«Mi dispiace non lasciarti più tempo con loro» dice mentre apre la portiera dell'auto per farmi salire.

«Tranquilla lo capisco, ma devo ancora abituarmi nonostante tutto questo tempo» le dico sorridendo debolmente.

Chiudo la portiera e aspetto che Angelina salga nel sedile accanto al guidatore.

All'appuntamento ci accompagna Thomas, l'autista dell'orfanotrofio. Lavorava già qui quando sono arrivata, all'inizio mi faceva paura, mi sembrava un uomo burbero e guardava tutti con quell'aria arrabbiata.
Alla fine però, ho imparato a conoscerlo. È un uomo dolce sotto quello sguardo duro, tratta me e tutti gli altri ragazzi che stanno in orfanotrofio come se fossimo suoi figli.
Certo, magari è un po' troppo rigido ma sa essere simpatico. E soprattutto, è un golosone, proprio per questo ho preparato la colazione anche a lui stamattina.

Una volta salita Angelina, Thomas aziona l'auto e partiamo.

Non mi sembra ancora vero che lascerò il posto dove sono praticamente cresciuta, per trasferirmi in un dormitorio.

Ho passato quasi la mia intera infanzia qui, per ben 12 anni l'unica cosa che ho visto sono state le mura dell'Blue Orphanage. È proprio qui però, che dopo la morte dei miei genitori mi sono sentita di nuovo a casa.
Non è stato per niente facile all'inizio, ricordo di essermi chiusa molto in me stessa e di aver smesso di parlare per non so quanto tempo.

È stato grazie ad Angelina, la proprietaria, che ho iniziato ad approcciarmi al mondo di nuovo. Lei mi ha spronata a giocare con i bambini che vivevano insieme a me lì e a frequentare le lezioni.

So che non dev'essere stato facile neanche per lei, i primi tempi. All'inizio non facevo altro disubbidire alle regole, non mangiavo e mi chiudevo nella stanza senza far entrare neanche i bambini che dividevano la camera con me.

Ma questa volta è diverso. O almeno spero.

Nonostante mi faccia male allontanarmi dalle persone che ho conosciuto qui, alle quali mi sono affezionata e, nonostante la mia perenne paura per i nuovi inizi, sono pronta.
Ho capito, con non pochi sforzi, che purtroppo la vita deve e va avanti, e che di certo non aspetta chi rimane indietro a tormentarsi senza affrontare le difficoltà.

Proprio per questo sono pronta per questo nuovo inizio, la paura non mi abbandona, ma ora sono più consapevole e so che gli ostacoli vanno affrontati. E questo è uno di quelli.

☁️

Dopo circa due ore siamo finalmente qui, l'accademia sembra molto più grande di come avevo visto dalle foto.

Scendiamo tutti dall'auto e saluto subito Thomas, che mi fa uno dei suoi soliti sorrisi e mi abbraccia, invitandomi a chiamarlo in caso abbia bisogno di qualsiasi cosa. Gli sorrido e lo ringrazio.

Io e Angelina ci allontaniamo dalla macchina, giusto per fermarci a pochi metri da quello che dovrebbe essere l'ingresso.

Siamo davanti ad un enorme cancello grigio e, dai vari dettagli sembra proprio avere uno stile ottocentesco.

All'interno noto subito un'enorme giardino verde pieno di fiori, c'è una specie di sentiero da seguire che porta fino al portone d'ingresso, al centro però, si vede benissimo una fontana gigante.

«È bellissimo qui, Angelina» dico guardandomi intorno, Angelina si volta a guardarmi e devo avere un'espressione molto buffa visto che inizia a ridacchiare.

«Sapevo ti sarebbe piaciuta» dice mettendomi una mano sulla spalla.
«E devi ancora vedere l'interno» mi fa un occhiolino.

«Allora sei pronta? Ricordati cosa ti ho spiegato stamattina, per prima cosa devi presentarti alla preside poi vai in segreteria e ritira i tuoi docu-»
parla così velocemente che a malapena riesco a seguirla.

Glimpse of HopeWhere stories live. Discover now