Capitolo XX

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HARRY

Sulla strada verso casa della zia di Louis, Harry cominciò a sentirsi nervoso. Louis si concesse un momento per squadrarlo da capo a piedi e, quando ebbe finito, era possibile che avesse il respiro accelerato.

"Eccoti qua," disse una donna, aprendo la zanzariera. Per fortuna indossava un abito estivo ampio che le ricadeva fino ai piedi. "Lou, tesoro, lui chi è?" domandò, abbracciando il nipote. Era magra e abbronzata. Non sarebbe riuscito a definirlo con chiarezza, ma c'era decisamente qualcosa della madre di Louis in lei.

"Zia, questo è Harry Styles." Nel sentire il suo nome, Lolly spalancò gli occhi e fece un passo indietro per squadrarlo, prima di riportare lo sguardo su Louis.

"Il tuo Harry?" chiese. L'espressione di Louis si ammorbidì quando si voltò verso di me.

"Sì, il mio Harry." Sarebbe mai arrivato il giorno in cui non avrebbe più sentito le farfalle nello stomaco? Lolly lo studiò per un po' prima di incurvare le labbra in un sorriso dolce e buttarglisi tra le braccia. Mentre si abbracciavamo, gli sussurrò all'orecchio: "Spero che tu sia gay, perché tre diversi guaritori spirituali hanno insinuato che voi foste anime gemelle, e temo che potrebbe essere un problema se fossi etero."

"Può smettere di preoccuparsi," sussurrò Harry in risposta. "E avevano ragione."

Quando si staccò da Harry aveva gli occhi lucidi. "Davvero? Non mi stai solo prendendo in giro?" Harry allungò la mano per stringere quella di Louis. Intrecciò le sue dita e Louis arcuò un sopracciglio con espressione interrogativa; probabilmente si stava chiedendo di cosa stesse parlando sua zia. Lo attirò a se per dargli un rapido bacio sulle labbra.

"Lolly voleva sapere se io fossi gay," gli spiegò Harry.

"Lolly, Cristo," esclamò Louis fissandola con espressione corrucciata. Prima che lei avesse la possibilità di rispondere, Harry si intromise con: "Le ho detto che all'inizio non lo ero, ma che sei stato molto convincente." Lolly rimase lì a guardarli con sguardo sognante; si vedeva quanto fosse felice per il nipote.

"Venite dentro, voi due. Ho preparato limonata e biscotti."

"Ooh, che tipo di biscotti?" le chiese Louis, come se fosse tornato bambino.

"Lingue di gatto," rispose lei da sopra la spalla, varcando la soglia dell'edificio. "Ne ho anche una confezione comprata al supermercato."

"Non è che avresti delle belle ciambelle?" chiese Louis. Ad Harry scappò una risatina nervosa e cercò di soffocarla.

"Louis," lo ammonì Lolly, ma si capiva che stava trattenendo un sorriso.

"E patatine ce ne sono?" continuò lui.

"Smettila o ti preparo una vagonata di hot-dog e te li faccio mangiare tutti. Lentamente," rispose lei con una risata.

"Harry, cosa mi dici di te? Cosa ti piace?"

"Oh, be', mi piacciono le noccioline, ma sarei ben felice di ingoiare un hot-dog se..." Louis gli tappò la bocca con una mano prima che potessi finire la frase. Quando si erano seduti comodamente nella stanza principale di quella che scoprì essere la residenza in cui si riuniva tutta la comunità, stavano ridendo così forte che riusciva a malapena a respirare.

"Adesso, sputa il rospo, voglio sapere tutto. Mi porterai via il mio bambino?" Anche se stava sorridendo, Harry notò le rughe di preoccupazione intorno agli occhi.

"No, abbiamo deciso di sistemarci qui, a Haven. Spero che vada bene," rispose. Sua zia emise un sospiro di sollievo e si alzò per venire ad abbracciarci. Era davvero brava con gli abbracci, e Harry ebbe il pensiero fugace che si sarebbe potuto abituare alla sensazione di essere amato da lei. Si voltò verso Louis, come se avesse la capacità di leggergli nel pensiero e rassicurarlo. Louis gli fece l'occhiolino e sospirò di sollievo. Cercò di concentrarsi su ciò che Lolly stava dicendo.

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