♡Capitolo 1♡

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Diego's pov

"Diego muoviti!" Mi urla Teresa dal piano di sotto.

"Non voglio fare tardi!" Mi rimprovera.

"E allora ci potevi andare da sola, sai che sono un ritardatario" le faccio notare.

"Forse era meglio"

Mi finisco di allacciare le scarpe, corro in bagno per spruzzarmi una quantità enorme di profumo, va bene che siamo in ritardo, ma l'immagine è sempre tutto, persino in un maneggio.

"Ma quanto ci metti? Mi devi accompagnare in un luogo dove ci saranno solo cavalli, mica in un negozio di lusso!"

Ha ragione, ma non resisto, mi metto gli ultimi anelli, la collana, mi sistemo i capelli e mi guardo allo specchio.

"Ora si che sono pronto" forse l'ho pensato troppo ad alta voce, perché Teresa mi urla subito

"Allora scendi immediatamente"

Non faccio in tempo a recarmi di sotto, che la vedo già in macchina, chiudo la porta e mi incammino.
Mi aspetta un Audi nera, salgo e saluto i suoi genitori.

*sbadiglio*

"Ma hai dormito stanotte?"

"Certo ma mi sono dovuto alzare alle sei per prepararmi e non ho nemmeno fatto colazione"

"Oh povero cucciolo, non hai placato la tua fame da lupo, tranquillo c'è un bar proprio dentro il maneggio" dicendo il tutto con finta aria dispiaciuta.

Le do un piccolo pugnetto sulla spalla e lei scoppia a ridere, una risata stupenda alla quale mi unisco.
Teresa è la mia migliore amica, ci conosciamo da cinque anni ormai e niente ci ha più diviso, è diventata una vera e propria sorella (contando che entrambi siamo figli unici a me sembra perfetto). Il tempo cerchiamo di passarlo il più possibile insieme, ma è difficile conciliare tutti i nostri impegni, per fortuna ora ha cambiato maneggio, questo è molto più vicino ed è raggiungibile con un solo autobus.
Ci siamo conosciuti in un giorno di pioggia, anzi che dico… di vero temporale, stavo tornando dalla mia palestra e non avevo un ombrello, menomale che poco più avanti c'era un bar. Entrai praticamente zuppo, il locale era vuoto, c'era solo il barista, una cameriera e una ragazza seduta all'angolo vicino alla finestra.
Appena mi vide accennò un sorriso, ma era triste e capii che stava piangendo.
Andai in bagno, meno male che avevo un cambio dentro la borsa e che questo si era salvato. Una volta sistemato, uscii ed ordinai una spremuta e un tramezzino, avevo fame, ma non smettevo di pensare a lei.
Così mi avvicinai, chiesi se potevo sedermi lì  e lei fece cenno di sì con la testa.
Forse aveva bisogno di parlare, perché poco dopo mi raccontò cosa le era successo.
Il suo ragazzo aveva deciso di lasciarla, anzi l'aveva portata lì proprio per dirgli questo, senza nessun tipo di rimorso.
Le aveva semplicemente detto "é finita, mi dispiace" e se ne era andato, senza nessuna spiegazione.
Finì il racconto il lacrime e io la abbracciai, non so perché lo feci, ma sentivo che era la cosa giusta e lei non oppose resistenza.

"Non ci devi più pensare, lui non merita il tuo dolore" le dissi.

"Ti sei mai innamorato?"

"No" risposi.

Poco dopo mi disse che i suoi erano arrivati, mi chiese se avevo qualcuno che mi riportasse a casa e si propose di farlo lei. Durante il viaggio parlammo tutto il tempo e da lì non abbiamo mai più smesso.

"Siamo arrivati" sento urlare.

Mi sveglio di soprassalto, neanche mi ero accorto di essermi addormentato, scendo dalla macchina e respiro una bella boccata di aria fresca.
Il maneggio si trova poco fuori Firenze, in aperta campagna, circondato da terreni e boschi, davanti a me un cartello con su scritto Pianeta Equitazione Florence.
Rimango sbalordito dalla sua grandezza, da come tutto sembra in armonia e sorprendentemente ordinato.
In lontananza si sentono i cavalli nitrire, ma nulla più.

"Diddi mi scatti una foto?"

"Certo" e sorrido.

"Fatta"

"Grazie grazie grazie" ed alzo gli occhi al cielo per tutta questa euforia.

Ci incamminiamo, vedo il campo davanti  pieno di sabbia e ostacoli, e forse ho sbagliato a mettermi le scarpe nuove sapendo già che le sporcherò.
Al lato c'è un casale dove entriamo, il suo interno è pieno di coppe e foto di atleti, tutti sul primo podio e uno sono sicuro di averlo visto in televisione mentre guardavo con Terry (suo soprannome) una gara, mi ha sempre coinvolto nelle sue passioni e a me ha sempre fatto piacere. Mi ricordo il suo entusiasmo quel giorno solo nel guardare i cavalli saltare gli ostacoli in perfetta sintonia con i loro fantini, desiderando di esserci lei al loro posto proprio in quel momento, come se non ci fosse già stata altre mille volte.
In fondo noto un piccolo bar con delle poltroncine e i miei occhi si illuminano,ma noi ci dirigiamo dal lato opposto. 
C'è un signore, sulla cinquantina, alto ma non troppo, capelli castani ancora folti e occhi verdi, in gran forma, dietro un bancone intento a mettere apposto dei fogli, appena ci vede ci viene incontro.

"Salve sono Antonio Ferrari, il proprietario del maneggio, ma voi potete chiamarvi pure Tony”, dirige lo sguardo verso la mia migliore amica

“Tu sei Teresa immagino”

"Sì sono io, loro sono i miei genitori e lui il mio migliore amico Diego"

Dopo un giro di presentazioni e di chiacchiere su quanto l'equitazione sia uno sport bellissimo, ci conduce fuori, per illustrarci la storia di questo posto.

"Bene ora Teresa seguimi pure che ti mostro la scuderia con i cavalli e intanto ci mettiamo d'accordo sugli orari e gli allenamenti"
Faccio per seguirla, ma lei mi blocca.

"No non puoi entrare nella scuderia senza motivo, vado da sola aspettami qui"

"Ok a dopo" rispondo pensando a come non annoiarmi nell'attesa.

● Angolo Autrice ●
Vi è piaciuto il capitolo?
Fatemi sapere cosa ne pensate e ringrazio moltissimo chiunque dedichi il suo tempo alla mia storia.
Vi mando tanti bacioni, alla prossima🙋🏻‍♀️

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