Soon You'll Get Better

672 54 12
                                    





12. Soon You'll Get Better




Il periodo di vacanza si mostrò molto prominente e ricco di avventure, per entrambi. Su quella barca, il secondo giorno, mi regalò emozioni uniche. I nostri costumi abbandonati sul pavimento del mezzo, lui su di me, i nostri respiri fusi, gli sguardi sciolti l'uno nell'altro, la sua voce soave, il suo tocco vellutato. Dire che i sentimenti nei suoi confronti erano riaffiorati, fu poco.

E quando tornammo all'appartamento, conoscemmo l'altra coppia. Due peruviani giovani, fidanzati da qualche anno, che studiavano al nord Italia. Carini, niente di più, ma molto simpatici. L'unica volta che li vedemmo fu al ritorno dalla piccola gita in barca, poi passarono il resto del loro soggiorno fuori, se non per dormire; si alzavano sempre presto al mattino e, quando dormivamo, loro erano ancora fuori casa.

Trascorsero troppo velocemente quei dieci giorni, per far sì che potessi godermeli al cento per cento. Tuttavia, il nostro ultimo giorno si concluse fin troppo bene e stranamente, da poter essere definito un ultimo giorno di vacanza tra due amici. Perché, diciamocela tutta, il mindset con cui ero partito riguardava una vacanza con un amico, forse un amico che può darmi qualcosa in più, ma non mi aspettavo le passeggiate da turisti mano nella mano, o quell'ultima sera a cena, il suo chiamarmi "il mio ragazzo".

Avevo indossato una camicia bianca nel mio pantalone elegante nero, lui con un outfit completamente black e i suoi capelli all'indietro. Non smettevo di osservargli la catenina al collo e pensare a quanto fosse bello, con Firenze alle spalle e l'estate italiana sulla pelle, ad illuminargli il volto. Ci sedemmo uno di fronte l'altro e, mentre attendevamo l'ordine richiesto dal cameriere, se ne stava a guardarmi con le mani sotto il mento.

«Non posso crederci che, questi giorni, siano passati così in fretta.» sospirai, spezzando la tensione. Lui batté ciglia, sorridendo appena. Gli scrutai la barba appena accennata sul volto ed ebbi un singulto.

«Non sarà la fine delle vacanze a separarci. Non appena ritorniamo in America, ci insediamo a Cornelia Street e non ci muoviamo più.» ridacchiò.

Lo assecondai, replicando: «Devo ritornare a lavorare, l'università, l'appartamento...»

«Appartamento??» chiese accigliato, ma con un'espressione pragmatica che mi fece esitare.

«Sì, l'appartamento in cui vivo.» annuii.

«Non mi risulta che tu vivi lì. Almeno, non più.» si toccò il mento.

Aggrottai la fronte. «Louis? Che significa?»

Grattandosi la nuca, fece vagare lo sguardo. «Uhm, potrei averti fatto trasferire da me.»

«Cosa?»spalancai gli occhi. «Come— è impossibile!»

«Ho chiamato il proprietario del tuo appartamento, gli ho detto che non gli retribuirai questo mese perché l'ho già fatto io e che gli avresti lasciato le chiavi entro la fine, nel mentre la tua roba è stata già spostata da me.»

«Louis...» mi si bloccò il respiro in gola, e lo guardai con occhi gelati.

«Avrei dovuto chiedertelo, lo so, ma non sai da quanto io desideri che tu viva con me, in quella casa. E così puoi anche risparmiare i soldi dell'affitto. Ho pensato sarebbe stata una sorpresa carina, e se sei arrabbiato lo capisco.» gesticolò; tutto quello che feci fu allungare il braccio e porgergli la mano, in attesa che la prendesse. Una volta che le nostre dita s'intrecciarono, gli mostrai le fossette ai lati della mia bocca.

Lover [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now