12.

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< Eccoti finalmente, ormai credevo non venissi più> mi accolse Vale

< C'è stato un disguido ma ora è tutto risolto> risposi

Passai la mattinata a confidarmi e confrontarmi con Rossi, nessuno meglio di lui mi capiva, ero così confusa che dalle mie orecchie usciva del fumo a causa dello sforzo per vederci chiaro. Poi improvvisamente, la lampadina, oggi non avrebbe corso nessuno in pista prima del pomeriggio, la pioggia di era calmata e quindi potevamo fare un giro. Vale mi lanciò una tuta e mi fece scegliere una moto della loro scuderia, gomme da bagnato montate e ci dirigemmo sulla griglia di partenza.

< Giriamo fino a quando non stai meglio, mi raccomando, prova a starmi dietro> mi fece l'occhiolino

< Vedrai quanta polvere ti farò mangiare> risposi a tono

Si accesero pure i semafori, non so per opera di chi, ma il tutto era estremamente realistico, improvvisamente fui trasportata nel passato, non ero più a bordo di una moto da corsa, ma della mia monoposto, numero 27, rossa e bianca. Allo spegnimento dei semafori, partimmo, per tutto il tragitto, ero persa in questo mio immaginario, avevo dimenticato di essere in sella a una moto, con accanto il mio migliore amico, ma ero catapultata al gran premio di spagna, scattavo dalla pole e non dovevo sbagliare, ero da poco entrata in formula 2 e quella doveva essere la mia prima vittoria, a tutti i costi. Non so bene quanti giri feci ma quello che so è che tagliai il traguardo per prima.

< Stellina, la pista era bagnata, ti sei presa dei rischi incredibili! Che cavolo ti è preso?" mi rimproverò Vale

< Io.. non lo so.. ma ho tutte le mie risposte> risposi pimpante < Grazie Vale, di cuore. Ah sei molto arrugginito devo dire> lo presi in giro mentre correvo per il box prima che mi uccidesse

< Torna qui piccola impertinente se hai coraggio!> mi gridò ridendo mentre mi rincorreva

L'organizzazione e la tensione che risiede dietro le gare di MotoGP è molto diversa dispetto a quella di Formula 1, è tutto più tranquillo e quello che fa veramente la differenza è la qualità di un pilota, non esistono pit stop se non in casi eccezionali e le moto sono tutte molto vicine, si spingono così al limite che basta un nonnulla per rovinare un weekend perfetto.

Quando ormai si era fatta sera, tornai a casa dello spagnolo; varcai la soglia di casa e vidi che tutte le luci erano spente, non c'era nessuno in casa. Un chiarore leggero attirò la mia attenzione, veniva dal giardino, quindi credevo che fossero tutti lì anche se vi era uno strano silenzio; mi affacciai e vidi un tavolo apparecchiato per due, delle piccole candele e un cartello con scritto "Scusami niña". Due mani mi coprirono gli occhi, poggiai le mie sulle sue, un piccolo sorriso in volto

<Carlos?> lo chiamai

< Scusami> ripeté lui

<Si lo hai già detto, mille volte> risi

< Volevo farmi perdonare, così ho mandato tutti via ed eccoci qui> affermò soddisfatto lui scoprendomi gli occhi, intrecciando le sue dita alle mie e abbracciandomi da dietro

< É bellissimo, non dovevi> risposi guardandolo negli occhi

Improvvisamente uno strano bagliore si impossessò del suo sguardo, il pilota si posizionò difronte a me, mise una mia mano sul suo petto e la tenne stretta poggiandosi le sue sopra. Lo guardai in un primo momento confusa, poi sentii il suo cuore battere sempre più forte, alzai il viso e fissai i miei occhi nei suoi

< Questo è l'effetto che mi fai, ogni volta che il mio sguardo si posa su di te> confessò lui < In te ho trovato qualcosa di speciale, prezioso.. Io voglio prendermi cura di te, perché lo meriti. Voglio solo che tu sappia che potrai dirmi un'infinità di volte che non devo pensare a te, ma qualsiasi cosa accadrà, io ti sarò sempre accanto> continuò lui

Gara d'amore // Carlos SainzWhere stories live. Discover now