C A P I T O L O 27

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—Possiamo... fermarci un attimo?— domanda Damiàn con le mani in testa.

—Sai, ti vedo pallido, sicuro di stare bene?— domanda Edith.

—Si...— dice forzato— io, ho solo bisogno di acqua.

Cammina verso il bar ma è costretto a tenersi al muretto alla sua sinistra.

—Dam, stai bene?— domanda sta volta Dylan.

—No che non sta bene!— dico io prendendo il sopravvento. Gli prendo con delicatezza il braccio e lo obbligò a sedersi, ma per fortuna non oppone resistenza, è abbattuto— Andate a prendere una dannata bottiglietta d'acqua?— chiedo irritata dal loro "non far niente"— Con un bicchiere!— aggiungo gritando.

Non sapevo il motivo di questa mia preoccupazione, e non avevo intenzione di rifletterci su.

Intanto Damiàn si poggiò le mani sulla testa, esausto e stordito.

—Hai mangiato oggi?— domando prendendomi in diritto di togliergli i capelli dagli occhi, aveva la testa poggiata sullo schienale della panchina, gli occhi socchiusi e le labbra semiaperte, certo che i suoi si erano impegnati a farlo... notai il graffio dell'altro giorno, stava sanando.
Alza la testa guardandomi fisso negli occhi, come se fosse sorpreso.

Ti prego, smetti di fissarmi.

—No, ero per strada— spiega.

—Non puoi saltare i pasti, è pericoloso— dico— Un momento... tu ti sei allenato senza aver mangiato nulla tutto il giorno?

—Sto bene Ella, calmati— disse accennando un sorriso che mi fece abbassare lo sguardo, ma non stava bene, ed era evidente.

—Sono calma— dico per poi deglutire. Dylan finalmente mi passa l'acqua e io prendo l'integratore dal retro della cover. Noto che mi guarda attentamente mentre gli preparo l'energetico, cosa che mi mette a disagio.— Bevi.

—Che roba è?— chiede.

—Integratore. Ti farà bene— spiego.

—Vuoi avvelenarmi?

—Bevi!

—Non mi va— mi prendeva in giro?

—Non fare il bambino e bevi!— ordino, e come per miracolo, mi obbedì.

—Am non ci trova— avvisa Edith.

—Valle incontro, no?— rispondo.

—Per Dio, calmati— ero agitata?

—Ti accompagno— approfitta Dylan.

—Toglimi una curiosità, rubia histérica— si era ripreso in fretta, vedo...— Una volta dicesti che ti preoccupavi solo per le persone a cui tenevi— ti prego no, trágame Tierra— Quindi, ci tieni a me?

—Non hai bevuto tutto, anche la polverina è importante!— dico cercando di cambiare argomento.

—Rispondi alla domanda.

—Mi preoccupo per tutti.

—Non ti ho domandato questo— specifica.

—Damiàn, non stavi per svenire?— domando sarcastica.

—Mi hai amorevolmente soccorso— dice marcando la terza parola.

—Forse non dovrei dirtelo— inizio io.

—Se ci tieni a me?

—No, un'altra cosa— rispondo— ho dei problemi a casa— lo vidi incuriosirsi— quel giorno, quando... quando mandai a— andiamo Ella, che stai facendo?— A quel paese mio padre, mi ero arrabbiata per un litigio con mia madre.

Che la Terra mi inghiottisca, ora.

—Non volevo offenderti, davvero, non sapevo che tuo... che tuo padre fosse morto— mi giustifico— Nemmeno io voglio che tu abbia una brutta impressione di me.

—Diciamo che ho esagerato— ammette lui— non ero al corrente della tua situazione e ti ho giudicato. Mi dispiace.

Per un momento ci guardammo negli occhi e capii che mi stava nuovamente scrutando, mi sentii nuovamente a disagio dalla profondità dei suoi occhi, ma non avrei distolto lo sguardo altrimenti sarei sembrata intimidita e non gli avrei dato questa soddisfazione.

Era brutto sapere che ad una parte di me interessasse cosa pensava quando mi guardava, le persone mi vedevano come mi vedevo io allo specchio?

—Grazie— si limitò a dire con una voce così calma che per poco mi fece rabbrividire. Mi odiai per questo.

Infine deglutii per il silenzio imbarazzante che c'era tra di noi, che per fortuna fu interrotto.

—Santo Cielo, nel posto più sperduto di Malasaña dovevate ficcarvi?— domanda Licia esausta.

Abbassai la testa di scatto e ritirai istintivamente la mano dalla sua spalla, senza essermi resa conto che l'avessi poggiata lì.

Avevo bisogno  di un attimo, dovevo raffreddarmi.

Quel giorno capii che guardare Dam negli occhi era come tuffarsi in mare, e mi odiavo per farmi piacere così tanto l'oceano.

Questione di fiducia Where stories live. Discover now