Capitolo 3

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Erano ormai passate quasi quattro ore da quando Harry era arrivato davanti al cancello di casa. Prima di uscire aveva lasciato le chiavi sul tavolo, e se ne era accorto troppo tardi.

Stava aspettando che Louis tornasse dall'ospedale ma era evidente che fosse in ritardo.
Aspettò altri venti minuti prima di vedere l'auto del maggiore parcheggiare nel vialetto di casa, quando Louis scese dalla macchina e si accorse della presenza del ragazzo si accigliò e preoccupato si affrettò a raggiungerlo.

«Amore, cosa ci fai seduto qui per terra?» domandò Louis
«Ho lasciato le chiavi sul tavolo.» gli rispose Harry alzandosi dallo scalino.
Louis si soffermò a guardarlo confuso, entrambi sapevano di avere un mazzo di scorta sotto il vaso, era stato Harry stesso a scegliere il posto e a metterle.

«Harry, lo sai vero che abbiamo un mazzo di scorta sotto le margherite?».
Il riccio gli lanciò uno sguardo perso, e dopo aver metabolizzato le parole di Louis un'espressione meravigliata gli spuntò sul viso.

«Cazzo, hai ragione! Me ne ero scordato.» esclamò e Louis scosse la testa divertito.
Harry era sempre stato un po' sbadato, lo conosceva da anni e ancora si doveva abituare.

Dopodiché Louis aprì la porta ed entrambi entrarono, si levarono le giacche e le scarpe, per poi dirigersi verso la camera da letto.
«Mi sei mancato oggi, ormai passo più tempo con la donna delle pulizie del secondo piano che a casa con te.» affermò Louis avvicinandosi al ragazzo, il quale si fece scappare una leggera risata, anche se sembrava avere la testa da un'altra parte, ma Louis pensò che probabilmente era la stanchezza.

Dopo essersi spogliati, lavati e aver messo qualcosa per dormire, i due ragazzi scesero al piano di sotto, dove Louis preparò la cena, dato che Harry non ne aveva voglia.

Quando finirono di cenare si misero sul divano a guardare un film per quasi un'ora, poi si andarono a mettere nel letto.



Era notte fonda quando Harry si svegliò a causa di alcuni rumori, così si trascinò via dalle braccia di Louis il più delicatamente possibile e andò al piano di sotto; era nel soggiorno quando si accorse di sentire alcuni mormorii provenire dalla cucina. Il cuore cominciò a battergli più velocemente, e i suoi palmi iniziarono a sudare, ma cercò di tranquillizzarsi, così prese il rampino di ferro battuto del camino e lentamente si avvicinò alla cucina, accese le luci, ma non vide niente. Fece qualche passo avanti e si fermò nel centro della stanza. Stette sull'attenti per cercare di sentire qualcosa, ed effettivamente sentì dei bisbigli, i quali gli ricordavano la voce di suo padre, proprio dietro di lui, ma quando si voltò vide solo Louis, il quale lo guardava con occhi assonnati. Ma nonostante egli riconobbe la figura del maggiore non riuscì a non lasciarsi scappare un sussulto.
«Calma piccolo, sono io. Che succede?» sussurrò il liscio con voce rauca.

Harry guardò Louis attentamente, ma nonostante la sua presenza non riuscì a tranquillizarsi, così decise di rimanere distante da lui.
«Ho sentito dei rumori e sono sceso giù, quando sono arrivato in cucina mi sembrava di aver sentito la voce di mio padre, ma non c'era nessuno.» ammise il ragazzo con voce tremante.

Louis, quando vide gli occhi di Harry diventare acquosi, non riuscì a trattenere un'occhiata carica di pena e si portò il ragazzo al petto per stringerlo forte. Due mesi prima Harry aveva perso suo padre in un tragico incidente stradale, e quello era un periodo molto stressante per lui, doveva ancora metabolizzare del tutto il lutto.

«Amore, lo sai che tuo padre non era davvero lì?» Harry annuì nell'incavo del suo collo e si strinse a Louis ancora più forte, ormai le lacrime avevano preso il via e i singhiozzi non lo facevano respirare bene. Il maggiore lo prese in braccio e lo riportò nel letto; dopo essersi messi sotto le coperte Louis cercò di calmare il pianto del più piccolo, accarezzandolo e sussurrandogli parole dolci e solo dopo quasi mezz'ora Harry riuscì ad addormentarsi, tra le braccia di Louis, il quale non diede molta importanza all'accaduto e si rimise a dormire.

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