7. Famiglia a modo suo

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"Non lo so" si limitò a dire. Allargò le braccia, cercando di apparire allegro e spensierato: "Guardate, non ho neanche una maglietta per me! Questa mi va grandissima!"

"Deve essere di Victor" disse Eriel, soddisfatto di aver distratto i gemelli, che in effetti avevano iniziato a lasciare i suoi fianchi, prendendo coraggio per osservare meglio quel nuovo venuto e i suoi strani vestiti.

"Perché non hai una maglietta tua?" domandò Gala, aggrottando le sopracciglia, che erano rosso ruggine come i capelli, dello stesso identico colore di quelli del fratellino.

"Non avevo una casa" rispose Ivan, decidendo di giocarsela con un po' di compassione. "E non avevo vestiti".

"Vedete? Henar ha fatto bene a portarlo da noi, vero?"

I gemelli sembrarono colpiti da quell'informazione. Forse, immaginò Ivan, loro erano nati in quella bella casa valenciana e non sapevano cosa significasse non avere dimora fissa. Invece, Gala mormorò a bassa voce: "Magari Victor se lo mangia perché ha messo una sua maglietta".

Ivan ne ebbe abbastanza di sentirlo nominare. Con uno scatto della mano sinistra nascose il riccio di peluche, scostò le coperte e si ritrovò in piedi, nei suoi pantaloni larghissimi e a piedi nudi. I gemelli non si mossero dalle loro posizioni: ormai sembravano aver capito che da quel magro biondino non poteva provenire alcun pericolo.

"Vuoi mangiare qualcosa?" domandò Eriel con tono tranquillo. Ivan si chiese se sapesse com'era morta Lutxi, ma il ragazzo non sembrava turbato. Certo, aveva un'aria malinconica e accennò un sorriso triste quando si rese conto che lo stava guardando negli occhi, ma niente più.

"Sì, grazie". Non aveva fame, ma gli sembrava maleducato declinare l'invito. I gemelli si attivarono subito, mentre Ivan usciva dalla stanza: saltellarono nel corridoio per indicare la via. Appena arrivarono alle scale, si lanciarono sui gradini e sparirono alla vista.

"Henar mi ha detto che è successo ieri" mormorò Eriel, mentre camminava al fianco di Ivan.

"Ah", ribatté lui, all'improvviso incapace di deglutire. Eriel fece un cenno triste e aggiunse: "Mi dispiace che ti abbia fatto questo. Lutxi era un'amica, ma sapevo che prima o poi l'avrebbe pagata".

"Cosa vuoi dire?" chiese Ivan, fermandosi vicino all'imboccatura delle scale. Si voltò verso l'altro ragazzo. Eriel era più piccolo ed esile di lui, ma aveva quello strano seno e, se osservato con una certa attenzione, si notavano fianchi con una bizzarra curva molto femminile. Si strinse nelle spalle. "Non era la prima volta che mordeva. Lutxi aveva sempre fame, e poco autocontrollo. Henar mi ha detto che dopo aver tentato di ucciderti, è scappata ma è finita sotto la metro".

Ivan non seppe se provare sollievo o orrore per quella scoperta, e il dilemma si risolse in una dolorosa contrazione dello stomaco. Henar e Joel sapevano la verità, ma era chiaro che non avevano voluto condividerla con i giovani della famiglia. Significava che anche lui doveva rimanere al gioco? La risposta non poteva che essere una, perché nessuno avrebbe accettato che l'assassino della loro amica vivesse con loro. Ivan ricordò all'improvviso il sogno e il sorriso malandrino di Lutxi ammiccò nella sua testa, un occhiolino d'intesa per quel loro piccolo segreto. Lui deglutì e rispose: "Mi dispiace per quello che le è successo".

Eriel annuì comprensivo. "A tutti dispiace. Ah, non dire niente ai gemelli. Joel ha detto che Lutxi è andata a trovare una zia".

"Certo".

Si avvicinarono alle scale e mentre le scendevano, Ivan si accorse che sulle pareti vi erano altri quadri. A dire il vero, anche sulle pareti del corridoio aveva visto cornici, ma non aveva fatto caso al loro contenuto. In quel momento si concentrò sul più grande, che li attendeva giusto sopra la curva a gomito della scalinata, vicino al vaso antico. A differenza dei due dipinti angoscianti visti la sera precedente nel salone d'ingresso, questo raffigurava una scena gioiosa. C'erano molte donne vestite di bianco, che ballavano in un palazzo vestito a festa, con ghirlande colorate e fiori a coronare una fontana di marmo.

Picky EatersWhere stories live. Discover now