Capitolo 45: Terzo Anno: I più Nobili e Antichi

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I can fly, I will scream

I will break my arm

I will do me harm

Here I stand

Foot in hand

Talking to my wall

I'm not quite right at all

Am I?

Sabato 15 Settembre 1973

Knock knock

" Sirius."

La voce di James era ferma, insistente.

KNOCK KNOCK KNOCK

"Sirius?"

Chiuse gli occhi, desiderando che, per una volta nella sua vita, James Potter si arrendesse.

"Oh, per l'amor di... Sirius Orion Black Terzo, so che sei lì!" Il suo amico continuò a bussare alla porta, sferrando colpi che fecero sussultare Sirius e digrignare i denti. Alla fine, quando James non accennò a fermarsi, gridò attraverso il legno,

"Vattene, Potter."

I colpi cessarono.

Sirius rilasciò un respiro tremante, strofinandosi i palmi delle mani sugli occhi. Si era chiuso in bagno quando gli altri Malandrini erano scesi a cena, quasi due ore prima. Solo e circondato da piastrelle fredde, Sirius era alle prese con il ringhiante groviglio di rabbia nel suo petto.

Voleva uccidere Severus Piton. Voleva ferirlo, umiliarlo così tanto che non avrebbe mai più potuto mostrare la sua faccia a Hogwarts. Sirius voleva farlo sentire piccolo, debole e solo. Voleva farlo sentire inutile.

Anche Regulus .Era furioso, ripetendo le parole di Piton mentre camminava avanti e indietro: Regulus stava dicendo a tutti che aveva passato un'estate davvero emozionante. L'immagine del suo fratellino nuotava davanti ai suoi occhi, con la bocca distorta in un sorriso cattivo, circondato da Serpeverde ridenti. La sua magia si muoveva a spirale, stappata dalla rabbia, piena del suo bisogno senza parole di ferire , di spingere il dolore verso l'esterno in modo tangibile.

Sopra di lui, le lampadine andarono in frantumi. Era solo al buio.

Sirius non sapeva quanto tempo avesse passato, camminando su e giù per le piastrelle come un animale in gabbia, aspettando che la rabbia lo consumasse o lo trasformasse o lo bruciasse. La rabbia non faceva altro che acuire la consapevolezza della propria impotenza; sentiva il bisogno incessante di fare qualcosa e allo stesso tempo comprendeva che non c'era nulla, in quel momento, che potesse essere fatto.

Mi hanno davvero cacciato?

Non era sicuro da dove venissero le lacrime, solo che lo facevano arrabbiare. Non aveva proprio senso : sicuramente avrebbero detto qualcosa se lo avessero diseredato, sicuramente non lo avrebbero costretto ad andare con tutta la famiglia al treno, sibilando di mantenere le apparenze. Sicuramente... sicuramente Reg lo avrebbe avvertito. Giusto?

Si chinò sul bordo della vasca, infilando il viso tra le mani e affondando le dita nel cuoio capelluto. Perché gli importava? Non era questo ciò che aveva sempre desiderato: che la sua famiglia lo lasciasse in pace? Dovrebbe essere elettrizzato, felice, delirante di gioia. Poteva fare quello che voleva! Dovrebbe sentirsi completamente sollevato, non più costretto a sopportare il peso delle aspettative di suo padre e delle delusioni di sua madre. Degli sguardi accusatori di suo fratello.

Allora perché si sentiva così completamente, nauseantemente vuoto ?

Remus e James stavano parlando fuori. Poteva sentire le loro voci, attutite attraverso il legno della porta del bagno: le parole si confondevano insieme, un ronzio basso che il suo cervello non riusciva a distinguere. Sapeva che stavano parlando di lui, che si preoccupavano per lui, ma non riusciva a preoccuparsene. Voleva solo che tutti se ne andassero , che lo lasciassero solo al buio. Nel bagno regnava il silenzio. Carino. Forse se fosse rimasto seduto lì abbastanza a lungo, tutti i sentimenti sarebbero fuoriusciti da lui, gocciolando lungo il bordo della vasca e scomparendo nello scarico.

All the young dudes - Sirius's PerspectiveWhere stories live. Discover now