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Erano le 5:00 del mattino, mi alzai, feci una veloce colazione e poi mi recai alla camera dello spagnolo per buttarlo giù dal letto e andare a fare la corsa mattutina, 6km di corsa non troppo sostenuta per iniziare a svegliare il corpo e metterlo in moto. Per fortuna, questa volta, Sainz era già pronto, bussai solo una volta e pochi secondi dopo, comparse dinanzi a me, con una maglietta e i pantaloncini, pronto per iniziare.

Le conversazioni tra me e Carlos non andavano mai oltre le questioni lavorative, non ci scambiavamo mai messaggi, chiamate, se non per delucidazioni in merito alla scheda di allenamento e i carichi da sollevare; un rapporto strettamente professionale. I nostri allenamenti iniziavano a dare i loro frutti, lo spagnolo aveva un fisico molto più delineato e scolpito, i suoi riflessi erano migliorati molto e anche lui si sentiva meglio; questo non lo dico solo io, parlano i risultati, dopo le prime cinque gare del campionato, la classifica piloti vedeva Charles al primo posto, Max al secondo e Carlos al terzo.


Gran premio di Imola

Erano anni che non tornavo in Emilia Romagna, la mia regione natale. Tutto ebbe inizio qui, quando da piccola mio padre mi portò a vedere le mie prime gare di formula 1, che ovviamente non posso ricordare, e negli anni, sono venuta a vedere gare di diversi campionati. Dopo la morte di mio padre e il mio brutto incidente, qui non ci ho messo più piede, sono diventata un fantasma, per molti un lontano ricordo. O almeno così speravo.

Mi trovavo in sella alla mia moto, con la divisa Ferrari, il casco in mano, in balia del passato. Mentre continuavo a fissare il nulla, una mano si posò sulla mia spalla e mi fece tornare alla realtà.

<Tutto bene cara?> mi chiese Fred

< Si signore, è solo che..> iniziai

< Fa paura> finì lui ed io annui. < Vedi cara, quello che non ci uccide ci fortifica, ogni volta che passerai di qui, vedrai la dinamica del tuo incidente, in quella esatta curva, ma tu oggi sei qui e sei più forte di un tempo. Forza e coraggio> mi sorrise per poi entrare nel paddock

<Perché tu e il capo parlate sempre in francese?> mi chiese Carlos, il quale sbucò alle mie spalle

< Perché è la sua lingua madre, gli torna più comodo esprimersi> risposi non curante mentre parcheggiavo la moto vicino all'auto di Sainz.

< Occhio con quel catorcio, mi graffi l'auto> mi provocò lui

< L'unico catorcio che vedo qui, sei tu> affermai ridendo

< É la prima volta che ti sento ridere bambolina, non male> mi diede una piccola spinta che mi fece oscillare

< Mani a posto Sainz, non siamo così intimi> lo presi in giro e poi entrammo nel paddock

Ero terrorizzata dal fatto che qualcuno potesse riconoscermi e farmi mille domande, così decisi di infilare un cappellino del brand del mio pilota, camminando a testa bassa, coprendomi più che potevo.

< Sei strana oggi> affermò serio lui

< Concentrati sulla gara, invece di badare a me> gli risposi a tono per poi sgattaiolare nel MotorHome Ferrari.

Mi chiusi per qualche minuto nella stanza di Carlos, feci dei respiri profondi e mi concentrai sul calmare i miei battiti, dovevo tenere la situazione sotto controllo e passare inosservata per tutto il weekend e non sarebbe stato facile. Quando uscii da lì dentro, andai a sbattere contro una figura maschile, alzai gli occhi e mi trovai davanti Sainz, prevedibile.

< Sicura di stare bene? Sei pallida> mi chiese preoccupato

<Si, ti ho detto di non far caso a me> risposi distogliendo lo sguardo, provai ad andarmene ma lo spagnolo mi spinse nello stanzino e chiuse la porta.

Gara d'amore // Carlos SainzWhere stories live. Discover now