Rondine

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Mika aveva le mani sporche di sangue. Aveva sangue sugli avambracci, l'aveva sui vestiti, e sotto le unghie. Guardandosi nello specchio vide che ne aveva anche sul viso.

Emise un singhiozzo strozzato e rovesciò il bicchiere degli spazzolini per la foga di prendere il sapone. Iniziò a strofinarselo addosso con furia, come se il sangue fosse un acido che gli mangiava le carni.

Non seppe quanto tempo ci mise per togliersi tutte quelle macchie dal corpo, ma era incastrato tra l'armadietto e il wc, con il fiatone come dopo una maratona estiva, quando Gunter aprì la porta del bagno.

«Stai bene, Misha?»

«Non sto bene.»

«Sentimi: la callottola è passata attraverso, va bene? Non arrivava qui vivo se gli bucava qualcosa di importante. Tu froda di me, sì?»

«Froda... se mi fido di te? Neanche so chi sei» replicò Mika, passandosi l'asciugamano in faccia. «Mi ha detto lui di portarlo da te...»

Gunter non si offese, anzi: gli sembrò più cortese e comprensivo che mai.

«Tu mi hai visto. Eri là con me, assistente, no? Non sembro un bravo doktor

Mika strinse gli occhi. Starsene lì a tenere fermo Yuu quando il dolore lo faceva muovere mentre Gunter apriva e ricuciva era stato orribile, ma aveva notato la mano ferma e l'agilità con cui eseguiva le operazioni necessarie.

«Vieni. Tu devi mangiare. Devi tenere te in forze.»

Gunter lo portò in cucina e lo fece sedere al tavolo. Gli diede da bere e gli preparò un panino grigliato, mentre Mika non faceva che fissare la porta della camera da letto.

«Lui... lui sta bene, adesso?»

«Ti assicuro, lui vive, se non si fa sporare prima di mattina» fece lui, e ridacchiò. «Mangia ora.»

L'ultima cosa che aveva voglia di fare era mangiare. Guardò il panino e scosse la testa.

«Non ce la faccio.»

«Tu devi. Il tuo corpo ha preso forte shock, capisci? Ed è stanco. Tu devi mangiare e poi riposare» insistette Gunter, delicato e gentile nel tono e nei modi. «Da' me braccio, controllo il foro.»

Mika gli lasciò prendere il braccio e controllargli il foro dell'ago. Gli tolse il cotone per mettergli un cerotto bianco, di quelli usati in ospedale.

«Sei sicuro vero che tu e lui siete di stesso gruppo?»

«Non siamo dello stesso gruppo... ma io... posso donarglielo. Lui non può darlo a me, ma io posso, a lui» mormorò Mika, quasi confidasse un segreto. «Ma gli basterà? Dovevo dargliene di più...»

«Stephan ha sangue che gli serve» insistette lui battendogli sulla spalla. «E ha buon amico. Ha tutto quello che serve per guarire. Ora tu mangia: se devi dare ancora tu devi avere sangue anche per te. Devi riclerare

Mika guardò il panino e l'aprì, scoprendo che c'era dentro un po' di tutto: dai peperoni al formaggio, della carne rossa e del pollo, un uovo sodo tagliato a metà e dei funghi. Ma non se la sentiva, aveva troppo peso sul cuore per sperare di inghiottire qualcosa.

«Dove hai imparato a fare quelle cose?»

«Io dico mia storia solo se tu mangia.»

Sospirò e studiò il panino come se fosse uno strano animale morto a lezione di scienze, ma alla fine riuscì a fare uno sforzo e prenderne un piccolo morso. Gunter fu soddisfatto.

«Bene! Successo è che: io, Gunter Blum, sono stato studente di medicina. Ah, anni prima, anni prima. Ma posso ancora opirare cose piccole, e Stephan lo sa. Ti piace Gunter special?»

I Figli di PrometeoWhere stories live. Discover now