Fiordilatte

15 1 0
                                    

I piedi pesanti, il corridoio sembra essere infinito.
Non c'è rumore, la scuola sembra un deserto adesso.

Dylan sembra sparito, nessuno che cerca Julia, nemmeno Will.

E Julia ci pensa, adesso, che in tutto il tempo passato a scuola non ha ancora visto Will. Come se fosse sparito al contrario di tutti i giorni in cui passano ogni istante insieme, in modo quasi compulsivo.

Continua a trascinare i piedi verso la classe che sembra allontanarsi finché una porta si apre di scatto e qualcuno le si riversa addosso con tutto il proprio peso.

"Ma che cazzo sei per caso impazzito?"
Degli scatoloni di cartone sono adesso sparsi per tutta la larghezza del corridoio, lasciando che tutto il loro contenuto giaccia per terra.

"Julia?!"
La voce di Will risuona in tutto il corridoio, stridula e fastidiosa. Gli occhi di Julia si spalancano di poco, per poi trovare conforto in quella voce che sa così tanto di casa.

"Ma tu dove cazzo sei stato per tutto questo tempo!"

La faccia di Will si fa buia, mista di rabbia e risentimento.
"Quello stronzo di Dylan. Mi ha detto di portare tutti questi scatoloni nell'aula studio laggiù in fondo, e quando ho cercato di oppormi lui mi ha minacciato di dirlo alla vicepreside. Ti rendi conto? Mi ha minacciato!"

E mentre Will racconta la sua spiacevole esperienza fatta di scatoloni e libri aggiungendo particolari su quanto odi il professore, Julia capisce che la mossa di Dylan era completamente premeditata. Non c'era niente di comandato dalla sua impulsività.

Continua a guardare Will con occhi vuoti e vitrei, annuendo di tanto in tanto, aiutandolo poi a raccogliere le cose rimaste in terra.

"Che poi se ci pensi perché cazzo lo dovrei fare io! È chiaro che gli sto sul cazzo, non mi sopporta! Ma è reciproco, ti assicuro che è del tutto reciproco. Io non lo sopporto Ju, te l'ho mai detto? Vorrei che tu non ci avessi mai limonato quella sera!"

Appena finito di pronunciare quella frase, Will sente la costola di un libro arrivargli dritta dietro la nuca.

"Ahia!"
"Non ti ricordi che mi hai spinto te ad andarci? Io puntavo a Daniel quella sera, e tu hai detto che sarebbe stata una buona idea Dylan."
"Si chiamava Thomas quella sera."
"Cambia qualcosa?"
"Beh magari con un altro nome era meno stronzo."

Questa conversazione strappa un sorriso a Julia, che lo nasconde poi con un smorfia di fastidio.

"Sei proprio un cretino."
"Mi vuoi bene per questo, no?"
"...fortuna che ci sei tu."

E sono parole sincere e vere.

*

Nessuna ora di chimica, nessuna notizia né avvistamento di Dylan dopo l'accaduto della mattina.

I piedi adesso sembrano essere così leggeri da non toccare terra mentre Julia cammina verso la fermata del pullman, bisognosa di tornare a casa e fare una doccia per lavare via quella giornata così particolare.

"Sai che potremmo anche fare un giretto oggi pomeriggio."
"Ci sarebbe da studiare economia, in realtà."
"Quando sei diventata una secchiona?"

Entrambi ridono, sapendo che per Julia non c'è assolutamente questo pericolo, perché secchiona non lo è mai stata, e di certo non lo sarà mai.

Quando erano in seconda era stata una lotta continua per non arrivare a fine anno con qualche debito e qualche esame da dare poi a settembre.

"Dove pensavi di andare semmai?"
"Un giretto per il corso, magari un gelato a quella gelateria che ha aperto da poco, mi hanno detto che fanno un gelato al pistacchio che è la fine del mondo."

Trouble - Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora