«Non possono riportarlo qui» le dissi, trattenendola dalle braccia. Lei scosse la testa, mormorando parole che non compresi; sembrava aver perso la ragione. «Devono occuparsi di lui, Juni. Non...» Ma la mia forza non bastava e la voce mi si assottigliò. «Non c'è niente che possiamo fare.»

«No, no!» Strillò, provando a divincolarsi dalla mia presa. «Mi occupo io di lui. Me ne occupo io! Lasciami andare!»

«Non puoi» le ripetei; per quanto sentissi che ogni parte di me si stesse spezzando, Juni aveva bisogno di me. Dovevo essere forte per lei, anche se ero fragile come carta bagnata. «Non puoi più occuparti di lui, Juni.» Una lacrima mi colò lungo la guancia, bruciandomi la pelle. «Mi dispiace così tanto.»

«No!»

Mi sfuggì dalle mani come una scheggia. Si lanciò verso i paramedici che stavano chiudendo le portiere dell'ambulanza. Le corsi dietro, ma qualcuno arrivò prima di me. Juni andò a sbattere contro il corpo di Kiran, che s'infilò qualcosa nella tasca dei pantaloni e l'afferrò dalla vita, immobilizzandola.

«Lasciami!» Lo colpì al petto, ma Kiran non si mosse. «Lasciami andare! Elis!» Urlò, quando la polizia aprì un varco tra la folla per permettere all'ambulanza di uscire. «Elis, no! Aspettate! No! Elis...»

«È inutile, Juniper» la voce di Kiran penetrò fino alle viscere della terra. «Elis è morto.»

«No!» Si scagliò contro Kiran che, questa volta, mollò la presa, indietreggiando. Juni si portò le mani alla testa, scuotendola con forza, gli occhi strizzati e le labbra che tremavano. Stava dicendo qualcosa, ma non riuscivo a distinguere le parole. I suoi vestiti erano sporchi di sangue, come quelli di Kiran. Come i miei.

«Non lo voglio» mormorò; le lacrime ripresero ad aggredirle il volto. «Non lo voglio» ripeté, adesso con voce più alta, mentre si trascinava le mani sul viso, poi sul collo. Corrugò la fronte, il suo respiro accelerò, e le sue parole divennero lacci di rabbia. «No, no, no!» Urlò furiosa. E si premette le mani sulla pancia. «Non lo voglio! Toglietelo dal mio corpo, non lo voglio!»

«Juni...» per un solo istante, un solo, brevissimo istante, provai qualcosa di diverso dal dolore. «Di cosa stai parlando?»

Quando la mia migliore amica sollevò lo sguardo verso di me, i suoi occhi erano infuocati. Le sue lacrime erano fiamme e le iridi frammenti esausti di cielo.

«C'è un bambino qui dentro» si colpì il ventre. «E suo padre è appena morto!»

Avevo sempre pensato che il mondo fosse un posto crudele.

Ma non pensavo che avrebbe potuto esserlo così tanto.

«Che cosa?» Kiran la fissò con occhi vitrei e stravolti. «Sei incinta?»

«Sì, Kiran, sono incinta» si voltò verso di lui con uno scatto. L'incendio che l'aveva travolta, adesso era solo fumo. Juni stava diventando cenere davanti ai nostri occhi. «Ma Elis non lo saprà mai.»

⁎⁎⁎

Non ero ancora riuscita a spiegarmi come fosse cambiato tutto così all'improvviso.

Avevo sempre creduto che la vita fosse imprevedibile, sfuggente, che non prendeva ordini dai nostri desideri e dalle nostre speranze. Avevo sempre creduto che il nostro libero arbitro fosse solo un'illusione di controllo, perché per quante decisioni giuste avremmo potuto prendere per vivere secondo le nostre regole, di regola ce ne sarebbe sempre stata solo una.

La vita fa come le pare.

Un attimo prima stavamo ridendo tutti insieme mentre guardavamo Il diario di Bridget Jones. Stavamo parlando dei nostri piani per l'estate, della California, del senior prom. Eravamo spaventati da quello che sarebbe accaduto in futuro, ma eravamo felici, perché eravamo lì tutti insieme.

𝐃𝐚𝐥𝐥'𝐚𝐥𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐦𝐚𝐫𝐞Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang