Capitolo 9

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"Non penso che tu non sappia nulla su quel ragazzo."
Levi si trovava nell'ufficio della donna. Aveva le braccia conserte al petto e la schiena premuta contro lo schienale della poltrona sulla quale era seduto.

"So quanto te, su di lui."
Disse sistemandosi gli occhiali da lettura sul naso.

Quel giorno aveva chiuso ai clienti perché doveva fare delle ristrutturazioni a tutta la casa; non si era accorto che solo la carta da parati fosse orribile, ma anche perché doveva fare delle modifiche un po' su tutte le stanze. Partendo da bagni. Essi erano in condizioni orribili e finalmente la donna se n'era resa conto dopo anni che il corvino glielo aveva detto. Era partito tutto da un tubo che perdeva per farle cambiare idea. Le tubature erano in pessime condizioni e ci volevano dei giorni per aggiustare tutto. Quindi non solo quel giorno aveva deciso di chiudere, se ne sarebbe parlato la settimana dopo ad aprire al pubblico. Ovviamente, il castano era una cosa a parte: non appena Levi era entrato nell'ufficio di Hanji per chiedere informazioni su di lui, lei gli aveva subito riferito che nella chiusura non era incluso il domicilio quindi avrebbe dovuto per forza andare da lui.

Una parte di lui non era dispiaciuta, affatto, voleva rivedere il castano ma più che altro era curioso di sapere qualcosa in più, o almeno questa era una scusa, ma l'altra parte gli diceva di allontanarsi subito. Quella non era la persona che faceva per lui, era pericoloso e ci sarebbe andato sotto. Capitava sempre così con le persone di buon cuore come Levi. Almeno credeva di esserlo, in vita sua non aveva fatto mai niente di male e ciò lo stava facendo per mantenersi. Era l'unico lavoro che avesse mai potuto fare.

"Stronzate."
Sbottò in un sibilo il corvino. Faceva bene a pensare che la donna sapesse più di quanto stesse affermando, più di ciò che sapesse lui.

"Levi. Non è il momento di parlarne di lui. Sono informazioni che ha preferito rimanere nascoste."

"Almeno il suo nome. Ho bisogno di sapere."

Lei fece un sospiro. La castana ci teneva a lui tanto quanto lui ci teneva alla castana. Era una specie di migliore amica, anche se preferiva di gran lunga riversare tutte le sue paranoie e tutti i suoi complessi allo specchio che aveva nella stanza. Non voleva mostrare nessuna singola fragilità, nemmeno se si trattava di Hanji.

"Si chiama Eren. Eren Jaeger."

"Finalmente. Un dannato nome. Pensi davvero che io glielo possa dire ?"

"No, ma preferisco che tu non te lo faccia scappare di bocca."

Quella volta fu il corvino a sospirare:" è solo un cliente come tutti gli altri. Se tu non vuoi che lo chiami per nome allora non lo farò."

A quel punto, si alzò dalla sedia e uscì fuori dalla stanza.

Eren Jaeger. Un nome che non si sarebbe mai dimenticato.

-•-

Quella sera la castana aveva organizzato una cena: pizza a domicilio. Per tutti quanti che abitavano in quella magione.
La tavola era imbandita di bibite e tutte le ragazze presenti erano su di giri, felici per quella cena così improvvisata. E poi si parlava di pizza. Chi non era felice ?

A terra c'erano teli di plastica dappertutto, così come anche sui mobili e tavolini, a parte su quello che avrebbero poi utilizzato per mangiare.

Erano le dieci passate e le loro pizze sarebbero arrivate a momenti. Levi si trovava seduto in disparte, quella sera non aveva nessuna voglia di iniziare una conversazione e ne tantomeno sentire le sue coinquiline parlare della misura dei membri dei loro clienti.
Non erano soddisfatte, ma se avessero visto quello di Eren sarebbero davvero corse via dalla loro stanza.
Ovviamente Levi non lo aveva visto, ma lo aveva sentito e quella sensazione la percepiva ancora contro il suo membro.

Fece un sospiro, cercando di calmare i bollenti spiriti. Al solo pensiero di Eren gli stava diventando duro, ma cercava di non darlo a vedere alle ragazze. Quando il campanello suonò, i suoi pensieri si arrestarono.

"La pizza !"
L'urlo della castana lo riportò immediatamente alla realtà, mentre con la coda dell'occhio la vide letteralmente fuggire verso l'ingresso.

"Levi, è per te !"
Dalla voce sembrava delusa. E poteva ben scommetterci; non era il fattorino.
A malavoglia, si alzò dalla sedia e, durante il tragitto per andare verso la porta principale, la castana gli lanciò uno sguardo mentre alle sue spalle vide il soggetto che era al centro dei suoi pensieri: Eren si trovava sulla soglia della porta. Impeccabile come sempre, in quello smoking.
Era confuso, ma allo stesso tempo si sentiva felice. Desiderava di vederlo da quella mattina.

"Vieni con me."
Disse, spostandosi dall'uscio, voltando le spalle e scendendo i gradini che conducevano al vialetto del cortile.

"Va bene."
Che motivo avrebbe avuto per opporsi ?
Chiuse la porta alle spalle e seguì il castano. Pensava fosse venuto con la sua limousine nera, guidata dall'uomo scorbutico, ma invece si sbagliò quando vide Eren entrare in una grande macchina scura che spiccava sotto la luce del lampione.

"Entra."
Gli ordinò abbassando il finestrino. Dovette fare il giro dell'auto, prima di aggrapparsi alla maniglia della portiera e aprirla, per poi accomodarsi all'interno dell'abitacolo.

L'altro accese il motore e partí.

-•-

Rimasero in silenzio per tutto il tragitto. Nella testa di Levi iniziarono a farsi ben presto sentire le sue paranoie, i suoi pensieri e davvero si maledisse di non essere nella sua stanza, in quel momento, davanti al suo specchio.
Se avesse scoperto che conosceva il suo nome e voleva farlo fuori ?
No, Hanji non gli avrebbe mai potuto fare un torto del genere. Era l'unica che lo aveva cresciuto in modo decente. Anche se tra i due si spaziavano davvero pochi anni di età.

Magari il ragazzo voleva portarlo nuovamente nella sua villa. Ma si sbagliò di nuovo, quando lo vide prendere una strada del tutto opposta da quella che conduceva verso casa sua.
Prese la strada del porto. L'acqua era scura e rifletteva lo stesso cielo della notte.
Parcheggiò, spense l'auto e si allungò verso di Levi. Lo sguardo del castano si incastrò in quello del corvino. Il cuore di Levi prese a battere fortissimo quando lo vide avvicinarsi ancora di più.
Socchiuse gli occhi; non poteva crederci che stesse succedendo per davvero e in modo così improvviso.
Ma Eren si allungò verso il cruscotto, lo fece scattare e tirò fuori una pistola.
Era abbastanza buio, ma riusciva bene a distinguere la sua forma.

"Aspettami qui."
Prese l'arma, la mise nella cinta del pantalone e uscì dall'auto.

Pushing me away (Ereri)Where stories live. Discover now