Sentirono un singulto dal letto accanto, segno che Lisbeth faceva solo finta di dormire. 

La mano che stringeva la sua la strizzò tanto da stritolarla, ma Alexander non disse nulla. Si limitò a stringergli la mano come se volesse triturargli le dita.

«Oh, Signore» mormorò Sarah, che iniziava a dare i primi segni di cedimento. «Cosa… che dobbiamo fare?»

«Deve bere, molto. La temperatura deve abbassarsi finché non inizierà a sentire di nuovo caldo, allora andrà coperto di nuovo. Nel caso in cui superasse la nottata-» Sarah si coprì il volto nel tentativo di nascondere lo sconforto, e la mano che Alexander gli teneva venne stretta in una morsa di nuovo, «sarà tutto un po’ più facile. Domattina porterò l’occorrente per il salasso, e l’oppio per il dolore. Ha bisogno anche di arance, dovete spremerle, ne berrà il succo. Dato che i sintomi sono iniziati da un po’, è probabile che a breve spuntino macchie rosse sul corpo, non allarmatevi, è normale. Tenetelo idratato e domani vedremo.»

Sarah annuì, aveva le guance bagnate e le asciugò con la mano. 

«Non sarebbe meglio iniziare con l’oppio subito? Sembra stia soffrendo» disse Alexander, che per tutta la durata della conversazione aveva tenuto un’espressione neutrale. 

«No, meglio di no per stanotte. Potrebbe indebolirsi troppo. Domani mattina allo spuntare del sole sarò qui e vedremo un po’ com’è andata la nottata.» Si voltò verso Sarah e la guardò con la massima serietà. «Ricordatevi di farlo bere, a questo punto direi almeno un bicchiere ogni ora. Non addormentatevi, o rischiereste di saltare il turno.»

«E se lo vomita? Se non riesce a mandarlo giù?»

«Allora in quel caso domani ci sarà da chiamare soltanto il prete.»

«Capisco» mormorò Sarah. «Be’, grazie dottore. Ci vediamo domani, immagino. Milord-»

«Forse è meglio che resti» disse lui, esitante. «Il dottore verrà riportato a casa da George, non devo andare via per forza.»

«Voi passereste la notte qui dentro?» chiese il medico, con la fronte aggrottata. 

«Certo» rispose lui, candido. «Tutto quello che serve.»

«Non occorre. Cercherò di farlo bere ogni ora, come avete detto. Ce la caveremo. Una persona in più è solo un pericolo in più di contagio, al momento. Tornate pure a dormire.»

«Ah, dormire. Che buffa idea» rispose Alexander con un sorrisino. «Davvero, se avete bisogno di qualcosa posso anche-»

Un stretta di mano di Harvey lo fece voltare. Prese un profondo respiro e disse «Vai pure. Grazie.»

La gola gli bruciò di nuovo, e iniziò a lacrimare. 

Sentì che Sarah gli asciugava nuovamente le guance con la mano. «Non parlare, idiota» disse, con voce tremante.

Alexander non rispose. Si limitò a osservarlo, indeciso sul da farsi.

«Abbiamo tutto sotto controllo» aggiunse Sarah, schiarendosi la voce per darsi un contegno. «Andate a riposare. E se domani avete da fare possiamo arrangiarci. Se il dottore verrà comunque…»

Alexander gli lasciò la mano e il suo braccio cadde come un peso morto. «Ci sarò anch’io. Ci sono tanti affari da sbrigare. Domani al sorgere del sole sarò qui.»

«Grazie, davvero, io-»

«Non ditelo neanche. Andiamo, dottore. Per oggi non c’è più niente da fare. Signorina…» salutò, chinandosi ma evitando di baciarle la mano, questa volta. Probabilmente voleva evitare di toccarla, avendo toccato lui. Accortezza sottile ma che Harvey notò. «E, signor Connor… una volta vi ho detto che siete una delle persone più vive che conosco, non intendo rimangiarmi la parola. Se vengo a sapere che non avete voluto bere nulla questa notte, giuro su tutto quello che amo al mondo che vi farò resuscitare per ammazzarvi con le mie mani.»

Vita e Amori di Harvey ConnorWhere stories live. Discover now