C A P I T O L O 5

Start from the beginning
                                    

Eppure è così che iniziò tutto, quindi tanto insensate non sono.

Non ho mai avuto una diagnosi e non credo che la avrò mai, dato che ora sto bene, ne sono uscita o forse non ci sono solo mai entrata, più tempo passa più mi rendo conto che esageravo la cosa e che infondo era davvero solo una fase, però so quanto ha fatto male, questo me lo concedo.

Una parte di me però è convinta che non ne sia uscita, e che l'abbia semplicemente normalizzato nella mia vita, come se ora facesse tranquillamente parte della mia routine.

So che ora riuscirei a gestirlo meglio, che saprei affrontarlo in modo diverso, ne sono la prova i "periodi no", quelli stressanti, nei quali riesco a stare bene senza abbuffarmi o senza rimediare al cibo mangiato, non nego che a volte, come di questi tempi cerco di trattenere la fame o di bere di più, ma non può far altro che bene al mio organismo, ed è anche giusto che sappia regolarmi davanti a qualcosa di cui potrei tranquillamente fare a meno, ma non ho più voci costantemente e non compenso ogni giorno, mi può capitare al massimo tre volte a settimana.

Sto bene, era la me ragazzina che non era nel tempo migliore, ma fa parte dell'adolescenza, è okay.

Infondo, si, avevo bisogno di perdere una decina di kg o più, ma c'erano molte persone più grasse di me, non ero così schifosa, e poi sembravo magra, questo perché imparai a contrarre l'addome così tanto che ad oggi mi viene spontaneo tenerlo così anche quando sono sola, o anche a tenere sempre la schiena dritta, o le braccia tese, tutto pur di sembrare più magra, ma ero puro grasso, ero pura schifezza, lo sapevo per certo,  lo sapevo solo io, solo io potevo torturarmi.

In realtà anche gli altri lo sapevano, ma non così tanto, perché ai loro occhi mi facevo più piccola.

Con "il periodo" non ho perso peso, per lo meno non il peso che volevo, e inizialmente non lo sentivo valido per questo, forse perché non ero magra, perché non vomitavo o perché non riuscivo a non mangiare.

Poi i capelli sono iniziati a cadere, le voci aumentavano, ed io iniziavo ad avere paura della pasta.

Non del pane, non dei dolci, della pasta.

Tutto questo nei primi due anni, poi iniziai a vomitare con più frequenza, superai la paura di tagliarmi ed iniziai a farlo, come se fosse un passatempo, non sentivo dolore, ero consapevole di ciò che facevo, motivo per il quale I tagli erano tutti dritti, in orizzontale inizialmente, uno dietro l'altro, ero una psicopatica del cazzo, lo so, ma mi faceva sentire più malata, non più malata da sentirmi degna per ricevere aiuto, ma più malata per riuscire a perdere peso.

Perché mi consideravo una psicopatica?
Perché per anni ho avuto paura di vomitare, cercavo di autoindurre il vomito ma qualcosa gli impediva di uscire, premevo forte sulla trachea, ma nulla.

Poi il tempo ti fa "cultura", e così capisci come farlo più facilmente, con più fatica, ma meno dolore.

E quando ci riuscii, io ero felice, perché associato il vomito alla perdita di peso, che arrivò, ma non grazie al vomito...

I tagli mi facevano credere che rovinandomi la mente sarebbe caduta ancora più in basso, e sarei riuscita a perdere peso, ma non fu così, per lo meno non all'inizio, motivo per il quale i segni sulle braccia aumentavano.

Non lo facevo per vedere fuoriuscire il sangue, e non lo facevo sul lato interno del braccio, sarebbe stato autolesionarsi, ed io non soffro di autolesionismo.

Un ragionamento stupido, lo so, ma non lo sento mio.
Ovvero che non riuscirei mai ad ammettere a me stessa di soffrirne, perché sono consapevole di ciò che faccio.

Certo, ora è diverso perché lo faccio specialmente sulle cosce, dove solo io posso vedermi e toccarmi, succede raramente, solo quando ho voglia di punirmi e non vorrei camminare.

Questione di fiducia Where stories live. Discover now