FROM THE ASHES (I)

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Lieve è il dolore
che parla.
Il grande è muto.
(Seneca).


- Sono desolata, ma di questo pantalone ci è rimasta soltanto la taglia small. -
- Non importa. La prendo. -
- Ne è sicuro? Abbiamo altri modelli... -
- Voglio questo. -

La scelta del traguardo al seguito della causa deflagrata.

Un proposito attorno cui dipingersi diversamente.

Conservava tuttora l'impronta risoluta dei suoi passi mentre chiedeva alla commessa proprio quel jeans nero a gamba stretta che troneggiava in bella vista nella vetrina, il frusciare delle banconote contro i polpastrelli e l'ovattato ondeggiare del sacchettino lungo la strada del ritorno.

L'aspetto del suo corpo incarnava l'angoscia suprema per cui l'anima imperversava in un costante declino ed era presso il confine di quella disgustosa percezione attaccataglisi al nome che aveva cominciato ad aggirarsi l'idea di volersi sentire bene con la propria immagine.

- Li avevo scelti appositamente. I pantaloni, intendo. -
- Un obiettivo che ti aiutasse a delineare la tua sfida con te stesso, dunque. -
- Sì. -

Se davvero mirava a far sì che la sua autostima smettesse di sanguinare sotto il feroce sciabordio delle altrui risate, se davvero mirava a un impegno severo e accurato in ogni aspetto, era giusto che predisponesse dal principio le misure del suo obiettivo.

E' l'abitudine che conferisce equilibrio alle cose.

E' intestardirsi a voler conferire solidità ai bordi evanescenti di una porta unicamente languita con gli occhi, spingere la mente nel corpo nell'azione che sarà stile di vita.

Questo si era detto, per potersi proteggere dalle microscopiche crepe già spintesi oltre, più a fondo.

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