Cruel Summer

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2. Cruel Summer






Estate, cinque anni prima


Quella mattina mi svegliai poco prima delle cinque. La sveglia suonava alle sei, ma non riuscivo a contenere la forte emozione che avevo dormito si e no tre ore. La mia testa sempre appoggiata al cuscino, il mio braccio sinistro attorno al suo busto. Dormiva accanto a me, avvolto dal lenzuolo per mia scelta, siccome tendevo a coprimi seppur ci fossero stati cinquanta gradi all'ombra. Avevo alzato il lenzuolo di lino fin sotto l'ombelico ma io portavo comunque la maglia del pigiama, lui invece era a petto nudo, con i suoi boxer grigi. Mi strinsi a lui, appoggiando il mento sulla sua spalla, e ascoltai il rumore che il suo respiro produceva. Fuori, qualche uccellino canticchiava sugli alberi del giardino di casa mia.

La finestra era spalancata, riparata da una zanzariera. L'aria era fredda, essendo la mia camera un punto dove il sole batteva soltanto le ore della piena mattinata. Poi, girando, avrebbe lasciato l'aria mite e, di sera, quasi sembrava autunno. E questo fino a un paio d'ore dopo l'alba. Mi abbracciavo al suo corpo dormiente, in quell'atmosfera che, tra qualche anno, mi avrebbe recato nostalgia. Il suo petto si alzava e abbassava ed io facevo scorrere i polpastrelli sul suo stomaco, pensando a come, tra qualche ora, saremo stati sulla spiaggia, in costume, e ci sarebbe stata anche la sua ragazza.

Sospirai, guardando un punto impreciso nel vuoto, quando la sua mano mi prese il polso, per poi intrecciarsi nella mia che gli stava sfiorando il ventre. Esitai, prima di sollevare lo sguardo e perdere un battito nelle sue lunghe ciglia, nel suo azzurro fuso al colore dell'alba che splendeva nel cielo. Blu, quel blu di cui ero perdutamente innamorato.

«Tutto bene?» mi chiese sottovoce e, annuendo, adagiai nuovamente il capo sulla sua spalla. Con l'altra mano, intrufolò le dita tra i miei capelli, attorcigliandosi i ricci tra le falangi. «Non vedo l'ora di correre con te sulla spiaggia.» mi disse. Sospirai pesantemente, rispondendogli con una sorta di fusa come i gatti attorno alle gambe dei propri padroni. «Ti vedo pensieroso...non vuoi dirmi perché?»

«Louis, ci siamo appena svegliati. Dopo.» parlai dolcemente, toccandogli il palmo della mano. Lui mi baciò la tempia, ammutolendosi. Dalla finestra, l'alba era così chiara e ben visibile che mi portò un senso di pace. Chiusi gli occhi, desiderando di morire in quell'attimo, di trascorrerci il resto dei miei giorni tra quelle braccia.

E fu doloroso, vederlo felice in acqua con lei, di cui nemmeno ricordavo il nome o altrimenti mi sarei fatto ancora più male. Giacevo seduto sul telo, adagiato sulla calda sabbia, e osservavo come lui e la sua ragazza si tuffavano, si schizzavano l'acqua addosso e ridevano, strillavano nel caldo di quella giornata estiva mentre io ero lì, a contemplare quel momento, quella sensazione d'estate che, quando il tempo adolescenziale mi avrebbe abbandonato, avrei rimembrato e ci avrei sorriso su, percependo quelle sensazioni che mi avrebbero aperto sempre un varco nello stomaco, che ripercorrevo sempre come un disco rotto e non me ne stancavo mai, della melodia. A gracchiare le note di quelle canzoni in ripetizione, però, era la sua felicità per causa di qualcuno che non ero io.

Lover [Larry Stylinson]Where stories live. Discover now