46.🌙

9.5K 321 82
                                    

•Segreti e barattoli di gelato•

«La parte più bella di te
è quella che cerchi di nascondere.
Perciò, smetti di farlo.» 


«Fino a quanto sai contare?» Mi chiede Kiran, mentre scarto un nuovo cerotto e lo attacco sul graffio che gli ha lasciato Elijah stamattina. Lo ha afferrato dal braccio per fargli cadere i libri e quando Kiran ha provato a divincolarsi, lui ha stretto la presa con le unghia. 

Adesso Kiran ha un altro segno orribile che parte dal gomito e arriva quasi al polso.

«Fino a duecentotrentaquattro» gli rispondo, sollevando lo sguardo nei suoi occhi. «Perché poi ogni volta mi dimentico a quanto sono arrivata e perdo il conto.» Il sole è molto forte oggi. Invade il mio giardino e attraversa le fronde degli alberi del nonno. E brilla negli occhi verdi di Kiran.

«Menomale» sospira. «Così puoi aiutarmi a contare queste.» Ritrae il braccio che aveva posato sulle mie gambe mentre gli mettevo il cerotto e inizia a frugare qualcosa nel suo zaino. Quando tira fuori un barattolo di vetro pieno di fiori, lo guardo un po' confusa.

«Cosa devi fare con tutte quelle margherite?» Gli chiedo. Kiran svita il coperchio e rovescia i fiori sulla tovaglia arancione che abbiamo aperto in giardino e su cui siamo seduti.

«Sono per te» mi dice, e io spalanco gli occhi. «Ma ogni volta che arrivo a centoventisei, perdo il filo.» Mi rivolge un sorriso timido e io sono sicura che il mio cuore si stia sciogliendo. 

I cuori possono sciogliersi? Forse no, se ci penso. Allora cosa sta succedendo al mio? Forse è colpa di tutte le ciambelle che abbiamo mangiato mentre tornavamo a casa.

«Okay, contiamole.» I suoi occhi s'illuminano ancora di più. Iniziamo a contare i fiori sparsi sulla tovaglia e, parecchi minuti dopo, ci guardiamo soddisfatti e contenti del nostro lavoro.

«Mi hai raccolto centoquaranta margherite.» Dico a voce alta.

«Centoquarantuno» mi corregge, allungando una mano verso di me. «Se n'era incastrata una tra i tuoi capelli.» Invece di sfilarla, però, Kiran me la sistema sopra l'orecchio e mi sorride, come se fosse felice. «Adesso sei ancora più bella.»

«Perché ne hai raccolte così tante?»

«Perché ogni volta che sceglievo quella da regalarti, ne vedevo un'altra e pensavo che ti sarebbe piaciuta. E poi un'altra, un'altra ancora, fin quando non sono diventate centoquaranta.»

«Centotrentanove» lo correggo io, questa volta. Ne prendo una dal barattolo e gliela metto tra i capelli biondi. «Anche tu sei più bello adesso.»

Un po' più tardi, il nonno ci porta la merenda.

«Pancake al maracuya per il piccolo Kiran» dice, posando il vassoio sulla tovaglia. «E pancake al cioccolato per la mia Anemone. E spremute d'arancia per tutti e due.»

«Grazie, nonno.»

«Grazie, Signor Dawson.»

«Vi ho portato anche una coperta, inizia a fare freddo qui fuori.» Ce la sistema sulle spalle e poi ci scompiglia un po' i capelli. «Oh, prima che me ne dimentichi» il nonno solleva la fotocamera che si era appeso intorno al collo e la punta verso di noi. «Sorridete! Vedrete quanto sarà bello il vostro album dei ricordi.» Io e Kiran ci abbracciamo e il nonno scatta con un gigantesco sorriso emozionato. «La prossima settimana vado a svilupparla. Fate i bravi, bambini. E se volete delle caramelle, sono nel terzo cassetto della cucina, sotto i canovacci. Leopold non sa che ho scoperto il suo nascondiglio.»

𝐃𝐚𝐥𝐥'𝐚𝐥𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐦𝐚𝐫𝐞Where stories live. Discover now