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Quando mi guardi, il mondo si ferma. Darei tutto ciò che ho di più caro pur di fare in modo che la tua attenzione sia sempre su di me.

La sedia sulla quale era seduta Sophie era abbastanza scomoda. Era una di quelle sedie di plastica nere che si potevano comprare anche al supermercato, che costavano pochissimo ed erano di pessima qualità. Continuava a muoversi, cercando di mettersi il più comoda possibile, ma fallendo miseramente.

Ezra, invece, sembrava perfettamente a suo agio. Il suo ufficio aveva un'aria abbastanza anonima, ma allo stesso tempo sembrava che lui stesso ne fosse parte integrante, quasi come se fosse un pezzo dell'arredamento. 

Sulla sua scrivania erano sparsi diversi bigliettini ed Ezra li aveva letti quasi tutti. Il suo viso non tradiva nessuna espressione mentre li analizzava uno per uno, e questo contribuiva solo a far innervosire ancora di più Sophie, la quale continuava a dondolare sulla sedia, anche se non se ne rendeva conto.

I minuti passarono lentamente e, dopo quella che sembrò un'eternità, Ezra lasciò cadere sulla scrivania l'ultimo bigliettino. I suoi occhi verdi si posarono su Sophie, la quale si raddrizzò sulla sedia. Lo sguardo di Ezra la metteva estremamente in soggezione, ma si rifiutava di perdere quella gara silenziosa.

<<Da quanto tempo va avanti questa storia?>> le chiese il poliziotto. 

<<Mesi>> la risposta di Sophie fu secca. Anche se in quel momento Ezra Madden la stava aiutando, il ricordo di come aveva ignorato le sue preoccupazioni la prima volta le faceva ancora rodere lo stomaco. 

<<Capisco>> annuì pensieroso. <<Conserverò i bigliettini per tenerli come eventuali prove>> prese una busta trasparente dal cassetto della scrivania e fece scivolare dentro tutti i pezzettini di carta.

<<Indagherò sulla questione. Nel frattempo, l'unica cosa che ti posso consigliare di fare è evitare di andare da sola in posti isolati e cercare di avere sempre qualcuno al tuo fianco>>

<<In realtà, vorrei farle vedere un'altra cosa>> disse, dandogli del "lei" di proposito. Lui si prendeva fin troppa confidenza con lei, le sembrava giusto mettere dei paletti, indipendentemente da quanto in alto si inarcassero le sue sopracciglia in segno di disapprovazione. 

Sophie prese in mano il suo cellulare, andò sulla chat con il numero sconosciuto e mostrò i messaggi e le foto che le aveva inviato il suo stalker.

Ezra fissò lo schermo, ma non disse nulla.

<<Magari possiamo rintracciarlo grazie al numero di cellulare?>> provò ad interrompere il silenzio Sophie.

<<Purtroppo questo non rientra nelle mie competenze, contatterò un mio amico dell'unità informatica, sicuramente lui saprà cosa fare>> annuì sovrappensiero, come se stesse riflettendo profondamente.

<<In ogni caso, sicuramente quello non è il suo vero numero di cellulare, probabilmente è un telefono usa e getta>>

Sophie annuì, anche se non molto convinta. Strofinò le mani sui suoi jeans ed Ezra sembrò notare il suo gesto, vigile come un falco. Sulla sua bocca si dipinse un lieve sorriso, come se la sua agitazione lo divertisse. Sophie si irritò ancora di più.

<<Bene, direi che abbiamo finito>> Ezra si alzò dalla sua postazione, seguito subito da Sophie. Insieme si diressero verso la porta di uscita.

<<Ti farò chiamare dalla centrale per qualsiasi novità. Qualsiasi cosa succeda, questo è il mio numero>> l'agente le porse un bigliettino di visita con sopra stampato il logo della polizia. 

Sophie, anche se titubante, lo prese lo stesso e lo infilò nella tasca dei suoi jeans. 

<<La ringrazio>> disse a mo' di saluto e si voltò, ma prima che potesse fare anche solo un passo, una grossa mano le avvolse il braccio. Si voltò di scatto, non apprezzando tanta confidenza da parte del poliziotto, ma lasciando comunque il braccio nella sua presa, ansiosa di vedere quale sarebbe stata la sua prossima mossa. 

<<Prima di andartene... volevo chiederti una cosa>> la voce di Ezra sembrava quasi nervosa e la cosa la sorprese e non poco. 

Ezra si passò una mano nei capelli scuri, i quali ricaddero come una cornice sul suo viso. 

<<Mi chiedevo se ti andasse di uscire con me qualche volta... magari potremmo andare a prendere un caffè da Marge?>>  

Pura confusione invase la mente di Sophie. Ezra Madden era bellissimo, senza alcun'ombra di dubbio, ma uscire con lui non le sembrava una grande idea. Innanzitutto la loro differenza di età non era proprio quella che poteva essere definita "socialmente accettabile", lei aveva ventuno anni, lui doveva essere poco sopra la trentina e questo la metteva incredibilmente a disagio. Inoltre, c'era qualcosa in lui che non la convinceva. Neanche lei sapeva dire cosa, ma stava di fatto che il presentimento che aveva non era per nulla buono. Tutta la confidenza che lui mostrava nei suoi confronti non era normale, e lei, in fondo, lo sapeva.

I suoi occhi castani erano fissi in quelli verdi di lui, ma non videro nulla di allarmante, solo un'innocua voglia di conoscerla. Che lei si stesse sbagliando?

Il suo sguardo si abbassò sulla sua divisa e il suo distintivo scintillante, e un altro pensiero le invase la mente. E se avesse deciso di non proseguire con le indagini in seguito ad un suo rifiuto? Sapeva che una cosa del genere sarebbe stata illegale, ma sapeva anche che nella piccola città l'equità della legge non era sempre una garanzia. 

Sospirò e rispose d'impulso.

<<Va bene, ma solo un caffè>> le parole avevano un sapore amaro nella sua bocca e fu incredibilmente difficile per lei pronunciarle.

Il viso di lui, invece, si illuminò. Le sue labbra si piegarono in un sorriso ammaliante e finalmente mollò la presa sul suo braccio.

<<Perfetto, allora ti scriverò nei prossimi giorni>>

Sophie annuì e, senza guardarsi indietro, iniziò ad incamminarsi verso casa sua.

Nonostante fosse girata, poteva sentire lo sguardo del poliziotto bruciarle sulla schiena. La consapevolezza dell'errore che aveva appena commesso cominciò a pesarle sulle spalle, ma sapeva anche che aveva bisogno dell'aiuto di Ezra se voleva liberarsi del suo stalker. 

Il suo stalker. Il pensiero di lui la faceva rabbrividire e sperava seriamente che quella storia avrebbe avuto fine il più presto possibile. Ormai era diventato l'unica cosa alla quale pensava, uno chiodo fisso - e fastidioso - nella sua quotidianità. Non riusciva a capire chi fosse e la cosa la innervosiva più che mai.

Si chiese se accettando l'invito di uscire di Ezra l'avesse messo in pericolo in qualche modo e un po' si sentì in colpa, anche se di colpe non ne aveva. In ogni caso, Ezra era un agente di polizia, era armato, sicuramente si sarebbe saputo difendere. 

Quando Sophie arrivò a casa, il vortice di pensieri colmi del suo stalker e di Ezra non si era ancora fermato e la sua mente era ormai esausta.

Appena entrò nella sua cameretta, notò l'ennesimo biglietto sul comodino di fianco al suo letto. Sospirando, non lo lesse neanche, lo stracciò e lo buttò nel cestino.





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