Scarpette Rosse

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02

Gumball fissò conocchi sgranati la macchina bianca che quasi lo avevainvestito.
Tremante, indietreggiò di qualche passo, cercando dinon cadere sulla strada, come un peso morto.

Sarebbe bastato uncentimetro.
Un solo centimetro e sarebbe finito sull'asfalto.

Cercò diallontanarsi un altro po' ma con orrore si rese conto che nonriusciva più a muoversi.

Non sentiva altroche il suono del suo cuore impazzito nelle orecchie enient'altro.
Come un assordante tamburo che rimbombava ferocenella sua testa.

Trasalì.

Temeva che se non sifosse calmato subito, sarebbe morto di infarto per quanto irregolaree rapido fosse, in quel momento, il suo battito cardiaco.

Cercò di respirareprofondamente, accorgendosi solo in quell'istante di aver trattenutoil fiato fino a quel momento.

Dovevanecessariamente riprendersi dallo spavento e andare via.
Continuarea scappare il più lontano possibile.

Il suo corpo, però,non gli diede ascolto e si ribellò, iniziò a tremare, scosso ancoradalla paura e le gambe persero ogni forza e smisero di sorreggerlo.

Gumball si appoggiòsubito al cofano dell'auto per non crollare miseramente.
Nessunoquesta volta gli avrebbe impedito di cadere; il suo Alpha non era lìcon lui.
Non c'era nessuno che avrebbe potuto sostenerlo.
Erasolo.
Completamente solo.

E non valeva soloper la caduta.

Un uomo, sullaquarantina, uscì dalla macchina e si diresse a passo spedito versodi lui mentre un'espressione preoccupata gli solcava il volto giàcorrucciato. - Oh miei Dei! - Esclamò quest'ultimo, ormai ad unpasso dal ragazzo terrorizzato. - Stai bene? Per tutti gli Alpha! Tiho quasi tirato sotto! Sei ferito? -

L'Omega portò gliocchi su quell'uomo e si umettò leggermente le labbra secche,riconoscendo immediatamente il suo secondo genere dall'odore di caffètostato.
Un Alpha.
Uno stupido, dannatissimo,pericolosissimo, Alpha.

- Sta lontano da me.- Ringhiò di istinto tirandosi indietro, abbracciandosi di scattol'addome con le braccia. - Non ti avvicinare. - Soffiò di getto,mettendosi in una posizione difensiva.

L'Alpha alzòimmediatamente le mani e si fermò a qualche passo di distanza. -Scusa, scusa. - Disse soltanto. - È stata una semplicedistrazione... non era mia intenzione fare del male a te o... - loguardò attentamente e fiutò l'aria come un segugio - al tuobambino. - Concluse poi, scusandosi dispiaciuto. - Permettimi almenodi portarti all'ospedale per un controllo o di chiamare un'ambulanza.-

A quelle parole,l'Omega sgranò gli occhi.

Come facevaquell'Alpha a sapere del suo cucciolo?
Come faceva ad averlocapito?
Era il suo odore? Era già cambiato?

Lo fissò malamentee con sospetto, poi notando lo sguardo attento dell'Alpha, abbassòla testa cercando di capire cosa stesse guardando di cosìaffascinante.

I suoi occhiscivolarono sul suo ventre, protetto dalle braccia e li si fermarono.

Gumball impallidìlievemente e si affrettò ad alzare la testa e a togliere le bracciada lì.

Era statoistintivo.
Puro e semplice istinto da Omega.
Non avevariflettuto; non ne aveva avuto il tempo.
L'aveva protetto diriflesso.

Perché?

Il suo istintoprimario era stato quello di proteggere la creatura che aveva ingrembo, anche se non la voleva.

Perché?!?

• Fanfiction Omegaverse • [Ita]Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin