detto? Lui già vede di cattivo occhio Jordan, rincarare la dose mettendogli davanti anche questa situazione non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. E, come ho già detto, proprio non ci tengo a essere una delle cause del malumore tra Jordan e il suo coach, la persona che deve guidarlo verso la vittoria.

Bussano alla porta proprio nel momento in cui Loris inizia ad aprire gli occhi e sbadigliare. Mi alzo e ringrazio la cameriera recuperando il vassoio. Non ho voglia di farla entrare in camera.

«Buongiorno» mormora Loris, strofinandosi l'occhio con la mano.

«'Giorno. Ti ho svegliato?» Sistemo il vassoio sul letto con attenzione.

«No, è l'abitudine.»

«Bene. Ho ordinato la colazione. Ti va o preferisci sonnecchiare ancora un po'? Sono a malapena le nove.» Ieri sera ho spostato la sveglia alle otto e mezza di proposito, dormire un'oretta in più è stato rigenerante.

«No, sono sveglio.» Si stiracchia, ponendo in evidenza i bicipiti.

Sbadiglio e annuisco. «Tieni, ho preso un po' di tutto.» Gli avvicino il vassoio e poi recupero una tazza colma di caffè.

«Notizie del mio amico stronzo? Avrà dato di matto quando non gli hai risposto, eh?» Scherza Loris.

Metto giù la tazza e tampono le labbra con un tovagliolino. «In verità, non mi ha proprio scritto. Evidentemente deve essere stato troppo impegnato per accorgersi che non sono rientrata.»

Loris emette un grugnito di protesta. «Che cazzo? L'ha fatta grossa stavolta.»

«Lascia perdere.»

«No, Cali. Ti ha lasciata sola tutta la notte dopo averti sbattuto fuori dalla vostra camera. Ma che comportamento è? Andiamo. Dovrebbe solo scusarsi.»

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐘 𝐙𝐎𝐍𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora