Capitolo 18

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Lande Interne, pianeta Marte-datazione e orario sconosciuti

Ci incamminammo nel mezzo di quella marea di corpi e rottami. I resti erano indistinguibili, senza pelle e con alcune ossa mancanti; perciò, era difficile capire di chi fossero o da dove provenissero.

Come se mi avesse letto nella mente, Diana disse: «Credo che appartengano agli ultimi esploratori di Marte. Non credo siano solo resti umani: alcuni potrebbero appartenere anche ad alcuni degli abitanti del Sistema Karagoth.»

«Sembra quasi che ci sia stata una battaglia» dissi, spostando con un piede quella che assomigliava a un'arma appuntita.

«Non mi stupirei se ci fosse stato uno scontro con gli umani: solitamente, questi ultimi tendono a uccidere tutto ciò che, ai loro occhi, è sconosciuto» disse Seflas.

«Dubito che si sarebbero fatti scappare l'occasione di dire che c'è vita su Marte: in TV parlano spesso di questo tipo di ricerca. Non riesco nemmeno a capire come mai nessuno sapesse dell'esistenza di questi posti» dissi, ricordando le sere passate con Simon a guardare documentari sullo spazio. A quel pensiero, mi si strinse il cuore.

«Questi luoghi esistono da molto tempo e credo che lo sapessero anche molti degli esploratori. Solo che a volte la paura è più forte della volontà di scoprire. Così si fanno le stupidaggini: si pensa che nascondere le novità sia la cosa giusta, ma in realtà ci si sta solo difendendo dall'ignoto» disse Diana.

Stavamo attraversando l'accampamento. Non riuscivo a togliere gli occhi dal paesaggio di fronte a me. Ero sia inorridita da ciò che ci circondava, sia delusa dal non sapere che da tempo si conosceva l'esistenza di vita all'esterno della Terra.

«Dove cerchiamo? E soprattutto, cosa cerchiamo?» chiesi provando a cambiare argomento.

«Un grosso libro rilegato in pelle. Direi di dividerci e cercare in ciascun angolo di questo posto. L'accampamento è comunque piccolo e non dovremmo metterci molto se ci impegniamo» suggerì Diana.

Io e Seflas annuimmo e ci sparpagliammo per il villaggio fantasma. Mi incamminai verso la parte più a sud, scavalcando resti di morti e scostando brandelli di stoffa.

Scavalcai l'ennesimo scheletro, evitando anche qualche tibia e anca rimaste sparpagliate davanti all'ingresso di una lugubre tenda. Sposta i lembi di quella che doveva essere la porta ed entrai. La tenda era piccola e vuota, se non per le strutture interne e per un vecchio materasso con le lenzuola disfatte. Del Mosas non c'era traccia.

Esplorai quella accanto, ma anche lì non trovai niente, se non un vecchio scheletro rannicchiato in un angolo che teneva tra le mani un piccolo libricino dalla copertina rossa. Mi avvicinai e presi il libro ma, appena vidi che non era quello che ci interessava, lo rimisi tra le mani dello scheletro e scappai via, sperando di non aver fatto arrabbiare lo spirito di chiunque fosse quello.

Continuai a frugare in tutte le tende, ma ogni volta questa si presentava vuota o con un vecchio materasso ormai distrutto con sopra qualche scheletro.

Delusa, tornai al centro dell'accampamento e mi sedetti sul terreno rosso e sabbioso.

Diana e Seflas non tardarono a raggiungermi, entrambi a mani vuote.

«Nulla» disse Diana «questo non è il posto giusto»

«Grazie per la perla Paladina, ma credo che lo avessimo capito entrambi» sbuffò Seflas mentre si sedeva accanto a me tra gli scheletri.

Come al solito, Diana lo ignorò: doveva essere abituata alle sue battutacce. Si sedette anche lei, posizionandosi di fronte a noi e prendendo la mappa di Marte dallo zaino.

Downfall- La guerra delle due Dinastie( Esthasia vol.1)Where stories live. Discover now