- Marshall... posso... - Iniziò. Ma prima che potesse finire, l'Alpha gli afferrò il polso e lo costrinse a stendere il braccio in un gesto rude.

Le sue pupille si restrinsero pericolosamente e le sue iridi divennero così scure da sembrare quasi nere. Un suono cupo e profondo si udì minaccioso, come il brontolio di un temporale in procinto di scatenare tutta la sua furia.

L'Omega spalancò gli occhi e deglutì nervoso. Si liberò dalla presa non troppo salda e adagiò la ragazza sul letto.
La guardò per qualche istante mentre assumeva una posizione fetale poi si alzò e indietreggiò quel tanto che bastava per raggiungere il suo compagno.

Lui seguì tutti i suoi movimeni, rimanendo vigile e immobile.
Un lupo in attesa.

Gumball afferrò di scatto la sua mano e lo trascinò in corridoio, sentendo il bisogno quasi fisico di farlo allontanare da lì il più in fretta possibile.
Non poteva rimanere lì dentro un istante di più. Non aveva realizzato quanto potesse essere difficile cercare di rimanere lucido e distaccato in quella situazione.

I suoi passi si fecero incerti e la presa sulla mano del suo Alpha si fece meno salda, ma continuò a trascinarlo in giro e si fermò soltanto quando ritenne di essersi allontanato abbastanza da quella camera.
Sentiva lo sguardo penetrante di Marshall, bruciargli la sua schiena.
Nonostante lo avesse seguito senza opporre resistenza, percepiva le sue emozioni roventi e incontrollabili.
Non aveva bisogno di affidarsi al Legame per sentire il fiume di lava della sua collera bollire e ribollire.

- So che sei arrabbiato. - Mormorò l'Omega senza voce, dandogli ancora le spalle.
Aveva paura di voltarsi.
Aveva paura di perdersi nei suoi occhi pieni di... disprezzo.

- Non sono arrabbiato.-  Ribattè l'Alpha con voce ostile. - Sono incazzato nero.-

Gumball sentì una fitta allo stomaco già ingarbugliato e portò lo sguardo a terra, stringendosi le mani in grembo, torturandole.
Non osò più dire una singola parola.

Marshall posò delicatamente le dita sulla nuca del compagno, accarezzò lieve il marchio e la condusse sulla spalla, lasciandola scivolare lungo il braccio, accarezzando la sua pelle lungo il tragitto, riscaldandola al suo passaggio con il suo calore.
Poi, senza alcuna dolcezza, gli afferrò di scatto il polso e lo sollevò di poco, esaminandolo di nuovo.

- Come potrei non esserlo quando tu sei ferito così?- Ruggì.

Gumball sobbalzò.
Si girò di poco e alzò gli occhi su di lui, spostandoli poi sul braccio preso in ostaggio.

Graffi.
Lunghi, ramificati e profondi.

Non si era accorto di averli.

- Allora? Chi è stato?- Ringhiò Marshall fuori di sè.
L'Omega sbattè le palpebre incredulo e il suo sguardo vagò dal braccio al suo compagno. - Non... non lo so... - Rispose sinceramente.
L'Alpha ridusse gli occhi a due piccole rabbiose fessure e inavvertitamente strinse la presa.

-Ah! - Gumball si lasciò sfuggire quel mugolio e strinse le labbra, tentando di non farne uscire altri, ma a quel suono, Marshall allentò subito la stretta ed emise un lunghissimo sospiro. - Non lo sai. - Ribadì, alzando un po' di più il braccio del compagno.
Guardò i solchi a mezzaluna sul polso e i graffi che sulla pelle chiarissima risaltavano come papaveri su un campo di grano.
Avvicinò le labbra.
Tracciò lieve le linee con la lingua,  risalendo verso l'incavo del gomito dove si trovavano i graffi più profondi e si soffermò lì. Poggiò la bocca e succhiò piano la ferita, arrossando la pelle ancora di più.

L'Omega trattenne quasi il fiato e mugolò per lo strofinio della lingua sulla pelle lesa. Il dolore pian piano mutò in qualcosa di estremamente diverso,  trasformando anche i suoi mugolii.

• Fanfiction Omegaverse • [Ita]Where stories live. Discover now