CAPITOLO 9 La parte più oscura

3 2 0
                                    


Urla di terrore miste a quelle che sembravano di dolore la risvegliarono. Non riusciva a ricordare cosa fosse successo. Sapeva solo di essere distesa su qualcosa. Aprì gli occhi ma si accorse di non riuscire a vedere nulla. Non era in un posto buio, era cieca. Lo capiva dal fatto che vedesse tutto bianco. Anche l'udito era disturbato da un forte fischio continuo. Le venne voglia di rimettere, cerco di scostarsi ma si rese conto di avere le mani bloccate da qualcosa di metallico, e ebbe molta paura quando si accorse di non sentire nulla dalla vita in giù. La nausea aumentò. Riuscì con fatica a muovere la testa di lato e vomitò. Poco dopo perse i sensi. Non seppe quanto tempo passò ma si risvegliò. La vista sembrava migliorare, ora riusciva a vedere delle ombre in mezzo a quel bianco. Spinse indietro la testa e capì di essere su un lettino. Tentò di muovere nuovamente le mani ma era ancora prigioniera. Sentiva ancora delle urla in lontananza e ebbe un brivido quando sentì un sinistro sghignazzare di fianco a lei. Sentì una voce acuta e eccitata <<Si sta svegliando!>>. La voce la terrorizzò. C'era qualcosa di estremamente familiare in quel tono. Poi una seconda voce , più calma e bassa si unì alla conversazione. <<Shh Shadow, non disturbare.>>. Era una donna, parlava in inglese ma aveva un forte accento del Nord Europa. L'altra persona invece. Non riusciva a capire se fosse di un uomo o di una donna ma era certa di non conoscere nessuno con quel nome. <<Ora deve riposare , non è ancora pronta>> disse la donna. Sentì armeggiare e qualcosa fluirle nel braccio. <<NOOOOO, NOOOOO ME L'AVEVI PROMESSO!>> urlò l'essere e continuò mentre la donna lo rimproverava. , quando tutto diventò di nuovo muto e oscuro. Sognò. Non seppe cosa ma sognò. Qualcosa di brutto, lo capì dal sudore che sentiva addosso, e da quel senso di angoscia che sembrava non volesse andar via. Era sicura che almeno in una parte dell'incubo ci fosse una continua risata inquietante. <<Shadow, cosa stai facendo?>> sentì la donna gridare di rabbia. Non aveva più la voce controllata e tranquilla. <<Portatelo subito via di qui e mettetegli le catene o continuerà a liberarsi senza problemi>> urlò. <<Stupidi idioti!>> aggiunse avvicinandosi. <<Manca poco mia cara Sabrina. Poco tempo ancora e sarai anche tu mia figlia>> disse la donna accarezzandole la guancia. Sabrina ebbe un sussulto a sentire il suo nome. La testa cominciò a girare e sentì come se mille porte si aprissero all'improvviso nella sua mente riportando la memoria ma in maniera sconclusionata. La scuola, i suoi compagni, Killian. Cos'era successo? Si ricordava la fuga ma poi più niente avrebbe pensato di essere finalmente libera in un ospedale, non fosse per quegli strani avvenimenti. O forse era solo impazzita. "Magari" si disse "sono sempre stata pazza e questo è solo un piccolo momento di lucidità. Poi tornerò al mio mondo immaginario di poteri magici, creature terribili, il mondo dove ho ucciso una persona. Non pensavo di avere tutta questa fantasia." <<Un piccolo sforzo ancora.>> disse la donna. Sabrina sentì di nuovo un fastidio al polso e un liquido salirle nelle vene del braccio. Questa volta non riuscì a trattenere un verso di dolore. Qualunque cosa fosse, bruciava. <<Oh sei sveglia piccola mia. Su su, resisti. Vedrai che poi sarà tutto migliore>>. Sabrina non rispose e tenne gli occhi chiusi stringendo i pugni, una lacrima le scese lungo la guancia. Sentì bussare e poco dopo il rumore di una porta. <<Dottoressa Gertrude, è richiesta in sala.>> disse un uomo. <<Non ora, questa parte dell'esperienza è fondamentale. Non posso muovermi!>> disse cambiando nuovamente tono. <<Dottoressa, Solomon e padron Silver sono stati molto chiari. Vuole che ci siano tutti>>. Sabrina sentì la dottoressa pronunciare una frase in una lingua sconosciuta e non sembravano belle parole. Sentì dei passi uscire dalla stanza e la porta rinchiudersi. Decise di aspettare ancora qualche minuto per sicurezza poi aprì gli occhi. Riusciva a vedere meglio ora, anche se era comunque tutto sfocato. Si trovava in quello che chiunque avrebbe preso per un ambulatorio. O un obitorio, pensò Sabrina. Si rese conto di non essere sola. Vicino a lei c'erano altri tre letti ma non riusciva a vedere se fossero occupati. Continuava a non sentire le sue gambe. Si accorse che ciò che le bloccavano le mani erano delle catene. "Un punto in più per l'ospedale psichiatrico". Ma poi dovette accettare la realtà, che in qualche modo era decisamente peggio. Avrebbe preferito essere pazza. Solomon era lì. Durante la fuga l'aveva colpita e in qualche modo portata in quel posto. Cercò di tirare le braccia verso di sé con tutta la forza possibile. Niente. Strinse forte i denti e riprovò. <<Chi è?>> disse una voce vicina all'improvviso. Ebbe un sussulto di paura, era ormai convinta di essere sola nella stanza. Si voltò alla sua destra. La voce proveniva da uno dei lettini. Cercò di mettere a fuoco ma senza risultati. <<Sabrina? Sei tu?>>. Le scese una lacrima nel riconoscere la voce. <<Albert! Che succede? Dove siamo?>> <<Non lo so. Ma siamo in trappola. Nesse è stata portata via, continuava a urlare e nessun medicinale sembrava calmarla. Siamo rimasti solo io e tu?>> <<Chi è quella donna?>> <<Non ho sentito molto ma pare sia quello che gestisce il tutto>>. Qualcosa si mosse nell'ombra. Qualcun altro era presente nella stanza. Sabrina sentì ancora una volta quella voce agghiacciante che l'aveva accompagnata nei sogni. <<Amici miei, che bello ritrovarvi.>> disse Shadow. Gertude Bauer era un'umana ambiziosa. La sua vita era il suo lavoro. Se qualcuno avesse cercato informazioni su di lei non avrebbe certo trovato la conferma che fosse una scienziata. Anzi, il suo nome avrebbe riportato alle ricerche di una delle più pericolose criminali che l'Austria avesse mai avuto. All'apparenza sarebbe passata come una donna comune, quasi invisibile. Aveva capelli castani lunghi fino al collo, occhiali spessi e un naso adunco. Non esattamente di bell'aspetto, ma a lei non importava. Tutto ciò che sapeva l'aveva imparato dal suo bisnonno, un medico nazista. Era vero, in quei terribili anni, la scienza aveva fatto passi da giganti, usando cavie umane. E sin da piccola, Gertrude aveva assistito e poi portato avanti gli esperimenti della sua famiglia. Finché qualche anno prima alcune delle sue creazioni avevano perso il controllo e assalito una scuola dell'infanzia, causando numerose vittime, e facendola diventare un ricercato internazionale. Aveva abbastanza fondi e conoscenze per poter andare avanti anche da sola, ma dopo quell'incidente ebbe una crisi di fede, non aveva più obiettivi. Finché non incontro Silver Jericho circa venticinque anni prima che riuscì a piano piano a riaccendere in lei la scintilla della scoperta. Venire a conoscenza dell'esistenza di un nuovo mondo poi, aveva sviluppato ancora di più la sua voglia di conoscenza, e la fauna di Ienigia ben si prestava al suo sadismo. I suoi parenti, se solo fossero stati ancora in vita, sarebbero stati fieri di lei. Con le loro conoscenze e le tecnologie del nuovo mondo era riuscita a creare nuovi esseri, clonare, assegnare poteri e semplici umani, era diventata Dio. <<Ma Dio non ha nessuno al di sopra, mentre io devo solo stare alle decisioni di un ragazzino.>> disse Gertrude entrando nella stanza delle riunioni. Era in realtà più uno sgabuzzino che altro ma era il massimo che erano riusciti a recuperare da un vecchio ospedale psichiatrico, distrutto da una guerra non precisata di cui non le importava niente. Le importava più ciò che avevano trovato al suo interno. Una figura stava di spalle di fronte a numerosi schermi accesi su telegiornali di diverse nazioni. Tutti con le immagini della distruzione della scuola di Zender. Solomon si voltò. Portava un camice da medico. Era una delle regole di Gertrude. Il ragazzo alzò le braccia in segno di benvenuto. <<La mia scienziata preferita. Che come al solito inizia un discorso nella sua testa e lo continua a voce alta. Dio eh?>> disse toccando la tempia di Gertrude con l'indice. <<Chissà cosa c'è qua dentro. Pagherei per poterlo vedere.>>. Gertrude gli spostò la mano con un colpo secco della sua. <<Ne usciresti distrutto>> rispose. Si avvicinò agli schermi. <<Ho già visto tutto questo. Perché mi hai chiamata?>> <<Volevo solo avere aggiornamenti sul nostro ultimo progetto>> <<Siamo quasi alla fine del processo. La mia presenza è fondamentale o rischiano di diventare instabili.>> <<Non vedo il problema.>> <<Shadow? Basta guardarlo per giudicarlo fallito.>> <<E invece è esattamente quello che cercavo.>> <<E' il tipo di creatura che mi ha quasi portata alla rovina.>> <<Lo capisco dottoressa. Ma questa volta la rovina è proprio quello di cui abbiamo bisogno>> rispose Solomon. Andò in un mobiletto e prese una bottiglia di scotch, con due bicchieri. Versò direttamente senza chiedere e diede il bicchiere a Gertrude. <<Un po' di relax, ti farà bene>> disse. <<Pff>> rispose lei buttando giù tutto il contenuto in un attimo. <<Mi rilasso già abbastanza.>>. Solomon rise. <<Come sta il nostro caro Zender?>> le chiese poi. <<Quell'idiota? Ha usato troppo il suo nuovo potere e l'ha portato al limite. Per cosa poi, Bruin l'ha conciato veramente male>> rispose Gertude. Solomon annuì e riempì di nuovo i bicchieri. <<E' il suo lavoro>> disse facendo cin. Sabrina era sconvolta. Non riusciva a spiegarsi come fosse possibile. Guardava quella creatura e non poteva negarne la somiglianza. "Ma l'ho visto, assassinato. L'ho visto, sono certa". L'essere respirava affannosamente dall'eccitazione. Il corpo era nero come la pece, aveva una semplice canottiera e dei pantaloni scuri, mentre la pelle era difficile da identificare. Pareva passasse dallo stato solido a quello gassoso in continuazione, come se fosse fatto di fumo. In alcuni istanti Sabrina poteva vedere attraverso. Poi si concentrò sulla faccia. Era distinguibile dal resto del corpo solo grazie ai denti aguzzi e da occhi gialli e inquietanti.  <<Fabrizio?>> disse Sabrina a voce bassa. La creatura chiuse gli occhi e mostrò i denti soffiando come un gatto selvatico. <<Sono Shadow ora!>> gridò. Insieme alla sua rabbia il corpo divenne gassoso e sembrò esplodere facendo sparire Shadow che riapparve in un attimo di fronte a Sabrina che sgranò gli occhi. Shadow continuò a urlare <<Cosa state aspettando voi due, eh?>>. Riprese a svanire e riapparire da un lato all'altro del lettino in cui poggiava Sabrina lasciandosi dietro piccole scie di fumo. Si fermò saltandovi sopra e e gettandosi con le mani strette sul collo di Sabrina. Albert, che fino a quel momento non si era mosso , gridò di rabbia e senza nessuno sforzo stracciò via le catene che lo tenevano imprigionato e corse verso Shadow. Portò la mano destra indietro chiudendola a pugno e si fiondò sopra la creatura per cercare di liberare Sabrina, che continuava a soffocare. Diresse il colpo sulla parte destra della mascella, ma ci passò attraverso, il viso di Shadow alterato in una forma gassosa. Una lunga risata sbucò fuori da quella creatura fluttuante. Tutto il corpo prese quella forma e Sabrina fu finalmente libera. Iniziò a tossire cercando di riprendere ossigeno, gli occhi rossi che si mossero per cercare di capire dove fosse finito Fabrizio. Vide Albert guardarsi le mani incredulo, poi girarsi verso di lei e distruggere anche le sue catene come se fossero di plastica. Sabrina si alzò velocemente ma appena poggiò i piedi a terra cadde. Doveva essere rimasta su quel lettino per molto tempo. Notò solo allora di avere una mantella verde di quelle che fino ad allora aveva visto solo nelle serie tv. Alzò lo sguardo e vide le natiche di Albert. Si portò le mani agli occhi. <<Copriti, cretino!>> <<Ma mica ho deciso io di vestirmi così. E poi è uguale alla tua>> disse dandole le mani per aiutarla a risalire. Sabrina le rifiutò diventando rossa. <<Penso che rimarrò seduta per un po'.>>, disse  sentendo il pavimento freddo sul fondoschiena. Guardò verso il lettino su cui era poco prima. <<Dov'è finito?>> chiese ad Albert toccandosi il collo su cui erano ancora ben visibili i segni delle dita. <<Chi?>> <<Einstein!>> <<Eh?>> <<Fabrizio!>> <<Ma quello non era lui.>> <<E' lui ti dico, ne sono certa.>> Albert si guardò nuovamente le mani. <<Non sono mai stato così forte. Hai visto cos'ho fatto? >> chiese meravigliato. <<Si e non dovresti esserne così felice.>> <<Superforza!>> <<E' innaturale. Avevamo accenni di potere, ma questo è...>> <<Ho la superforza!>> <<C'è stato fatto qualcosa!>> Un altra voce si intromise poi nel battibecco. Era Shadow, seduto a terra con la testa poggiata alla porta e la testa fra le gambe. La sua voce non era più isterica e anomala come pochi minuti prima, era ora calma e più simile a quella che aveva un tempo. <<Ha ragione Sabrina, non è ovvio? E so che ora guardando me starete pensando a cosa potreste diventare. E avete paura. Anch'io non vedo l'ora di scoprirlo.>> Sabrina aspettò qualche secondo poi si alzò coprendosi il didietro con le mani. <<Non ho nessuna intenzione di stare qua a aspettare di diventare un mostro.>> Shadow alzò la testa e la guardò inclinando la testa. <<Oh ma lo sarai. E anche Albert. E anche Nesse è dei nostri, si si. La trasformazione è già in atto, amici miei>>, disse sorridendo. Sabrina ebbe un brivido. Albert aveva mostrato una forza superiore e lei iniziava a sentire che qualcosa non andava. Le gambe avevano preso a formicolare, il che poteva essere normale dopo tutto quel tempo ferma ma, no, era diverso. <<Cosa diventerò?>> chiese a Fabrizio. <<E' questo il bello. Quello che hanno usato su di noi rivela il nostro pieno potenziale. Alcuni vengono modificati, altri sviluppano qualcosa di proprio.>> Il battito del cuore di Sabrina cominciò a aumentare sovrastando ogni altra cosa. Sentì il formicolio delle gambe diventare sempre più forte. D'istinto si guardo e urlò. Sembrava che le sue vene fossero ora verdi, e i piedi si stavano tramutando in qualcosa simile a del legno. Fabrizio saltellò eccitato. <<Vi ricordate quando ci dicevano che un giorno avremmo scelto il nostro nuovo nome?>>, chiese ai due amici. Sabrina ancora urlante e Albert di fianco che cercava di tranquillizzarla. Quello che un tempo era il loro amico, conosciuto come Fabrizio, diventò ancora una volta fumo, scomparve e si spostò più volte teletrasportandosi nella stanza. La sua voce sembrò arrivare da ogni lato. <<Ora io sono Shadow.>>

XenousDove le storie prendono vita. Scoprilo ora