Capitolo 9

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-Madre?

Risposi riluttante attendendo che la voce dall'altra parte mi rispondesse. Cedric mi rivolse uno sguardo preoccupato. Io attesi ancora e ancora ma l'unica cosa che sentivo era un silenzio tombale. Poi sentii come il rumore di un oggetto di vetro, magari un bicchiere o un vaso frantumarsi e la chiamata venne chiusa.

-Cosa diavolo è successo

Sospirai prima che la macchina di Cedric si fermò di colpo.

-Mi pare qualcuno non vuole che andiamo lì

Cedric sbuffò scendendo dalla macchina per vedere cosa fosse successo: la ruota era bucata.

-Avrei giurato che le ruote fossero tutte perfette quando siamo partiti

Lui disse, scesi dal mezzo anche io. La cosa peculiare era che i buchi erano molti e molto piccoli. Un'altra ruota invece era proprio squarciata. 

-Siamo seri?

Cedric sbuffò nuovamente battendo un piede a terra come fosse un tic nervoso. Non avevamo neppure una ruota di scorta dietro. 

-Immagino dovremmo chiamarli

Cedric affermò prendendo il telefono per chiamare. Camminava avanti e indietro strofinando le unghie dell'altra mano tra di loro.

-Non sembra ci sia segnale

Lui sospirò. Io nel frattempo mi stavo arrampicando su un albero. Avevo capito che sarebbe stata una mattinata molto lunga. Interminabile. Infinita. E infinitamente seccante.

Osservai in lontananza vedendo un lago, questo sinceramente mi terrorizzava: non ho mai imparato a nuotare. Per me era una cosa totalmente impossibile, io e il nuoto siamo sempre stati incompatibili. Anzi, io e l'acqua siamo sempre stati incompatibili, fin da quando ero piccola che odiavo quando l'acqua mi andava troppo vicino agli occhi o alle orecchie.

Mi ricordo mio padre che disperatamente cercava di insegnarmi a nuotare invano perché ancora oggi non lo so ancora fare. In un ultimo tentativo, un giorno, mi prese alle spalle e mi gettò a mare. Mi ricordavo l'acqua salata che entrava nelle mie narici e in bocca mentre annaspavo per cercare di mantenere la testa in alto, ricordavo anche le braccia che mi facevano male ma che continuavo a sbattere per tenermi in superfice. Tuttavia il mio sforzo era inutile perché alla fine cominciai ad affondare. Mi ricordavo il silenzio e la pace che si provava in quella tranquillità, però una mano robusta mi portò di nuovo in superficie, la mano robusta di mio padre.

Pensandoci bene, sembrava quasi ieri, nonostante quando fosse successo avessi solo 11 anni. Scossi la testa scrollandomi il pensiero di dosso. Osservai lo specchio d'acqua per qualche minuto prima di scendere da ramo. Cercai Cedric per dire che sarei andata a fare una passeggiata ma non lo trovai, si era volatilizzato. Sospirai e comunque mi addentrai nel bosco.

Ascoltai il suono dei volatili che cantavano mentre mi guardavo intorno a vedere gli alberi. A prima vista sembrava impossibile capire che specie fossero, però ispezionandole me ne resi conto: nocciolo, carpino nero, quercia, pioppo, ippocastano e dei noci. C'erano anche molti arbusti come il sambuco, il mirto, il biancospino e il ginepro.

Il ginepro produceva delle bacche dall'apparenza molto carina, ho sempre adorato il blu che quelle bacche possedevano. Peccato che siano velenose. Mi ricordo che una volta quasi le mangiai confondendole come bacche di mirtillo. Quel giorno mia sorella cominciò a spiegarmi tutte le piante e alberi che si trovavano in quei boschi.

Poi mi ritrovai di fronte a lago. Dal ramo sembrava molto più piccolo. L'acqua era limpida ma verso il centro si formavano delle increspature dell'acqua indicando che in quel lago c'erano degli abitanti. Forse delle trote, o lucci, o salmone. Ma anche se li vedessi non me ne renderei conto di che tipi di pesci fossero. Me ne intendevo di piante e creature magiche ma sinceramente non di pesci, i quali erano gli ultimi dei miei problemi. Così come l'acqua, anche io e i pesci siamo incompatibili. Allungai un po' esitante il braccio verso l'acqua immergendolo e un ondata di freschezza mi invase il corpo. Il lago doveva essere estremamente profondo. Poi all'improvviso, qualcosa mi afferrò la mano.


Angolo autrice:

Mi ci è voluto un po' per avere un idea per questo capitolo sinceramente. Secondo voi chi è stato ad afferrare la mano di Soleil?

Il turno notturno al supermercato di Shepling StreetOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz