5.

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La mattina mi svegliai stranamente riposata, la luce, che penetrava le fessure della tapparella della camera, era troppo forte per essere mattina presto. Stropicciai gli occhi e quando li aprii, vidi che ero da sola in stanza, Carlos non c'era; mi voltai per prendere il cellulare e vidi che erano le 9.00, balzai giù dal letto e mi andai a vestire
<Adesso mi sente> dissi mentre correvo da un lato all'altro della stanza per prepararmi.

Mentre ero in ascensore notai un messaggio da parte dello spagnolo: "Ti ho tolto la sveglia, non ti arrabbiare ma dormivi come un angioletto e non volevo che ti svegliassi. P.S sono ho fatto tutto come se ci fossi stata tu"
Guarda te questo, troppa confidenza, lo dobbiamo ridimensionare.
Entrai nella sala colazione e lo trovai seduto ad un tavolo con Lando, stavano parlando e ridendo a squarciagola, non me la sono sentita di interrompere, così cercai un tavolino appartato per stare sola ma una mano che si posò sulla mia spalla interruppe la mia ricerca .

<Dobbiamo parlare> mi disse Vasseur serio, lo seguii in un angolo appartato della hall

<Che succede signore?> chiesi preoccupata

<La voce si è sparsa, non so come, davvero, ma sanno chi sei e che sei qui> mi confessò il mio capo

Avevo gli occhi sgranati, le gambe molli che stavano per cedere, mi ressi alla parate più che potevo ma poi mi accascia a terra, il respiro corto e tachicardia. Fred si piegò verso di me e cercò di tranquillizzarmi, con scarsi risultati; portai una mano al petto, dovevo calmare il battito e il respiro, provai a inspirare ed espirare ampiamente e restando il più calma possibile, piano piano riuscii a tranquillizzarmi. Vasseur si sedette accanto a me, deve essersi spaventato

<Mi dispiace signore, a volte non riesco a domarli> mi dissi riferendomi ai miei attacchi di ansia

< Non ti preoccupare. Vedi, solo tu sai quello che hai passato, nessuno lo può capire, solo tu sai quanto hai faticato, quanto hai lottato per superare quei momenti dove credevi di non farcela, sei un carro amato, hai attraversato campi minati, ma sei qui, puoi superare anche questo, ricordatelo> mi incoraggiò il team principal dopo aver accarezzato il viso dolcemente

<Andrà bene > dissi, più per me che per lui

Non tornai a fare colazione, mi diressi direttamente all'autodromo per cercare di non dare troppo nell'occhio. Per evitare la folla immensa di giornalisti che mi aspettava al varco, entrai sul retro, con l'aiuto di Charles e Arthur, i quali erano al corrente della situazione perché insieme avevamo messo in piedi questo piano per non essere gettata in pasto a quegli squali.
La mattina passò tranquilla, non ero molto presente, nella mia mente mille pensieri, Carlos se ne n'era accorto ma non mi disse niente, tra noi era improvvisamente calato il gelo, non so dirvi come.

Durante la pausa pranzo, ero seduta ad un tavolino di un bar, persa nei miei pensieri quando, i posti vuoti accanto a me furono occupati da Charles, Carlos, i fratelli Leclerc e da tutto il team al completo, era praticamente impossibile vedermi o riconoscermi; guardai la mia squadra confusa, poi notai un gruppo di giornalisti passare proprio alle loro spalle e tutto mi fu più chiaro, le mie labbra si piegarono in un sorriso e guardai lo spagnolo commossa, sapevo che era stata opera sua.

Eravamo nel retro-box pronti a fare il nostro allenamento pre-gara, ero assorta nei miei pensieri ma pur sempre vigile nel controllare che Sainz non sbagliasse o si stesse allenando male.

<Divarica di più le gambe in questi squat pappamolle> mi rivolsi a lui

<Finalmente sento la tua voce di nuovo, stavo meglio prima eh, ma c'era troppo silenzio> mi prese in giro

<Bene, siamo impertinenti a quanto pare oggi, facciamone altri 10 allora> affermai ridendo dopo la smorfia del pilota

L'allenamento volse al termine, stavamo per rientrare al box quando, d'impulso, afferrai il braccio dello spagnolo, il quale si bloccò e voltò verso di me, uno sguardo perplesso in volto

Gara d'amore // Carlos SainzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora