I Forgot That You Existed

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1. I Forgot That You Existed 





Mi voltai di scatto verso la porta, quel sabato mattina di fine maggio, quando emise un rumore oltre ad In My Feelings di Drake echeggiante nel locale. La radio era ad un volume medio – basso, il bancone occupato da due uomini, uno sulla quarantina e l'altro forse più anziano, ubriachi lerci, dormienti e russanti. Avevano trascorso la notte seduti sugli sgabelli con la schiena ricurva e il viso accovacciato sulle braccia. Mi chiesi da quali preoccupazioni scappassero, mentre li guardavo immersi nella puzza di alcool e nel sonno indisturbato. Poteva cadere il mondo; quei due non si sarebbero mai svegliati.

Sollevai appena lo sguardo, notando come una figura maschile si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò al bancone. Un po' troppo familiare, ma al contempo suscitò in me curiosità, indiscrezione. Sempre più attiguo, gli osservai la felpa più grande di lui, di un verde bottiglia, dei jeans semplici e delle Adidas nere, le strisce bianche. Tranquillo, si avvicinò al bancone. «Un cappuccino con latte scremato, una brioche e dell'acqua, grazie.» ordinò con un sorriso sul viso, appena accennato. Battei le ciglia, scrutandogli il volto continuamente. Quel qualcosa di conosciuto suscitava in me ulteriori dubbi, in modo da lasciarmi perplesso. Tuttavia, mi limitai ad annuire e servirlo come qualsiasi altro cliente.

Lui prese posto al bancone, appoggiando le braccia su di esso, osservando come io lavorassi. Gli preparai il cappuccino col latte scremato su richiesta; glielo porsi e, prontamente, gli offrii anche la brioche. Al cioccolato, un classico. Preso un bicchiere di vetro, lo riempii per tre quarti d'acqua fresca e, rivoltomi un sorriso, appoggiò la banconota sul piattino. Cambiai in cassa, dandogli il resto, ma scosse il capo. «Sono soltanto tre dollari, puoi tenerli.» e portò la tazza alla bocca.

Annuii, rivolgendogli un sorriso di ringraziamento, ritornando alla cassa per riporre i soldi. Lo lasciai solo, a consumare e libero di andarsene quando avrebbe preferito. Certo, non capitava tutti i giorni che qualcuno lasciasse la "mancia". Mi apparve solo un po' strano, però, il suo modo di guardarmi. Come se avesse qualcosa di già vissuto, nel mio passato. Un senso di turbamento e un fastidioso vuoto mi pervasero, mentre sciacquavo le tazzine sporche di caffè. Le lasciai a scorrere, asciugando frenetico le mani sul mio grembiule nero, ritornando dietro il bancone.

Lui era ancora lì, concentrato sul suo cellulare. La sua tranquillità era impressionante, il suo abbigliamento troppo soffice e i suoi capelli apparivano delicati. Mi ci volle poco, per comprendere che, in realtà, io quella persona la conoscevo. Nel momento in cui sollevò lo sguardo e i suoi occhi azzurri s'incontrarono nei miei, con quella sua solita espressione seria, priva di mimica facciale, concentrata, mi riportò alla mente di lui. Avevo dimenticato che esistesse, ad essere sincero. Soprattutto dopo quattro anni in cui siamo stati lontani. Deglutii, percependo un nodo alla gola che mi strinse fino a quasi soffocare. Provai a mandarlo giù, ma fu inutile.

Lover [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now