Nido

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Yuu ne aveva fin sopra i capelli di quelle strade di campagna che si snodavano tra campi punteggiati di fienili, dopo più di un'ora passata a cercare di raccapezzarsi tra biforcazioni senza indicazioni e la stessa città in cui finiva per tornare come in un girotondo molto poco divertente.

Esasperato inchiodò nel parcheggio dell'emporio – dove aveva già fatto manovra due volte per tornare all'esplorazione della campagna – e cacciò la mano sotto il sedile. Doveva esserci una bottiglia d'acqua, lì da qualche parte.

Dal negozio uscì un uomo. Era sulla cinquantina, con capelli corti che sembravano tagliati da un barbiere con problemi di vista, e con una salopette di jeans scolorita e rammendata in più punti con delle toppe di tessuti diversi: lo stereotipo del bifolco.

Quando incrociarono lo sguardo lui gli fece un sorriso cordiale. Yuu abbandonò il suo proposito di bere e abbassò il finestrino.

«Ehi, puoi aiutarmi?»

«Che succede, amico? Ti sei perso?»

«Sto cercando Mikaela. Mi hanno detto che vive in una casa qua intorno, ma non riesco a trovarla.»

«Ma va'! Cerchi Lucky? Io lavoro là» l'informò l'uomo, animato di gioia all'improvviso. «Dammi uno strappo che ti indico la strada. Non è difficile trovarla, ma il temporale dell'altra sera ha rotto il cartello al bivio.»

Già rassegnato a rilavare gli interni della macchina Yuu gli fece un cenno della testa.

«Sali.»

Prima di lasciare i confini cittadini sapeva già che il suo passeggero si chiamava Gary, che viveva lì da quarant'anni, che aveva coltivato quella terra da trenta e che ora viveva alla Lucky farm house, lavorando come mezzadro insieme ad altri tre.

Fermò il suo monologo solo per indicargli la strada un paio di volte e allora Yuu capì che doveva aver rinunciato troppo presto al tentativo precedente: lo guidò più avanti dello spiazzo in cui aveva fatto inversione convinto di essersi allontanato troppo.

«Non veniva nessuno da un pezzo a vedere Mikey. Però tu non sei della Chiesa dell'Acqua, no? Non hai i vestiti dell'ordine né la croce.»

Yuu gli lanciò un'occhiata in tralice. In dubbio tra due domande scelse quella dai risvolti potenziali più allarmanti.

«Vengono quelli della chiesa, qui?»

«Chiamano spesso per chiedergli una cosa o un'altra... ogni tanto qualcuno è venuto a trovarlo. C'è una ragazza che si chiama Gloria, lei viene ogni anno prima del Ringraziamento, e in primavera. L'accompagna sempre qualcuno, tutti amici di quando ha fatto il noviziato.»

Yuu non commentò questa scoperta, ma almeno fu sicuro che non sarebbe stato un giro a vuoto.

«Se non sei della chiesa, come lo conosci Mikey?»

«Abbiamo frequentato la scuola insieme» replicò lui, asciutto.

«Ah, sì. Mikey non parla di quel periodo, però. Dice solo che era una canaglia, ma si fa fatica a crederci... ecco, quella» fece Gary, indicando la casa di legno scuro in fondo alla strada polverosa. «Lucky farm house!»

Un cartello dipinto in bianco su assi rosse come i granai della zona recava appunto il nome della proprietà. Yuu parcheggiò nello spiazzo sul lato della casa e, mentre Gary saltava giù dall'auto come un bambino che non vede l'ora di andare dalla mamma, poté notare i piccoli cartelli aggiunti sul palo di destra: bed & breakfast, confettura, uova, miele. Un'altra targa pendeva sotto, attaccata con delle piccole catene rugginose, e recava un numero di telefono per le lezioni di equitazione.

I Figli di PrometeoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant