ventisei

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In questo capitolo sono presenti dei temi particolari e abbastanza forti, vi segnerò le parti, anche se molto corte, in caso vogliate saltarli (ci saranno i pallini viola🟣)

«C'è una pasticceria lì in fondo. Ci andiamo a prendere qualcosa?»

ALISEA'S POV

Sono in tribunale, questo perché Charlie - il ragazzo che mi ha praticamente rovinato la vita - si trova in un'aula vicino a dove mi trovo io adesso. È stato rilasciato prima di quanto pattuito per buona condotta.
Stento a crederci.

Mia madre ha la sua attenzione fissa su me, anche io mi limito a risponde a monosillabi e a rimanere il più possibile vicina a lei.

Mio padre invece ha i nervi a fior di pelle, sicuramente non si calmerà prima di entrare in aula.
Non è un processo ovviamente, ma Oliver è stato in grado di organizzare un incontro con Charlie il prima possibile.

Ci saranno i nostri relativi avvocati in aula, ovviamente non saremo soli. Anche perché Charlie, da ciò che è stato appurato negli scorsi anni, ha perso il padre quando era piccolo e la madre è venuta a mancare nel giro di questi due anni. Non che non mi sia dispiaciuto per lui, ma non riesco ad essere molto obiettiva in questa situazione.

«Signori, è ora di entrare.» ci richiama Oliver con un mezzo sorriso, quasi a voler essere rassicurante. Ricordo la prima volte che ci sono entrata lì dentro e lo sguardo truce che mi aveva rivolto Charlie mi ha perseguitata per molte notti successive. Oggi, sapendolo, farò di tutto per evitare un qualsiasi contatto con i suoi occhi.

Le mani continuano a tremarmi e tengo sempre la testa bassa, con gli occhi rivolti verso i miei piedi. Mia madre mi è vicina e non mi molla un secondo, invece mio padre fa quasi da barriere ad entrambe. Non so neanche se riesco ad avvertire tutti gli stimoli intorno a me, sono come in una bolla dove il panico regna sovrano.

Sto cercando di mantenere il respiro il più regolare possibile. Mi risveglio dal mio mondo quando mia madre mi tocca leggermente il braccio e mi fa segno di alzare la testa. La parte che verrà dopo mi interesserà, da ciò che ho capito.

Vedo con la panoramica dell'occhio il volto di Charlie che si trova in piedi tra due poliziotti. Non accenna a muoversi di un millimetro. I suoi capelli sono cresciti notevolmente, li vedo bene anche non osservandolo da lontano, poiché ha deciso di portarli sciolti.

Sono sicura di essere sbiancata quando sento i suoi occhi su me, e so già che espressione ha in questo momento. La più truce che possa esistere e che si possa immaginare. Gli ho rovinato l'adolescenza, ne sono completamente consapevole.

🟣

Tuttavia, io ho dovuto denunciare il suo comportamento. Ero solo una ragazzina e non meritavo di essere toccata in quel modo, nessuno lo meriterebbe. Il fatto che lui abbia interpretato il mio silenzio come un mio consenso a toccarmi in parti che, prima di quel momento, non aveva mai toccato nessuno, mi ha fatta sentire sporca. Come fosse stata colpa di un mio silenzio. In terapia, fortunatamente, ho capito che io non avevo nessuna colpa. Anche se avessi detto di sì ad un ragazzo prima di Charlie, questo non gli dava il diritto di toccarmi.

Questo, purtroppo, mi ha dato molta difficoltà in futuro quando mi sono interfacciata con Hunter le prime volte. Era un estraneo per me e non nego di essere stata molto più restia.

Il percorso di ripresa è stato duro, ho avuto più di una volta al giorno delle crisi in certe occasioni. Non augurerei a nessuno quello che ho passato, però ci è voluto molto tempo per capire che io non avevo colpe.

ALIVEWhere stories live. Discover now