Prologo

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Clinica Psichiatrica "The White Rose", Londra- 19 giugno 2030

Una lieve brezza filtrava attraverso le foglie del ciliegio che si affacciava alla stanza di Annie. Come ogni sera ormai da quando Simon l'aveva rinchiusa lì dentro, si sedette davanti alla grande finestra della stanza e si affacciò per ricordare come fosse il mondo esterno. Amava liberare la mente guardando le foglie del ciliegio muoversi e osservando i delicati movimenti di un gruppetto di lucciole che avevano fatto la tana tra i rami dell'albero.

Annie era stata rinchiusa lì dentro per schizofrenia. I suoi famigliari non le credevano quando raccontava di essere inseguita da qualcuno o di quando una voce si insinuava sulla sua testa dicendo che presto sarebbe andata a prenderla.

D'altronde nessuno sapeva chi lei fosse veramente ed era meglio così.

Annie si alzò dalla sedia e si diresse verso il comodino in mogano su cui era posata una lampada, il suo libro preferito e un piattino bianco con le sue pillole serali. Odiava quelle cose, la facevano sentire strana, stordita e soprattutto non servivano a nulla, ma era un piccolo prezzo da pagare per proteggere la sua famiglia.

Si aiutò con dell'acqua ber riuscire a ingoiarle tutte e tre, una dietro all'altra. Non era sicura che fosse il modo corretto di prenderle, ma nessuno le aveva insegnato come e cosa doveva fare. Non fraintendete: le infermiere erano gentili con lei e se ne prendevano molta cura. Si vedeva che ci tenevano alla sua salute, ma nessuna faceva caso a come lei prendesse quelle pillole o, se lo facevano, non intervenivano. Alla fine, l'importante era che le prendesse.

Annie prese il libro e si accomodò nuovamente davanti la finestra. Anche se il vetro trasparente era chiuso, riusciva a sentire una leggera brezza calda sulla sua pelle, accompagnata da un profumo di rose in lontananza.

Si mise a leggere, immergendosi nella storia d'amore raccontata nel libro. Ah, quanto le sarebbe piaciuto aver avuto una vita normale e aver incontrato Simon al liceo, aver costruito una famiglia insieme a lui senza dover mantenere alcun segreto. Era stato difficile spacciarsi per la nuova arrivata quando, diciassette anni prima, era scappata dal suo luogo di origine.

Chiuse gli occhi e sospirò. La colpa era solo di un uomo, un mostro, se era dovuta scappare. Non aveva dato ascolto a sua mamma quando aveva detto di stargli lontano. Annie credeva che la amasse, sul serio. Invece l'aveva usata solo per ottenere ciò che senza di lei non avrebbe mai avuto.

Annie passò un'ora immersa tra le pagine del suo libro. Il brusio che prima riempiva il  lungo corridoio si era ormai spento. Annie sentì le palpebre pesanti. Decise, quindi, che era ora di andare a letto. Si diresse verso di esso, posò il libro sul comodino, aprì le lenzuola e ci si infilò dentro. Il materasso morbido le cullò i muscoli doloranti della schiena per via delle giornate passate seduta a leggere e non fare nulla. Si girò su un lato e spense la lampada.

Chiuse gli occhi. Stava per addormentarsi quando una voce familiare, profonda e roca, la mise in allerta.

«Credevi che non ti avrei mai trovata, Annie?»

Si alzò di scatto per trovarsi davanti l'unica persona nell'interno universo che sperava di non rivedere mai più.

«E invece eccoti qui, più vulnerabile che mai». Lui, l'uomo che le aveva rovinato la vita, era ai piedi del letto. Allungò un braccio verso il viso di Annie e cercò di accarezzarle la guancia, ma lei si ritrasse di scatto.

«Cosa vuoi da me?» gli ringhiò contro.

«Oh, sai cosa voglio. Dimmi dov'è lei e me ne andrò senza torcere alcun capello a te e al tuo nuovo maritino»

«Non ho intenzione di dirti un bel nulla»

«Sai che i miei metodi possono essere molto convincenti. Pensi che mi limiterò a farti qui qualche domandina?» gli scappò una risata di scherno.

L'uomo si avvicinò di più. Terrorizzata, Annie scattò fuori dal letto, afferrando la lampada dal comodino.

«Sai che potresti fare molto meglio» disse lui «Come sai che quello strano oggetto non ti sarà di aiuto» Si spostò dal letto. Annie rimase in piedi, la lampada brandita come un'arma da difesa.

«Te lo chiederò un'ultima volta con le buone maniere, Annie» l'uomo si avvicinò maggiormente. Sentiva ormai il suo alito sulla pelle. «Dov'è la ragazza?».

Annie stette zitta. Non avrebbe permesso che quello psicopatico prendesse sua figlia. Sapeva cosa voleva da lei e, finché era in vita, Annie non gli avrebbe permesso di torcerle nemmeno un capello.

«A quanto pare non vuoi collaborare» disse lui spazientito. Una volta aveva amato quell'uomo, pur sapendo che era una pessima persona. Sembrava l'unico a capirla veramente. Invece, l'unica cosa che aveva sempre voluto era metterla fuori gioco per passare poi all'obiettivo successivo.

Lo guardò negli occhi. «Ti prego, lascia in pace me e la mia famiglia. Ti ho già lasciato tutto quello che avevo di più caro. Non portarmi via anche loro»

Lui le prese il mento tra le dita e le alzò il viso in modo che i suoi occhi potessero guardarlo attentamente. «Ho un obiettivo ben preciso e non saranno certo le tue lacrime a impedirmi di raggiungerlo.» La strinse a sé in qualcosa che chiunque da fuori poteva scambiare per un abbraccio appassionato. I suoi obiettivi, però, altri. Presa alla sprovvista, Annie fece cadere la lampada che aveva ancora in mano.

Il vento si fece più forte, così tanto da infrangere i vetri dell'unica finestra. Le lenzuola volarono via dal letto, sedie e comodino vennero schiantati a terra.

Un ghigno malefico si fece largo sul volto dell'uomo.

Pochi istanti dopo, le infermiere accorsero nella stanza per vedere cosa fosse successo, ma tutto ciò che trovarono fu un letto disfatto e una finestra aperta, le tende che scivolavano dentro e fuori accompagnate dalla brezza estiva.

Di Annie Stellae, però, non c'era più traccia.

Downfall- La guerra delle due Dinastie( Esthasia vol.1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora