2. Maschere e oscurità

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Nessuno aveva mai parlato con tanta schiettezza davanti a una classe, né tantomeno aveva mai osato sfidare così apertamente le regole di Hogwarts.

Gli occhi di Ophelia erano come magnetizzati dal fascio di luce verde che si era andato a schiantare contro il lasiodora, uno dei ragni più voraci e pericolosi, e che lo aveva immediatamente annientato.

Il professor Moody era del parere che ogni studente dovesse essere in grado di difendersi dalle Maledizioni Senza Perdono, ma per apprendere la difesa era necessario conoscere prima gli effetti dell'attacco, un metodo che Ophelia condivideva.

Come prima lezione era stata particolarmente accattivante, cosa inaspettata poi da un Auror –nonostante l'insegnante avesse sottolineato la parola "ex-Auror" con particolare enfasi, Ophelia rimaneva lo stesso diffidente.

Qualcuno uscì piangendo dall'aula, altri borbottando proteste indignate, pochi commentando con ammirazione di non aver mai visto niente del genere.

Ophelia si avvicinò al ragno che giaceva senza vita sulla cattedra, immaginando ricordi che non possedeva. È così che accade, dunque, senza avere neanche il tempo di dire addio.

«Non è un bello spettacolo, ragazza» la voce dura del professor Moody la distolse dalle sue riflessioni.

«Ne esistono di peggiori» replicò placidamente lei senza smettere di fissare il ragno. La sua mente evocò l'immagine del Dissennatore.

Moody prese la carcassa con inaspettata delicatezza nella sua grossa mano e la nascose agli occhi di Ophelia. Lei allora lo guardò,osservando da vicino i lineamenti sfigurati dalle cicatrici.

L'insegnante emise una specie di grugnito, poi si voltò per depositare il ragno da qualche parte, ma allora l'attenzione di Ophelia era già altrove.

«Sei troppo giovane per cose del genere» sentì borbottare Moody in un sommesso caos di barattoli di vetro che cozzano tra loro e provette sbattute con poca grazia. «Com'è che ti chiami?» le domandò a voce più alta mentre armeggiava.

Ophelia aveva sempre bisogno di un momento prima di pronunciare il proprio nome. Faceva un respiro profondo e cercava dentro di sé tutta la forza possibile, tanto che ormai lo diceva più come una sfida che come un modo per presentarsi.

«Ophelia Verinder» rispose in tono limpido, spingendo in fuori il mento per fronteggiare gli sguardi sbarrati che era abituata a veder comparire sul viso della gente.

Invece trovò un bizzarro sorriso compiaciuto sul volto sfregiato di Moody quando egli si voltò, cosa che la fece per un momento tentennare.

«Oh, questo cambia tutto» sussurrò l'insegnante, fissandola come se la vedesse per la prima volta. Poi abbassò lo sguardo sullo stemma dei Serpeverde appuntato sulla sua divisa per accertarsi che fosse finita nella casa giusta, il sorriso che gli si allargava ancora di più.

Ophelia credette di percepire una nota di sarcasmo e, infastidita, fu tentata di fare un passo indietro, ma, orgogliosa com'era, resistette.

«Cosa intende?» indagò.

Moody le rivolse uno sguardo furbo e per un po' la guardò senza dire nulla. Proprio quando Ophelia fu sul punto di perdere la pazienza, lui prese un respiro e le disse «Temo che farai tardi alla lezione del professor Piton, non vorrai indispettirlo già dal primo giorno».

Con un cenno la liquidò, senza togliersi dalla faccia quel sorrisetto.

Ophelia serrò la mascella e fissò con furia l'occhio buono dell'insegnante. Era un enigma che non riusciva a comprendere, una sensazione estremamente seccante.

Morsmordre - La Promessa del SerpenteWhere stories live. Discover now