Gumball si morse le labbra, non trovando altri modi per continuare la conversazione. Di rado Marshall mostrava questo lato mesto e meditabondo.
Sembrava distante anni luce.

Ad un tratto, però, lui si fermò, spingendolo a fare altrettanto, e sollevò gli occhi al cielo, soffermandosi a guardare la moltitudine di piccoli astri scintillanti, come se stesse cercando una risposta o di rimettere in ordine i suoi pensieri.

Quando riabbassò lo sguardo, Gumball dovette frenarsi dall'impulso di annullare ogni distanza, abbracciarlo e riempirlo di baci.

- Ti devo chiedere scusa. - Esordì l'Alpha, adagiando gli occhi nei suoi. - Tutto quello che Aura ha detto è vero. Ho commesso degli sbagli atroci da giovane. Non vado fiero di ciò che ho fatto. -

L'Omega non rispose subito e quando lo fece, la sua voce tremò leggermente. - Perché lo hai fatto? - Mormorò.

Conosceva il suo Alpha, sapeva che c'erano stati dei momenti infelici e si rifiutava di credere che lui avesse fatto tutte quelle cose solo per il gusto di farle. O meglio, sperava ardentemente che ci fosse un motivo dietro ad averlo spinto a farle.

- Era comunque il metodo più veloce per scaricare l'eccesso di testosterone di noi Alpha ma... - Marshall sospirò. - Credevo... credevo fosse il modo più veloce per far incazzare Hana. -

La risposta sorprese Gumball così tanto che le sue sopracciglia si sollevarono di scatto, come se si fossero spaventate e la sua bocca si spalancò, in un nero buco.

- A quei tempi - continuò lui - il nostro era un rapporto difficile e complicato, era... sterile. Era difficile vivere con lei. Non la odiavo ma... era... soffocante. Aveva delle aspettative, aveva dei progetti; non era facile essere sempre... al cento per cento. E io facevo di tutto per andarle contro, liberarmi da quella che avvertivo come una prigionia. Se non fosse stato per mio padre, sarei impazzito. Solo con il tempo ho capito che lei non era concentrata sul quell'attimo ma che aveva un quadro in mente ben più ampio. La conosci anche tu, sai a cosa mi riferisco. -

Gumball si riprese dallo shock iniziale e annuì, preferendo comunque continuare a tacere.

- Il giorno prima che io partissi per il college - riprese Marshall - mi tirò da parte e mi disse: " Non mi importa ciò che farai per offendermi. Ma tuo padre ci tiene molto alla tua educazione. Evita di coinvolgerlo in questa faida inutile. Non importa ciò che farai, ma non far scendere mai i tuoi voti oltre il limite. " - Sospirò. - Era come se mi avesse lanciato una sfida. Fin dove avrei potuto spingermi? Cosa l'avrebbe fatta vacillare? Fin dove avrei potuto portare la sua pazienza? Il sesso era solo uno dei modi con cui disonoravo il mio cognome. Sapevo che la gente parlava di me. Ero sicuro che lei sapesse. Ma... non ha mai battuto ciglio. - Scosse la testa. - Ad un certo punto, non sapevo neanche io perché lo stessi facendo. - Si fermò qualche istante. - Le relazioni erano un discorso a parte. Non è che non ci abbia provato sul serio. Desideravo avere qualcuno accanto a me. Ma sentivo subito che era... sbagliato. C'era qualcosa dentro di me... una sorta di... vuoto? Chiamiamolo così se proprio è necessario dargli un nome. Se il sesso rappresentava uno sfogo per l'Alpha che alberga in me, le relazioni avrebbero dovuto calmare la mia inquietudine. - Disse. - Ma... per quanto mi sforzassi non ottenevo nessun risultato in nessun campo. Poi... -
Si interruppe di nuovo e questa volta il silenzio durò molto più a lungo.
- So che Aura te lo ha detto. - Riprese poi. - Ho smesso di provare. -

Gumball lo guardò intensamente.

L'aria gli scompigliava i capelli, rendendoli indomiti e selvaggi.
I suoi occhi erano colmi di stelle ma sembravano persi, alla deriva di un qualcosa più grande di loro.

Il suo Alpha non era mai stato così bello e così fragile.

- Kayla mi ha detto che l'ultimo anno sei stato parecchio assente e che quando sei tornato sembrava quasi fossi un'altra persona. - Raccontò.

Un sorriso amaro comparve sul volto del suo compagno. - Quell'anno... - Iniziò con voce incolore. - Quell'anno mio padre ha avuto una delle peggiori crisi della sua vita. Temevo... ah. Temevo che il nostro tempo fosse finito. Temevo che lo avrei perso per sempre. La situazione era... critica. - Tacque.
- E una sera... non potrò dimenticarlo mai, esattamente come la volta prima, Hana mi prese in disparte e mi disse: " Smettila. Sono stanca dei tuoi giochetti. Smettila di far preoccupare tuo padre con la tua condotta lunatica e incostante. Non lo vedi che gli stai facendo del male? " -

L'Omega strabuzzò gli occhi così tanto che rischiarono di uscirgli fuori dalle orbite.

- Dopo quella volta... smisi. Nel mio folle tentativo di ribellarmi non mi ero mai reso conto che stavo uccidendo mio padre. Nulla aveva più importanza. - Concluse lui.

Nel silenzio che seguì alle sue parole, Gumball distinse il rumore del suo cuore che si frantumava in mille pezzettini.
Sentiva il caos che il suo compagno aveva dentro, sentiva la sua tensione da come gli stringeva la mano.
Sentiva il tormento, il peso che lo aveva trascinato giù.
Sentiva una ferita che ancora aperta, pulsava dolorosamente.

Anche questa volta ritenne superfluo parlare.
Si sciolse dalla sua presa solo per avvolgerlo in un abbraccio.
Lo strinse con forza a sé, il più possibile per non fargli male.
- Il passato è passato. - Mormorò deciso al suo orecchio prima di lasciargli una scia di baci umidi su tutto il viso. - Non ha importanza con chi sei andato a letto. Ha importanza con chi ci vai ora. - Sorrise lieve.

Sul suo volto si dipinse del sollievo.
Fu solo un attimo, ma Gumball era certo di averlo intravisto.

- Oh? - Anche Marshall si lasciò sfuggire un sorriso. - Stai ballando con il mio scheletro nell'armadio? Potrei esserne geloso. -
L'Omega gli diede un altro piccolo bacio sulle labbra. - Non posso? - Rispose impertinente.
Marshall ridacchiò e si portò la mano del compagno alle labbra, baciandola piano e con devozione. - È tardi, amore mio, per questi discorsi e tu hai bisogno di dormire. Se ti ho detto queste cose non era per giustificarmi, sentivo la necessità di scusarmi con te. -

Gumball guardò il suo compagno per qualche minuto. Nonostante avesse nascosto dietro uno scherzo i suoi sentimenti, nei suoi occhi splendeva la gratitudine.

Sorrise lieve. - Torniamo a casa, mio Alpha. Abbiamo ancora un po' di fame. -







Angolino angolò.

SORPRESA!!!
Ma cosa è accaduto! Ben due, dicasi due aggiornamenti in due giorni!!
Sono forse impazzita?
No, ovvio che no!

Inizialmente questo pezzo sarebbe dovuto essere il finale del capitolo precedente che però è stato chiuso in modo diverso perché... perché sì.
Andiamo, era troppo bella quella frase come chiusura.
E dunque mi sono ritrovata con questa scena che andava necessariamente inserita da qualche parte perché tratta di temi importanti ed è necessaria per capire.... cose.
Quindi che fare? Non poteva essere inserita all' inizio dell'altro capitolo perché... vabbè non poteva e basta, capirete.

Parlandone con la mia Fionna personale però ho raggiunto la conclusione che avrei potuto staccarlo e regalarvelo come capitolo extra e così ho fatto.

Baci e baciuzzi piccoli corvetti.
E a presto (?)

EiryCrows.

• Fanfiction Omegaverse • [Ita]Where stories live. Discover now