~1: Capelli rossi

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GIULIA'S POV

Ciao a tutti mi chiamo Giulia Bianchi, ho tredici anni e vivo a Milano in una casa abbastanza grande e bianca insieme a mia madre Ada e a mia sorella di diciotto anni, di nome Chantal.
Sono una nana, ho i capelli lunghi e castano chiaro, occhi verdi e naso alla francese. Tutti mi dicono che sono bellissima, i ragazzi ci provano con me, le ragazze quando cammino per strada con la mia gang mi guardano male, sono invidiose, ma io invece mi trovo un cesso che cammina.

Sento mia madre che mi chiama dalla sala da pranzo.

«Giuliaaaa! Il pranzo è pronto!»

«Arrivoo! Però rilassati ceh.» A me le urla non piacciono.

Esco dalla mia stanza dalle pareti fucsia e scendo le scale (casa mia ha due piani) di corsa. Mia sorella è già seduta ad uno dei posti della tavola, così mi siedo accanto a lei. Nostra mamma invece è seduta a capo tavola.

«Mamma, hai preparato le polpette al tonno...le preferite di papà...» Dice ad un certo punto Chantal, quasi commossa.

La mamma fa "sì" con la testa.

Mio padre è morto quando io avevo sette anni. So solo che è stato investito da una macchina che aveva superato il limite di velocità, ma non conoscevo bene le dinamiche dell'incidente, e poco mi importa: mio padre non è più qui con noi a parlarci, a farci le coccole, a raccontarci storie divertenti a lavoro, tutto ciò sparito.

Io mi metto subito nel piatto due di quelle polpette e me le gusto, senza pensarci due volte. Il loro sapore mi riporta all'infanzia, ai giochi con il babbo ed alla sua voce che con un nomignolo richiamava la mia attenzione: "Giuly Giuly".
Per fortuna ho delle sue foto appese al muro in camera mia.

Finito il pranzo faccio subito videochiamata con la mia gang: Chiara, Alessandro, Sofia e Mattia.

«Ciao ragaaaaa.» saluto io come una cretina.

«Oh raga porco Dio cazzo volete che sto mangiando santo Dio.» dice infastidito Mattia, il bestemmiatore del gruppo.

«Ciao Giulia.» dice Alessandro, mentre mangia una brioche.

Lui è da sempre innamorato di me, questo lo so perchè me l'ha detto una volta in privato Mattia, ed io ogni volta non so come reagire. Alex (così lo chiamiamo) è altissimo, capelli corti e neri, occhi marroni e porta gli occhiali da vista neri. Lui mi piace solo come amico, ma ho paura di dirglielo.

«Ciao belli.» dice Chiara mentre fa uno sbadiglio rumorossissimo.

Lei è il maschiaccio del gruppo; codino, niente makeup, corporatura robusta ma non troppo, mani venose con unghie senza smalto al naturale, peli mai tolti e vestiti large, cargo pants e sneakers. Se fosse un ragazzo lo sposerei.

«Ciao Aleeee, perchè ieri hai visualizzato e non risposto? Sono offesa adesso.» e a seguire una risata da striminzirti il cervello. Questa è Sofia.

Sofia è la pick-me della gang. Non solo è l'essere più fastidioso mai concepito da una madre, ma è anche puttana. Scoperebbe anche con un comodino, finchè è un nome al maschile va bene. E se vi state chiedendo che minchia ci fa una subumana come lei nella gang? Beh, lei è amica dalle elementari di Mattia, quindi ci deve stare per forza. Capelli a caschetto manco fosse la Carrà color ciclo mestruale, occhi azzurri e labbra sottili che lei di continuo se ne lamenta perchè vorrebbe farsi il filler. Si veste in un modo manco dovesse andare a battere tutti i giorni. Poi ha una vocina acuta di merda, che se la sento parlare un'altra volta la strozzo e la lascio a terra.

Nooo non sono una persona rancorosa, assolutamente no.

«Dai Sofia non rompere...» risponde Alex. Ben le sta.

Seba, il mio malessereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora