Il Signor Puffeau

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Beth si trovava nella sua immensa stanza: letto a baldacchino, scrivania del tutto ordinata, un tappeto a pizzi, una libreria e un fornitissimo guardaroba. Sin da bambina, Beth era stata abituata alla poca presenza dei suoi genitori impegnati altrove per lavoro. "Non mi fanno mancare niente..." sospirava la ragazza ogni giorno "tranne la loro presenza..."
A scuola se la cavava: bei voti, tanti amici e con futuri brillanti a sua disposizione, ma quel che lei desiderava nel profondo del cuore era di diventare una scrittrice, sì proprio così una scrittrice: immaginava mille storie avventurose come misteriose presenze inquietanti e sussurri nel buio, ma anche giovani cavalieri o elfe coraggiose. Di questa passione non ne aveva fatta parola con nessuno tranne alle due più care amiche: Bianca e Jen. Pensando a loro, Beth sorrise: adorava passare i pomeriggi assieme a loro, giocando a videogiochi pazzeschi e fare finta di ballare come delle vere professioniste.
Quella mattina, seduta nella sua scrivania, tentava di scrivere un racconto o comunque di mettere giù qualche idea, ma niente. Aveva tante idee in testa ma non riusciva a metterle insieme, sembrava che fossero volate via come uno sciame di farfalle.
In quel momento la porta della camera si aprì leggermente e dalla soglia spuntó un viso familiare: si trattava di zia Giulia che, con il suo solito sorriso, irruppe in camera andando incontro alle sua adorata nipote. Zia Giulia che era sorella di sua madre, era l'unico membro della sua famiglia che le era rimasto. Non sapeva bene cosa fosse successo in passato ai suoi genitori, la zia le diceva sempre che erano morti in una crociera ma Beth non ci credeva molto.

«Tesoro è arrivato lo zio, il signor Puffeau. Desidera tanto vederti e di proporti qualcosa per questo pomeriggio, ci stai?»

La ragazza annuì poco convinta e ancora in mezzo ai suoi pensieri. Lo zio, il signor Puffeau, era un tipo severo e molto rigido. Lui invece era il fratello di suo padre e, come zia Giulia, era l'ultimo membro della sua famiglia. Ogni tanto veniva a trovare Beth e sua zia.
Scendendo le scale Beth vide il suo parente abbandonato in una delle tante poltrone del salotto, intento a fumare del tabacco odoroso dentro a una pipa. Il signore indossava una camicia bianca immacolata e perfettamente stirata, che era in contrasto con la cravatta nera che gli pendeva dal collo, i capelli grigetti erano perfettamente pettinati e abbinati ai suoi occhi mezzi chiari, infine le labbra sottili erano esaltate da due baffetti buffissimi che Beth riteneva ridicoli per un uomo rispettabile come lui.

«Salve cara» disse con la pipa in bocca «è da molto tempo che non ci vediamo, hai fatto progressi?»
«In cosa signore?» Chiese la ragazza un po' confusa.
«Ma nella danza è chiaro» obiettò lui sorpreso «fammi vedere cos'hai imparato durante la mia assenza.»

La ragazza alzò gli occhi al cielo: odiava ballare davanti ai suoi parenti. E inoltre trovava ingiusto che invece di chiederle come stava o cose di questo genere, gli domandava altro come se non fosse interessato a lei.
Così, con grande fastidio, Beth salì in camera, calzò le scarpette e, davanti allo sguardo severo dello zio, cominciò a volteggiare leggera per tutta la stanza, trasmettendo ai suoi cari, una leggerezza innaturale. Venne un passo più complicato che la ragazza errava molte volte e che in quel momento sbagliò il modo in cui mise il piede e, anche se riuscì a recuperare l'incertezza, si sentiva schiacciata dal peso dello sguardo del signor Puffeau. A fine esibizione la zia applaudì gioiosa mentre lo zio commentava ogni singolo passo della ragazza e, con molta pazienza, Beth dovette ascoltare le puntigliose correzioni dell'ospite.

Il pranzo fu il momento peggiore: la ragazza era completamente al centro dell'attenzione e, a suo malgrado, doveva rispondere a domande fastidiose che il signor Puffeau le riservava con accuratezza probabilmente studiata. Beth pensò ai suoi genitori. Una voce dentro di lei, forse la sua coscienza, le diceva che quello che le raccontavano sulla loro morte, fossero tutte bugie per non spaventarla. Doveva scoprire la verità.

SPECTRALIUM e Il Maleficio Della Bambola Nera Where stories live. Discover now