38. Presentimento

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Mi dedica un'occhiata di sbieco e non dice nulla.
Il silenzio che segue sembra durare un'eternità e decido di spezzarlo <<Va bene, ora che so che è tutto okay, io vado...>>

Nicholas inarca un sopracciglio e mi scruta serio.
<<Non dimentichi nulla?>> Mi domanda e trattengo l'istinto di saltellare da una parte all'altra della stanza.
<<Mi sembra di no>> rispondo vaga, trattenendo un sorrisino che a lui non passa di certo inosservato.
<<Stai facendo questo gioco con la persona sbagliata, Rose...>> Mi risponde, limitando il più possibile la distanza tra noi.

La sua mano si poggia sulla mia schiena e mi spinge verso di lui, facendomi traballare leggermente. In un gesto istintivo poso le mani sulle spalle e il suo profumo è così buono che mi stordisce per pochi istanti. Aspetto con trepidazione il suo bacio ma come sempre deve rendere le cose troppo difficili, per il semplice fine di sentirsi dire che ha ragione.
<<Ora ti viene in mente qualcosa?>>
<<No, in effetti no, dovresti spiegarti meglio...>> Sghignazza, e scuote la testa divertito. Si inumidisce le labbra, guardandomi con gli occhi che brillano di divertimento.

<<Va bene>> sussurra avvicinandosi.

<<AL LADRO! AIUTO! AL LADRO!>> Un urlo improvviso mi fa sussultare. Lo sguardo di Nicholas, prima divertito e rilassato, ora non reca alcun cenno di spensieratezza.

<<Fanculo!>> Lo sento sbraitare prima di iniziare a correre verso il corridoio. Lo seguo anch'io e, una volta fuori, la prima cosa su cui si catapultano i miei occhi è una sagoma lontana, vestita di nero dalla testa ai piedi, che di spalle si allontana correndo.

Dietro di lui, Nicholas lo segue con passo sostenuto, a distanza, quasi non volesse avvicinarsi troppo.
Resto ferma, inerte a guardarli.
<<OH MIO DIO! PERCHÉ A NOI?>> Questa volta riesco a capire perfettamente a chi appartenga la voce incrinata dal panico e dalla paura.
Mi avvicino a quella che riconosco essere la signora Jhonson e cerco in qualche modo di tranquillizzarla.

<<Le ha fatto del male, signora? Sta bene?>> Le domando e lei sembra accorgersi solo ora della mia presenza. Attratti dalle urla, altre persone si affacciano sul corridoio e ben presto i mormorii si diffondono nell'aria.

<<No, nulla...>> Con gli occhi lucidi e lo sguardo vacuo mi risponde in un soffio di voce impaurita.
Mi accorgo che trema da capo a piedi e temo che possa sentirsi male da un momento all'altro.
<<Dell'acqua! Portatele dell'acqua!>> Incinto la marmaglia di persone presenti a rendersi utile.
Le mie parole creano agitazione e molto presto mi ritrovo con una bottiglietta di acqua tra le mani.

La apro velocemente e la porgo a lei.
<<Ecco, beva un po'>> lei mi ascolta e la afferra ma sono costretta a tenere la mia mano sotto per assicurarmi che non le scivoli dalle sue. <<Si sente meglio?>> Le domando e lei scuote la testa, lasciandosi andare ad un pianto disperato. Si copre gli occhi con le mani e singhiozza, coprendo le parole che le rivolgo per rassicurarla.

<<Signora non si preoccupi, vedrà che lo prenderanno...>>
Lei mi guarda e, forse riconoscendo in me una figura amica, mi stringe in un abbraccio disperato.
<<Perché sta succedendo tutto questo? Perché a noi?>> Geme e le accarezzo le spalle per calmarla.
<<Non faccia così, risolveremo tutto...>> Le dico, sebbene non sia del tutto certa che si tratti di qualcosa di mia competenza.

Aspetto che il suo respiro si calmi per scostarmi leggermente e, nel farlo, mi accorgo che decine di occhi si sono posati su di noi.
<<Non c'è niente da vedere!>> Con voce grossa mi rivolgo a tutti quelli che continuano ad assistere alla scena parlottando tra di loro.
Detto questo, apro la porta della camera dei coniugi Jhonson e vi conduco la signora accanto a me ma me ne pento immediatamente dopo.
Che disastro!

Under the same night sky Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora