1- Hannie

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Han era sempre stato un ragazzo solare e divertente, ma al contempo riservato.
Forse fu proprio questa sua caratteristica contraddittoria a far avvicinare Vanya a lui, al ragazzo dalle guanciotte paffute.
Così lo chiamava, oppure scoiattolino, oppure Hannie, oppure Ji, insomma gli aveva dato molti soprannomi.

"È libero questo posto?" chiese guardando il ragazzo dai capelli scuri sorridendo leggermente, era il primo giorno di superiori e lei aveva già intravisto il carattere vivace di Han.

Lui la guardò un attimo, forse rimase a guardarla per qualche secondo in più del dovuto, lei era bellissima e ne rimase incantato.
"Una ragazza così bella che mi parla?" pensò, era piacevolmente sorpreso dalla sua richiesta.

"Uhm, certo è libero" rispose dopo aver visto le sopracciglia della ragazza alzarsi per spronarlo a parlare.

Quando si sistemò accanto a lui, che fu travolto da un piacevolissimo odore di fiori freschi e fragranza femminile dolce, gli porse la mano sorridente.
"Sono Shin Vanya, tanto piacere!"

"Sono Han Jisung"

"Spero che andremo d'accordo Han Jisung"

"Solo Han oppure solo Jisung, il mio nome detto per intero sembra quasi canzonatorio!" lei rise a quella affermazione, rimase ipnotizzato da quel suono affascinante, era così che ridevano le divinità?

"Allora ti chiamerò solo Han! Oppure solo Jisung!
Chiamami solo Vanya per favore"

Prima che potessero dire altro, la professoressa Park entrò in aula iniziando a spiegare la loro prima lezione di letteratura coreana.
"Che noia!" pensò il moretto sbuffando leggermente, prese una matita e iniziò a scarabocchiare qualcosa sul banco.
La professoressa se ne accorse e inferocita si alzò dalla cattedra.

"Come ti chiami ragazzo?"

"Han Jisung, signora"

"Han Jisung stai per caso scrivendo sul banco?!"

"Io-"

"Lo sai che va contro il regolamento? Adesso sarò costretta a metterti una nota disciplinare, dovrei anche mandarti dalla dirigente scolastica!"

Erano in quarta fila, la professoressa portava gli occhiali e non aveva una fantastica vista, perciò non si accorse di come Vanya, armandosi di ben due gomme, cancellò furtivamente gli scarabocchi del compagno.
A dir la verità non se ne accorse neanche lui, che era troppo impegnato a cercar una giusta scusa da rifilare all'insegnante.

"Ma professoressa Park, il mio compagno stava solo scrivendo sul mio quaderno, non avevo capito una data importante" parlò la ragazza mostrando i suoi occhioni da cerbiatta, funzionava sempre.

"Pensi di potermi prendere in giro? Sono nata prima di voi!"

"Non era di certo mia intenzione, venga a controllare se non ci crede"

Così la donna si avvicinò di tutta fretta con sguardo minaccioso, che però tramutò in uno sguardo desolato, quasi dispiaciuto.
Non era dispiaciuta per aver messo in ridicolo Han senza una ragione logica, dato che gli scarabocchi non c'erano, ma perché non aveva avuto ragione.
La donna peccava di arroganza, aveva troppa stima di sé.

"Devo essermi sbagliata, scusi per il malinteso signorino Han. Riprendiamo" continuò a scrivere sulla lavagna scura, facendo scricchiolare il gesso bianco sulla sua superficie.

Fu in quel momento che Han si accorse di aver trovato la sua prima amica... ma quale amica?
Lui aveva trovato un cavolo di tesoro! Il pozzo d'oro alla fine dell'arcobaleno, i numeri vincenti alla lotteria, un diamante in mezzo a pietre di graffite!
Sapeva che da quel giorno sarebbe diventata la sua complice numero uno e sarebbe stato così per sempre.

Lo sentiva dentro, nel sangue, nel cuore, nella testa, dappertutto.
Guardò la ragazza con occhi sognanti, era reale? Oppure stava solo sognando?
Certo era bella da mozzare il fiato, era intelligente e furba, sembrava simpatica e divertente, ma lui sapeva che non le sarebbe mai potuta piacere.

Perché? Ecco non ne sapeva il motivo, se lo sentiva e basta, sapeva che sarebbe stato così... Ma lo pensava sul serio? Oppure era solo la sua auto convinzione a parlare per lui?

"Grazie!" le sussurrò iniziando a seguire sul serio la lezione, che sarebbe durata per altri quaranta minuti. Lei sorrise e poi scacciò con la mano un insetto immaginario, per fargli capire che quel suo gesto non era stato nulla di che, a parer suo.

"Figurati! Se non ci aiutiamo noi compagni di banco chi altro potrebbe farlo?"

Anti-Venom| PrequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora