7.

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KELLY.

Mi distruggo da sola
Così tu non potrai farlo

Mi ritrovai Tate, Maddy e Morgan a casa che cercavano cosa farmi indossare e litigavano tra di loro per i gusti diversi che avevano.

«Tate ma è nero! A lei dona l'azzurro» Maddy mi guardò con gli occhi socchiusi «E il lilla, anzi no. Il rosso» Mi guardò con una scintilla negli occhi mentre io mi passavo le mani nei capelli. Mi stavo esaurendo e non solo, odiavo i vestitini.

«Rosso!» Urlò Tate correndo verso l'altro armadio.
«Odio il rosso» Brontolai guardando Tate che non faceva altro che lanciarmi i vestiti in giro.
Avrei dovuto risistemare quel casino, che palle.
Dopo un po' tirò fuori un vestito del colore che io odiavo e cominciò ad analizzarlo.
«Questo!» Urlarono entrambe in coro e quasi sobbalzai. Corsero verso di me e mi avvicinarono il vestito attillato al corpo. Probabilmente volevano farsi un'idea su come mi stesse.
Io l'idea c'è l'avevo, mi stava male. Malissimo. Uno schifo.

«Non se ne parla» Guardai le due che mi stavano per prendere a calci.
«Sta zitta!» Urlò Tate e mi spinse verso il bagno.
«Hai poca scelta, anzi, non hai scelta.» Maddy ridacchiò e sventolò la mano come per cacciarmi.

«Oookaay.» Mi decisi a filarmi in bagno. Mi guardai allo specchio per un po' e sospirai.
Speriamo non sia tanto corto.

Lanciai un occhiataccia al vestito che ancora non mi andava di indossare. Non mi piaceva il mio fisico, lo odiavo più di Cooper e odiare Cooper più di qualcos'altro era davvero difficile.

«Andiamo, sbrigati. Vogliamo vederti» Brontolò Tate.
«Un'attimo» Urlai spogliandomi velocemente.
Infilai il vestitino e cominciai a saltellare per farlo scendere sui fianchi.
Andiamo
Andiamoo
Quando finalmente mi entrò, mi voltai verso la porta, soffiai la ciocca di capelli che avevo sul viso e tirai un sospiro. Abbassai la maniglia del bagno lentamente ma qualcuno aprì la porta con così tanta foga che volai fuori dal bagno.

«Voi siete pazze!» Urlai ridendo.
Le due rimasero ferme a fissarmi con la bocca spalancata.
«Cos'ho?» Chiesi guardando le loro facce.
Avevo capito.
«Dio, sono orribile lo so. Vado a toglierlo subito» Dissi con una voce così mortificata che le due si decisero a parlare.
«Nonono, sei perfetta!» Gridò Maddy correndomi al fianco e lanciandomi occhiate di stupore.
Nah, non lo sono. Per niente.

PRICE.

Tolsi il casco e dopo qualche sbuffo scesi dalla moto. Sbuffai senza un motivo, le feste mi piacevano perché c'era alcool, c'erano puttane, si scopava, si fumava. Si faceva così tanto, senza rotture di cazzo.
Sfilai subito dalla tasca le Winston rosse e presi una sigaretta.
Era il secondo pacco di sigarette che finivo in un giorno, dovevo fare rifornimento. Anzi, avrei dovuto smetterla.
Ma "smetterla" non era la mia parola preferita, non avrei mai smesso di fare quello che faccio ed essere ciò che sono.
Per niente e per nessuno.
Non l'avrei rifatto. Non avrei sbagliato di nuovo.
Non potevo fidarmi ancora.
Non potevo essere ingannato di nuovo.

Feci un tiro profondo di sigaretta, così profondo che sentì lo stomaco bruciare.
Avrei voluto anche uno dei miei caffè, eppure, quel giorno ne avevo bevuti una decina. Cazzo, quella roba non bastava mai. Però non me ne facevo un problema, anzi, fin quando ero dipendente da qualcosa e non da qualcuno ero apposto.
Per me il caffè era peggio della droga. Era tutto.
Non ci avrei rinunciato nemmeno se me lo avesse ordinato qualche medico rincoglionito che voleva farsi i cazzi miei. Cominciai a berlo da bambino a casa dei nonni e da lì non ho mai smesso. E mai l'avrei fatto.
Ero ignorante su tante cose quando si trattava di me stesso, non ci potevo fare nulla. Ne ero consapevole ma non sarei mai cambiato. Quelli come me non cambiano, peggiorano.

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