21.37.

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Come la luna
che si compone sull'acqua
nella conca delle mani
questo mondo non sappiamo
se sia o non sia.
(Ki no Tsurayuki).

- Sta rallentando. -

Il verde fluorescente della linea che attraversa il riquadro piceo palpita appena nella baldanzosa cecità della ridondante direzione dentro cui è imprigionata.

Il picco consumato è nettamente più piccolo dei precedenti e diminuirà di volume sino a non trovare più ragione per sollevarsi, poichè la foga con il quale ha sfilacciato lo spazio circostante non si redimerà da quel intorpidimento.

Tuttavia ancora resiste, non demorde.

Ha ancora tempo per raggiungere la meta.

Guardando all'infinito, in prossimità della marea, il tempo perse i suoi diritti scemando nel sonno.

Tremolavano, le sue barriere, negli orli divenuti bolle schiumose, e non vi era nulla a cui opporsi se non un accenno di gravità artefice di quel duttile solleticare scaturito dal contatto dei suoi piedi con la sabbia.

Poteva sfregarsi le braccia con i palmi rivitalizzando un piacevole torpore malgrado fosse sicuro che le membra di cui si era spogliato avessero già abbracciato la consistenza della polvere.

Senza smarrirsi nello sgocciolare di istanti assoluti che la coscienza avrebbe divorato, scrutò la luce per carpire la reale densità delle ombre appresso, sorprendendosi per come non ve ne fossero; neppure la sua, forse sperdutasi nell'echeggiare dello spirito posto su braci galleggianti quando aveva sfondato il tetto piceo della galassia per infine contemplare le volute spumose di un cielo rosato.

Sotto le sue palpebre, gli ultimi momenti avevano sfilato con la rigoria precisa di una pellicola cinematografica, eppure, anche sapendolo, ora c'era soltanto il lui di quella spiaggia bianca, che aveva smesso di rimestare la vita nel suo più antico gesto.

- Quindi è così? - Le domandò nel mirare il grazioso sciabordare a opera di alcune barchette, anch'esse candide sull'acqua trasparente, fra rigagnoli dorati che si annodavano a vicenda.

Inchiavardato sul fondo, un sole nero disfaceva la sua pallida corolla di lattei fili.

- A quanto pare è come vogliamo che sia -, giudicò lei.
- E non hai resistito alla tentazione di conferirgli questa forma. -
- Come tu non hai pensato ad altro. -

Vederla illuminata da una risata sbarazzina riesumò nella sua mente l'incancellabile sapore della realtà condivisa.

Le era mancato tutto di lei dacchè la malinconia della prematura perdita era riuscita a scavare un solco fra le sopracciglia, dai capelli riversati sulle spalle, possedenti note di un nocciola chiaro, sparpagliati sulla morbida carnagione, le gote e le falangi solleticate dalle fluorescenti tempere con cui soleva ottenebrare il vuoto delle tele a sua disposizione.

Scalza, nel suo vestito color corallo spaccato da un grembiule azzurro, la bocca a ricalcare gli steli di un papavero, gli era nuovamente di fronte come se la morte non si fosse mai realmente interposta fra loro, a suo agio nell'etereo nitore di quel mondo in origine dipinto su tela in quell'appartamento costruito per lasciar correre ovunque la luce.

Una scelta che lo aveva visto rimbalzare da una parte all'altra della città per poi immortalare il suo corpo in una posizione che ne vedesse la spalla destra appoggiata allo stipite della porta, braccia e gambe accavallate nel mentre la schiena di lei, impegnata a decostruire il bianco del foglio, gli si imprimeva nella retina.

Indugiò nel toccarla, ancora influenzato da sensi che dovevano terminare di disintossicarsi dalle consapevolezze terrene, assecondando un raziocinio che lo obbligò ad allungare lo sguardo verso il semicerchio buio dove le barchette assottigliate a fiocchi di neve finivano inghiottite; fra aghi appartenenti a un pioggia fitta, l'aria veniva spezzata dal veloce sfrigolare di rondini fatte di carta bruciata.

Pur volendo intestardirsi su come si trattasse sostanzialmente di un passaggio per un oltre ignoto, le righe della fronte tralasciarono una dubbia espressione che pose con naturalezza il perché non potessero rimanere lì.

Anche lei osservava quel sottile titillare, da molto più tempo di lui, con più coscienza nei riguardi delle leggi che avevano appena iniziato a delinearsi nel sapere di lui.

- E' destinato a svanire una volta che avremo attraversato il varco -, spiegò lei, traendolo a sé - Di Limbo ne esistono quanti possono essere coloro che sanno di non essere pronti, ma non è nella sua natura sussistere senza una ragione di fondo. Come altri, anche il mio è stato creato a patto che, una volta giunto qui, lo avessimo abbandonato insieme. -
- Questo perché dietro la scena dei tuoi modi decisi si è sempre nascosta una grande fifona -, la canzonò lui.
- Detesto la compagnia della solitudine, è ben diverso dall'avere paura -, si giustificò la donna, gonfiando le guance.
- Questo non ti ha impedito di chiuderti a chiave in bagno e mandare me in avanscoperta nel cuore della notte per scacciare un pipistrello entrato dalla finestra -, le ricordò allora il compagno.
- Ti ha mai sfiorato l'idea che avrebbe potuto essere un ladro o un maniaco armato di accetta? -
- E a te di riflettere sul fatto che ti sei sempre fatta parecchio condizionare da qualsiasi film horror? -

Bastò poco perché l'aria si riempisse del loro chiacchiericcio, eppure ciò non distoglieva le barchette dalla loro illanguidita sfilata lungo la marea, lasciandone sempre una che ne accettava le spinte soltanto per poi ritrarsi, facendo ritorno al perno invisibile a cui era ancorata.

Non vi era maniera alcuna di immaginare cosa avrebbero trovato laggiù, oltre, nonostante alla curiosità si miscelasse il timore.

Ma improvvisamente non pareva più importante del fatto di essere uno a fianco dell'altra.

Ho visto anch'io la luna -
Ora posso salutare questo mondo.
(Fukuda Chiyo-ni).

- Ora del decesso 21.37. -

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⏰ Letzte Aktualisierung: Aug 04, 2023 ⏰

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