Sei: Flashback.

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  ❝ Ha mai pensato di scrivere? ❞

Le aveva così chiesto durante la sua ora di ricevimento mentre le riconsegnava la tesina corretta sul Macbeth, già dimentico delle minacce che Luna Johnson gli aveva rivolto il giorno precedente a proposito della storia sull'invito sospetto alla conferenza.

Margot aveva sentito una stretta allo stomaco... perché la stava spingendo a scrivere di più? Così non andava bene? La sua costruzione sintattica era troppo legata al francese? In inglese non rendeva? Un'espressione confusa e preoccupata le si era dipinta sul candido volto, andando a corrugarle la fronte e a spegnerle i vispi occhi verdi.

« N-non... Non scrivo abbastanza bene? D-dovrei esercitarmi di più? »

Addirittura l'accento che tradì risultò esageratamente francese per quanto quella domanda l'aveva agitata, ma senza ragione, poiché William Baldwin – il cui nome poteva ancora essere pronunciato nei locali della Columbia – si era immediatamente passato una mano tra i fluenti capelli scuotendo la testa.

  ❝ Cavolo no! Intendevo a livello professionale, perché non sfrutta questa sua capacità in maniera costruttiva anziché limitarsi ai compiti? Ha una penna notevole, non leggevo con così tanto interesse un esame che fosse anche in grado di strapparmi una risata da... ❞

E qui si era fermato, facendo passare la mano sul mento stavolta, con aria meditabonda e sopra pensiero.

  ❝ Ora che ci penso, non mi era mai successo. ❞

Aveva decretato infine, congiungendo le mani tra loro e dandole poi una pacca di incoraggiamento sulla spalla.

  ❝ Entri allo Spectator, le scrivo io una nota di merito, vedrà che la prendono. Magari l'anno prossimo, forse ora è tardi, ma lei non si preoccuparti, ci penso io. ❞

Ed ecco come era nata la breve carriera giornalistica della matricola Margot Duvall, verso la fine del suo primo anno, prima che l'uragano legato allo scandalo tra loro due mandasse tutto a puttane.

« Professor Baldwin? »

Aveva chiesto infine, il tono della voce un po' titubante.

  ❝ Mi dica tutto. ❞

Aveva replicato lui con un sorriso incoraggiante, posando la mano sulla maniglia della porta così da tenergliela aperta, senza tuttavia aprirla realmente.

« Non avrò delle noie per questo? Voglio dire... Lei è molto reputato e in genere non scrive lettere di raccomandazione agli studenti... Non potrebbe... Non potrei essere... vista sotto una cattiva luce? »

Aveva domandato allora Margot, stringendo al petto il carnet con dentro i suoi appunti e la tesina corretta dalla quale spiccava in cima una rossissima A+.
William Baldwin non era uno sprovveduto, non lo era mai stato, ed evitò quindi di indignarsi in maniera ipocrita per la facciatosta (per altro molto simile alla sua) che la ragazza aveva dimostrato nel porgli quella spinosa domanda senza troppi giri di parole: aveva capito benissimo che cosa intendesse dire, e pensò che le sue preoccupazioni fossero anche legittime vista l'altissima opinione che lui nutriva nei suoi confronti, opinione che da un po' di tempo era forse sfociata dal professionale al personale.
Aveva sospirato e alzato gli occhi al cielo, aveva tolto la mano dalla maniglia e se l'era passata nuovamente tra i capelli, dopodiché si era appoggiato nuovamente alla maniglia, ma stavolta con tutto il peso del suo corpo.

  ❝ Margot. ❞

Aveva pronunciato infine, sottolineando in maniera incosciente come quello della ragazza fosse uno dei pochissimi nomi che ricordava anche fuori dall'orario d'ufficio, così come incosciente era tutte le volte che la chiamava in quella maniera anche a lezione, tra un "Lei chi è?" e un "Mi ricorda il suo nome?". Margot quasi sussultava ogni volta che sentiva il proprio nome pronunciato da quella voce calda e accomodante, e questa volta non fece differenza.

  ❝ Non ha nulla da temere qui dentro finché ci sarò io, chiaro? ❞

Margot aveva annuito con un sorriso timido quanto dolce, ancora ignara di quanto male potesse fare la troppa vicinanza alla persona sbagliata. Aveva annuito e si era sentita tranquilla, serena, al sicuro: finché vi era l'ala di William Baldwin a proteggerla, la sua strada alla Columbia non poteva essere che in salita.
Già.

***

Eppure solo pochi giorni dopo la bomba scoppiò, e la tempesta si abbatté sui loro due nomi: Luna Johnson aveva tenuto fede alla minaccia nei confronti del professore, ed ora tutta la Columbia non parlava d'altro, attirando anche l'attenzione dello stupido blog anonimo che scriveva spotted su ciò che accadeva nell'ateneo: The Hacker.
Fu proprio così che il nome di William Baldwin divenne taboo: in un battito di ciglia parole intrise di veleno e diffamazione furono sufficienti per cancellare anni di professionalità e lavoro onesto.

... E Margot?

Scandalumbia ─ Cronache di uno scandalo mai avvenutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora