capitolo 01 - dear prudence

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L'ospedale si staglia davanti a me in tutta la sua asettica imponenza. Un grosso edificio bianco e sbilenco che occupa l'intero isolato.

Già fuori dal cancello inizio a sentire quella cazzo di musica che mette il dottor Fincher per i pazienti. Dice che dovrebbe aiutare, ma secondo me li farà diventare solo più matti. La musica alcune volte mi penetra il cervello così a fondo che non riesco a pensare ad altro.  Vorrei dirlo a Fincher, ma già mi odia abbastanza così.

«Buongiorno Prudence» dice Stacy, nascosta dietro plichi e plichi di fogli d'ammissioni e dimissioni. Mi domando immediatamente se ci sia anche quello di Slasher e un brivido mi percorre tutta la lunghezza della schiena.

«Buongiorno. Ho visto il telegiornale questa mattina...» mormoro, avvicinandomi verso la segretaria. Neanche a dirlo, Stacy adora il gossip.

«Sì, è terribile... quel maniaco di Slasher ricoverato proprio qui da noi... ci pensi? Ora è in isolamento. Non voglio neanche immaginare cosa succederà allo psichiatra che dovrà prenderlo in cura. Spero tanto che non sia tu, Pru.»

Oh, mia dolcissima amica, io invece spero l'esatto contrario. Desidero esplorare ogni centimetro della mente di Slasher, non voglio farmi scappare neanche un dettaglio della sua personalità. Le rifilo un sorriso dolce di circostanza e mi avvio verso il mio ufficio a passo spedito. Devo trovare Fincher prima di quello stronzo di Jason per avere una minima possibilità che me lo assegni come paziente.

Indosso il camicie come una furia e mi fiondo in corridoio. Di solito questo posto è un mortorio che mi fa venire voglia di saltare giù da una montagna senza paracadute, invece oggi c'è un chiaro brusio di sottofondo. Cazzo, è proprio arrivata una celebrità.

Incrocio l'inserviente che dovrebbe occuparsi delle pulizie delle stanze, ma che, invece, sta chiaramente facendo la spia fuori dall'ufficio di Fincher per poter carpire qualsiasi informazione in più. Lo farei anche io, ma ho ancora un briciolo di dignità e devo giocarmela tutta quanta per convincere Fincher di quanto valgo.

Non appena mi avvicino alla porta l'inserviente si dilegua, ma rimane comunque a portata d'orecchio. Alzo gli occhi al cielo e inizio a picchiettare timidamente sulla porta in mogano con la placca d'oro che recita a caratteri cubitali "DOTT. JULIUS FINCHER - CAPOREPARTO - PSICOTERAPEUTA".

«Avanti» mugugna la voce sepolcrale di Fincher dall'interno della stanza. Non appena mi chiudo la porta alle spalle vengo accolta da uno sbuffo così sonoro da farmi sobbalzare.

«Vedi? Te l'avevo detto che sarebbe arrivata anche questa cazzo di sanguisuga!»

Jason Creed, stimato collega, mi sta puntando l'indice contro e già ho voglia di mangiarglielo e risputarglielo davanti. Mi sforzo a rifilargli un sorriso affabile, solo per fare scena con Fincher.

«Carissimo... cosa ti porta qui?» sorrido con il tono più viscido e fastidioso che riesco a trovare nel mio repertorio.

«Ho chiesto prima io a Fincher. Non mi ruberai anche questo paziente con il tuo atteggiamento da puttanella del cazzo, ti è chiaro?» mi urla in faccia Creed. Io trattengo un sorriso perché lo trovo sempre molto buffo. Questo deve farlo innervosire ancora di più perché la sua testa pelata diventa rossa come le sue orecchie e sembra sul punto di esplodere. Si volta verso Fincher con sguardo sgomento.

Il nostro caporeparto non ha ancora proferito una sola parola da quando sono entrata, ma ho notato che il suo telefono fisso non ha smesso di squillare neanche un secondo. Di solito non lo chiama mai nessuno, forse solo sua moglie all'ora di pranzo. Devono essere i giornalisti che pregano di avere una dichiarazione sulla salute mentale di Slasher...

Quanta idiozia pretendere che si sappia qualcosa dopo solo un'ora dalla sua ammissione.

«Modera i toni, Creed. Non si parla così a una collega. E se Prudence è riuscita a portarti via i pazienti vuol dire che se li è guadagnati...»

Personal JesusWhere stories live. Discover now