CAPITOLO 10 Vecchie storie

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Megan Goode era stata convocata da Bailey Schultz, un membro del più alto rango del Concilium. La comunicazione le era stata data da una sempre più insopportabile Lexa Mind. Non pensava che avrebbe mai visto uno degli alloggi superiori, così erano chiamatile vere e proprie abitazioni dei Maestri. Ogni abitazione occupava un piano intero dell'Autokrator. Al momento era seduta in una comoda poltrona di pelle posizionata appena fuori dall'ascensore. Un grande portone di legno di fianco a lei indicava l'ingresso della casa di Bailey. Stava attendendo da qualche minuto e nell'atrio insieme a lei c'era quella che sembrava la segretaria dell'uomo. Ogni pochi secondi la donna alzava lo sguardo e le sorrideva. Sembrava un'automa e la cosa la inquietava. Parecchio. In più era preoccupata. Tutte le comunicazioni rivevute le erano sempre state date insieme alla squadra o con almeno alcuni di loro. Ma questo appariva come qualcosa di personale. Dopotutto lei era comunque ancora una recluta dell'organizzazione e sebbene Killian fosse l'attuale caposquadra, Bailey era il più alto di grado nella gestione delle reclute. E nei primi dodici mesi di permanenza tutti gli agenti erano sotto la sua giurisdizione. Espulsioni o sospensioni dirette potevano essere ufficialmente approvate solo da lui. La segretaria si fermò di nuovo verso Megan e le fece cenno verso la porta. Suppose fosse un segnale per poter entrare. Si alzò e il portone si aprì in automatico. Si diresse quindi verso l'abitazione con timore e ansia. Una volta dentro fu meravigliata da quello che si trovò davanti. Un grande salone come quelli visibili in film d'epoca ambientati in vecchi palazzi reali con mobili di legno pregiato, giganteschi tappeti a ricoprire il parquet e tende di colori caldi. Alla fine della grossa sala, che Megan attraversò lentamente, vi erano due poltrone, con un tavolino in mezzo, che davano su un camino acceso. Una delle poltrone era occupata da Bailey. Era seduto con le gambe accavallate a guardare il fuoco silenzioso, vestito elegantemente in abito con una fantasia scozzese. Megan osservò il fuoco. <<Un ologramma?>> chiese senza sapere se si stesse rivolgendo a Bailey o a se stessa. Lui sorrise compiaciuto senza distogliere lo sguardo. <<Già. Mi piace l'atmosfera. Prego, Agente Goode, accomodati pure.>> disse indicando l'altra poltrona libera. Megan andò a sedersi rimanendo silente. Stava cercando di prepararsi psicologicamente a quello che sarebbe avvenuto. Bailey versò del tè caldo presente nel tavolino ma ne fece cadere la metà. Nemmeno questo la calmò. <<Ah sono il solito sbadato. Non riesco proprio a passare una giornata senza far danno. Eppure, ironia della sorte, mi occupo di risolvere quelli degli altri>>, ed esplose in una grassa risata. <<E ora dobbiamo parlare dei tuoi>>, aggiunse portandosi la tazzina alla bocca e sorseggiando il tè. Durò solo pochi secondi che per Megan sembrarono interminabili. Rimase impassibile. Bailey poggiò la tazzina e la guardò incrociando le mani. <<Vedo che il mio vecchio conoscente Zender Crane ha fatto un ottimo lavoro. Nessuna ansia visibile, tremolii, neanche un movimento impercettibile. Niente che possa tradirti, nemmeno mentre ho fatto il suo nome. Vorrei fare un accordo con te, Agente Goode. Ora io ti racconto una storia e tu mi racconti la tua, che ne dici? Sappi che niente di quello che dirai verrà usato contro di te...più o meno>> disse con voce sontuosa. Megan annuì. Bailey battè le mani una volta sola. <<Bene, perfetto. Inizio io, come dicevo. Quando ero giovane, più giovane di te stavo scappando da un gruppo di bulli che passavano le giornate a tormentarmi. Ero il loro divertimento preferito. Venga da una piccola cittadina rurale della Germania, una nazione di Gea. E, per quanto oggi mi dolga dirlo, Zender era allora il mio unico amico. Siamo cresciuti insieme. Non veniva mai preso di mira, lui era normale. Non uno "scherzo della natura" come me. Albino e grasso, avevo praticamente un grosso bersaglio su di me. Quel giorno io e lui avevamo un appuntamento in una cava abbandonata. Tutti ne stavano alla larga senza sapere il perché. E questo aveva stuzzicato la nostra curiosità. Pensavo che fosse una zona sicura, perciò gli chiesi di aspettarmi là. Ma quel maledetto gruppetto mi trovò comunque. Corsi, corsi come non mai, perché questa volta avevano dei coltelli con sé. Una caccia al mostro. Arrivai finalmente alla vecchia cava, quasi all'ingresso mi scontrai con Zender. Era viola in viso, lo sguardo assente, come se avesse visto un fantasma. Sentii un forte fruscio d'ali espandersi come un eco in tutta la cava. Zender mi prese per le spalle e mi buttò a terra. Il cielo quasi si oscurò al passaggio delle creature. Fu la prima volta che vidi qualcosa di estraneo al mio mondo. Ora li reputo splendidi animali ma all'epoca ne fui effettivamente terrorizzato. Arpie. Le hai mai viste Agente Goode? Creature col busto di donna, ali dove noi abbiamo le braccia e la parte inferiore come quella di una rapace.>> <<Si...conosco le arpie.>> <<Non ne dubito. Uno degli hobby di Zender, successivamente, era proprio la caccia alle arpie. Immagino vi abbia coinvolto. A ogni modo, evitarono noi e si lanciarono contro quei poveri ragazzi. Provavo odio per loro ma mai avrei voluto una cosa del genere. Furono dilaniati, completamente distrutti dagli artigli affilati di quei mostri. I miei torturatori erano solo sei giovani adolescenti contro uno stormo di arpie. Io e Zender rimanemmo a terra per tutto il tempo a guardare quel macabro spettacolo. Una volta terminato il massacro sentimmo un rumore simile alle ali delle arpie, ma allo stesso tempo molto diverso. Le arpie, circa una ventina, si voltarono verso di noi, verso il rumore, ancora ricoperte di sangue e pezzi di pelle. E fuggirono. In preda al panico lo stormo si divise. E arrivarono loro, i cacciatori Acantiani. Li conosci?>> chiese infine. Megan non riusciva a capire il motivo del racconto ma iniziava a esserne appassionata. Sopratutto dopo l'ultima rivelazione. La ragazza annuì e prese il tè ormai tiepido. <<Si, anche se non ne ho mai visto uno.>> Bailey sorrise. <<Oh cara, magari non ne hai mai incontrato uno puro, come loro amano definirsi. Ma l'Agente Calvard è per metà Acantiano. I cacciatori arrivarono. Per un umano come me vederli la prima volta è uno shock. Un umano può in qualche modo accettare la visione dei mostri peggiori, ma una volta che vedi un angelo...non ti riprendi facilmente. Ali candide, fisici scolpiti, capelli biondissimi e occhi dei più chiari mai visti. Certo, a unao sguardo più accurato si notano le differenze dall'immaginario popolare. Le orecchie sono lunghe e appuntite, Leon le nasconde con una benda. Portano acconciature quasi tribali con capelli lunghi e intrecciati nei modi più svariati. E il loro sguardo non trasmette niente di pacifico. Trasmettono morte e distruzione. E quando hai modo di conoscere la loro cultura, capisci anche il perché. I cacciatori si fiondarono sulle arpie senza notare me e Zender che iniziammo a correre verso l'ingresso della cava. Stupido correre in quello che era molto probabilmente il covo di quei mostri, ma in preda alla paura la razionalità svanisce. Arrivammo senza fiato, una forte luce sbucava dall'entrata. Praticamente saltammo dentro uno strano vortice. Ebbene, cara Megan, fu il mio primo viaggio attraverso un portale per Ienigia. Ruzzolai su un pavimento di pietra, e rimasi disteso a terra. Sentii Zender piagnucolare. Alzai lo sguardo ancora intontito e capii il perché. Guardie del paese di Acanto ci fecero prigionieri. Passammo mesi nelle loro segrete e fu lì che capii quale terribile popolo avevo davanti. Cielo, in qualità di ambasciatore dell'Autokrator non dovrei mai dire certe cose, ma so che tu agente Goode sei fra le migliori a mantenere segreti. E che conosci bene la storia di Gea, quindi sai cosa intendo se ti dico che gli Acantiani sono la vostra versione dei nostri nazisti. Ma almeno hanno avuto l'accortezza di isolarsi dal resto del mondo. Quel periodo segnò profondamente Zender e credo lo rese quello che è ora. Fummo salvati dal fondatore dell'Autokrator, Jericho. Uno dei pochi esterni ammessi nelle terre dell'Ovest. Dopo mesi di torture, piansi tutte le mie lacrime nell'essere portato via da lui. Ora, perché ti ho raccontato questa storia?>> <<Intrattenermi durante una serata noiosa?>> <<...No>> <<Non lo so. Capisco l'espulsione, ma non capisco il motivo del racconto. Anche se hey, ho apprezzato. Ok,ci sono. E' un regalo d'addio?>> Bailey aggrottò la fronte. <<Espulsione? Agente Goode credo che qui ci sia un'incomprensione. Non è assolutamente un problema che tu abbia lavorato con Zender in passato.>> Megan rimase ferma, incredula. <<Non lo è? Ma insomma, pensavo che...è considerato un terrorista, quindi...>> Bailey rise. <<Stai cercando di farmi cambiare idea ora? Sono quasi offeso,sono io ad averti scelto. Prima di approvare qualcuno devo sapere ogni cosa sulla sua precedente vita. So che tu, Ronin e Ethan siete stati i prediletti di Zender per qualche anno. Ma so anche che avete volontariamente deciso di distaccarvi da lui.>> <<Ma abbiamo fatto cose illegali, direi.>> <<Non lo metto in dubbio. Ma certe cose sono utili anche qui. Non siamo una resistenza pacifica. E molte delle cose che avete fatto sono i motivi per cui siete stati selezionati.>> Megan non seppe come prendere quell'informazione. Da quando era stata reclutata il suo primo pensiero era di tenere nascosto il suo passato. Voleva bene a Ronin ma dovette ammettere a se stessa che alcune visite le aveva fatte più per accertarsi che lui non rivelasse niente. Ora che non aveva nulla da perdere. E invece solo ora si rese conto di quanto fosse stupida. Bailey restò in silenzio quasi come le stesse dando il tempo di riorganizzare i suoi pensieri. Poi Megan si voltò verso l'albino. <<Forse ho capito il motivo del racconto. So che Zender ha fatto parte dell'Autokrator. Ce ne parlava durante alcune missioni di ricerca. Era ossessionato dal Fondatore. Voleva che lo trovassimo.>> <<il Fondatore non può essere trovato se non vuole.>> <<Abbiamo notato.>> <<Io stesso credo sia morto.>> <<Noi no. Abbiamo trovato alcune tracce due anni fa a Nord. Pensiamo si sia nascosto in quella zona. Vuoi questo? Un rapporto dettagliato delle missioni miei e di Ethan e Ronin?>>, chiese lei. <<No. Voglio sapere cosa l'ha cambiato.>> <<In che senso?>> <<Ti ho raccontato questa storia per spiegarti com'è nato l'odio di Zender verso le creature di Ienigia. E la poca sopportazione verso i suoi popoli. E' stato anche cacciato dall'Autokrator proprio perché non in grado di collaborare con chi aveva poteri. Eppure ha scelto voi tre per il suo gruppo.>> <<Disse che eravamo necessari. Vivevamo da mercenari, non avevamo nessuno. In più sosteneva che i nostri fossero poteri deboli anche se utili per i suoi scopi. E potevamo facilmente passare per abitanti di Gea non avendo nessuna mutazione.>> <<Ok, questo è comprensibile. So anche che non avete mai avuto contatti coi Figli di Caino. Ma la cosa che ci preoccupa è che ora Zender sia in combutta con loro. Con Solomon. Che non può sicuramente passare come umano>>, disse Bailey armeggiando nel taschino interno della sua giacca. Prese qualcosa e la poggiò sul tavolino in modo che Megan la potesse vedere bene, poi spiegò. <<Queste per ora sono informazioni riservate ma qua ho una foto di Solomon scattata durante l'ultimo combattimento con Killian. Puoi ben notare che non ha niente di umano.>> <<E' completamente diverso dal Solomon che ho visto io.>> <<Si, pare sia in grado di trasformarsi, e ha anche più poteri utilizzabili. E non è tutto>> aggiunse mostrando un'altra foto. <<Zender stesso ha acquisito dei poteri.>> <<Ma è impossibile! Non possono essere delle illusioni? >> <<No,sono copie fisiche, siamo sicuri. Ma il vero problema è questo. Lo Zender che conoscevo io non avrebbe mai collaborato con qualcuno in grado di fare ciò che sa fare Solomon. E mai, mai avrebbe accettato di ottenere lui stesso dei poteri. Ma tu l'hai conosciuto più recentemente. E' cambiato qualcosa in lui? E' successo qualcosa?>> Megan si fermò a pensare per un po'. <<No Capo Bailey, mi dispiace. Posso dirti che magari ha iniziato ad apprezzare i poteri vedendo il nostro lavoro. Ma sarebbe solo una supposizione. Certo, nelle ultime missioni noi tre eravamo i suoi preferiti. Però non saprei. Anche se pensandoci...>> <<Si?>> <<L'ultima missione. L'ho svolta da sola. Si trattava del recupero di una pergamena nel paese di Mithral. Era considerata sacra, e fu molto difficile finire la missione. Ci sono state vittime fra i monaci.>> <<Buon Dio, sei stata tu a creare tutto quel caos?>> <<Allora non sai proprio tutto.>> disse Megan notando che Bailey non era arrabbiato ma quasi affascinato. <<Il fatto è che dopo aver recuperato le pergamene, Zender ha iniziato a concentrarsi solo su quello. Parlava di profezie e di come finalmente si sarebbe potuto vendicare. Ma non si è mai confidato con nessuno di noi, quindi non so di cosa parlasse e sono piuttosto sicura che nemmeno Ronin lo sappia. Poi dopo poco tempo abbiamo abbandonato il gruppo.>> <<Perché ti sentivi in colpa per il massacro dei monaci? >> <<No, perché Zender non ci dava più missioni e quindi niente soldi.>> Bailey la guardò aggrottando le sopracciglia. Megan sussultò poggiando la tazza ormai vuota. <<Cero, certo, anche per i monaci ovviamente. Anche se ti dirò, non sono del tutto innocenti, ci sono strane storie sulla loro preparazione da adolescenti. Capo Bailey, verrò processata?>> Bailey la guardò benevolo, la sua voce si fece ancora più dolce. <<No, piccola. I crimini che avete commesso prima di reclutarvi non erano sotto la nostra giurisdizione. Ma ricordaci di non mandarti mai a Mithral.>> <<Oh no, nessuno mi ha visto in viso, non c'è problema.>> <<Si beh, meglio evitare. E a proposito di processi. C'è un'altra cosa. Ronin sarà spostato dalla cella. Non siamo animali e dovrà affrontare il tribunale militare per gli omicidi avvenuti all'interno dell'Autokrator. Nel mentre potrà avere contatti solo con i suoi difensori e con gli agenti dal rango più alto. Quindi dovremo bloccare le vostre visite.>> Megan si alzò d'impeto. <<Capo Bailey ti prego, capisco tutto ma isolarlo così non è una cosa saggia. E poi nelle celle veniva picchiato finché non ne ha parlato con me.>> Anche Bailey si alzò aggiustandosi la giacca, la sua voce sempre di tonalità alta diventò immediatamente ferma. <<Agente Goode. Ti abbiamo dato anche troppi privilegi permettendoti di incontrarlo così tante volte. Ora ti ringrazio delle informazioni, ma ti devo congedare. Ho molti viaggi da affrontare.>> Megan capì che non poteva ribattere e se ne andò. All'ingresso la segretaria la salutò energicamente dicendole arrivederci. Megan attese l'ascensore. <<Fanculo>>, disse all'apertura delle porte.

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