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Era una giornata di inizio marzo, quando sentì la mia sveglia fare un rumore fastidioso.
Allungai il braccio dando diversi colpi su di essa pur di spegnerla, non riuscendoci mi rassegnai e in preda ai nervi mi alzai dal letto.
Guardai l'orario, segnava le sette e mezza. Spalancai gli occhi e uscì dalla mia stanza, dirigendomi verso quella del mio coinquilino.

"Han Jisung! Svegliati, siamo in ritardo!"
Dissi lanciandogli un cuscino, sperando che si svegliasse.

Mi vestii rapidamente indossando una normale tuta grigia e una maglia aderente, e non appena Jisung fu pronto andammo rapidamente verso l'università, nella quale arrivammo con un po' di minuti di ritardo.
Direi terribile come inizio..

Entrai nella classe in cui avevo lezione alla prima ora, l'unico posto libero era accanto a un ragazzo alto, abbastanza misterioso; Non ebbi il tempo di scrutarlo per bene, ma aveva i capelli corvini e..dovevo ammetterlo: era uno strafigo.
Incrociai il suo sguardo per qualche attimo, notando un neo sotto l'occhio sinistro, ma tentai di non rimanere incantato nei suoi occhi penetranti.
Smisi di pensarci e mi sedetti senza darci troppo peso.

All'ora di pranzo incontrai finalmente Jisung, l'unica persona con cui ero riuscito a legarmi in 19 anni di vita.
Andammo insieme a pranzare al bar all'angolo della strada, più infondo dell'università.
Gettai la borsa che tenevo a tracolla su una delle sedie presenti nel bar e sbuffando mi sedetti, parlai con Han del più e del meno, fin quando lui non si mise a smanettare su qualche social; era sempre ben informato su tutto ciò che accadeva nella nostra università, al contrario di me, che non usavo internet quasi mai.

"Cazzo Felix! Questo sabato ci sarà una serata in uno dei pub più famosi di Soeul!! Dobbiamo assolutamente andarci"

Esclamò Jisung pienamente elettrizzato all'idea di andare ad una festa esclusiva come quella, a me sinceramente non faceva nè caldo nè freddo, non amavo cose del genere, tanto meno sapevo gestire la mia ansia sociale.

"Sarà sicuramente una festa privata, non ci faranno entrare"

risposi.
Ma lui, imperterrito a voler andare, aggiunse:

"Allora ci infiltreremo, perfavoreee.."

Disse, e non potetti fare a meno che acconsentire.
"che palle.." pensai fra me e me...


Passarono tutti i cinque giorni della settimana, che furono estenuanti;
Tutti i giorni continuavo a fare un contatto visivo con quel ragazzo visto il primo giorno, e notai che mi guardava con una certa insistenza, ma decisi comunque di ignorarlo, non sapevo chi fosse ne tanto meno che cazzo volesse, volevo soltanto starmene per i fatti miei.

Arrivò quel fatidico sabato, che non avevo idea di come sarebbe andato a finire.
Mi feci rapidamente una doccia, accesi il getto dell'acqua e lasciai che le goccioline gelide percorressero il mio petto, e nel mentre pensai in che guaio ci saremmo andati a cacciare, essendo che non eravamo invitati, ciò stava a dire che avremmo dovuto infiltrarci.
Chiusi il getto sperando di essermi preso un raffreddore così da non poterci andare ma niente, fu tutto inutile.
Per non dare nell'occhio decisi di vestirmi total black, indossai una camicia nera e jeans del medesimo colore; Mi chinai aprendo uno dei cassetti dell'armadio più in basso e presi una cintura in pelle, che misi facendola passare per i passanti del pantalone, e infine legai i capelli biondi in un codino, lasciando che alcune ciocche ricadessero sulla mia fronte.
Mi guardai allo specchio e poggiai i palmi delle mani nel bordo del lavandino, feci un respiro profondo e nella mia mente mi ripetevo
"puoi farcela lix, puoi farcela.."

Uscì dal bagno e trovai Jisung già pronto che mi aspettava, pimpante per uscire.
Prendemmo un taxi per dirigerci al posto e arrivammo, c'era una fila enorme, l'unica cosa che avevamo architettato di fare era entrare da una delle entrate posteriori del pub, di cui non tutti erano a conoscenza, e non volevo nemmeno sapere come facesse Jisung a conoscerla.
Entrammo senza molti problemi, fummo bravi a non farci vedere.
E finalmente eravamo lì.
Alzai lo sguardo e fui accecato da diverse luci rosse, che cospargevano la stanza immensa, che era piena di ragazzi e ragazze visibilmente eccitate, quasi mezze nude, ricoperte soltanto da vestiti microscopici.
Vidi un ragazzo seduto a gambe aperte in uno dei divanetti in velluto rosso e una ragazza seduta a cavalcioni sopra di lui, intenti a fare ciò che ormai tutti venivano a fare quando si recavano ad una festa del genere, distolsi lo sguardo leggermente disgustato e io e il mio amico andammo verso il bancone, fatto rigorosamente in marmo nero.

"Felix, ho scordato il telefono in macchina, vado a prenderlo e ti raggiungo, va bene?"

Disse Han.
Fui terrorizzato soltanto all'idea di rimanere da solo in quella situazione, ma infondo non potevo fare nient'altro se non annuire, non ero un bambino e non potevo morire di paura se rimanevo da solo per qualche minuto. Feci un respiro profondo e mi appoggiai a quel maledetto bancone, fin quando non sentì una mano possente stringermi il muscolo del braccio, che mi trascinò poi in uno dei bagni del posto.
A causa delle luci non riuscì nemmeno a vedere chi fosse la persona in questione; tentai di liberarmi ma naturalmente fu tutto inutile.
Mi spinse dentro e stranamente non c'era nessun'altro, se non io e questa alta figura, che si assicurò che nessuno ci avesse visto.

"Chi cazzo sei!?"

Esclamai in preda al panico, lasciando un lieve ansito dalle labbra a causa della sua stretta nel mio braccio.
Finalmente girò il volto, e così incontrai il suo sguardo con il mio.
Rimasi con le labbra chiuse non appena vidi chi fosse quel ragazzo: era quello che mi guardava ogni giorno all'università, dovette avermi riconosciuto anche lui, poiché un ghigno spunto sul suo volto.

"Che coincidenza...come hai fatto ad infiltrarti qui?"

Chiese, mettendosi l'altra mano in tasca;
notai che dovette abbassare lo sguardo per guardami, data la nostra notevole differenza d'altezza, era dannatamente imbarazzante..

"I-io non.."

balbettai e non capivo neanche perché.

"Andrò dritto al punto, ragazzino.
È severamente vietato entrare senza invito, dovresti saperlo, e io ti ho appena salvato il culo"

concluse.
Lo guardai negli occhi alzando un sopracciglio, mi domandai chi fosse questo tipo che si atteggiava davanti a me in tale modo.

"Ah si? Ma spostati, cosa potrà mai succedermi"

fu l'unica cosa che riuscì a dire, e poco dopo avergli dato una spallata, sentì nuovamente la sua mano premere sul mio avambraccio.

"Io sono l'organizzatore"

Disse, guardandomi con la coda nell'occhio, e ancora quel suo ghigno insopportabile in volto.

"Quindi, o mi dai qualcosa in cambio oppure potrei mandare qualcuno a.."

Non gli lasciai finire la frase.

"Che vuoi"

lo rimbeccai, e lo vidi avvicinarsi fin troppo al mio esile corpo. Alzò una mano portandola nella mia nuca, facendola scendere lentamente nella mia guancia, dove accarezzò il mio labbro inferiore col suo pollice e infine la portò nel mio collo. Intuii le sue intenzioni. Sospirai dopo aver fermato la sua mano cinghiandogli il polso con la mia.
Conoscevo bene quelli come lui, ma pensai che tanto dopo ciò non ci saremmo mai più dati alcuna confidenza, e a malincuore, dovetti cedere.

"Qualsiasi cosa tu voglia fare, falla"

dissi, incastrando nuovamente il mio sguardo con il suo. E lui non perse tempo...

𝐋𝐈𝐓𝐓𝐋𝐄 𝐁𝐎𝐘 -hyunlixWhere stories live. Discover now